Coronavirus, siciliani bloccati sullo Stretto. E il governatore Musumeci se ne lavò le mani
Per il presidente della Regione il separatismo dell'Isola è cosa fatta. Lui e il sindaco di Messina Cateno De Luca fermano gli imbarchi a Villa San Giovanni. E i residenti che hanno dovuto lasciare il Nord perché le aziende hanno chiuso o li hanno licenziati restano in lista d'attesa
di Gianfrancesco Turano
25 marzo 2020
Il governatore Nello Musumeci ha coronato il sogno di molti politici siciliani. Ha separato l'Isola dall'Italia e, non bastandogli, i siciliani dalla Sicilia. Circa cento persone sono posteggiate gli imbarchi di Villa San Giovanni nel tentativo di tornare a casa. Niente da fare. Il governatore ex missino eletto con il centrodestra a novembre del 2017 non intende lasciare passare gli emigranti di ritorno per il rischio che diffondano il Coronavirus.
Nella sua opera può contare sull'aiuto del sindaco di Messina Cateno De Luca, un altro integralista siculo pronto ad avvolgersi nella bandiera giallorossa della Trinacria ma intransigente sulla chiusura delle frontiere e la lotta ai clandestini, compaesani inclusi. De Luca si è detto pronto ad accogliere i transfughi con le barricate, se si presenteranno allo sbarco dei traghetti. Governatore e sindaco hanno annunciato all'unisono che se ne lavano le mani, operazione altamente igienica, e che i rientranti sono affidati alle cure degli enti locali calabresi.
Nella notte di martedì 24 marzo sono state traghettate alcune famiglie con bambini e la lista di attesa è calata dai circa 230 della punta massima di lunedì 23 marzo fino a 80-100 di mercoledì 25. A tentare il passaggio ci sono soltanto residenti dell'Isola che si sono visti chiudere cantieri e aziende, non hanno più gli alloggi e, in alcuni casi, lo stipendio. sicilia-jpg Sono partiti che l'ultimo decreto governativo era ancora in itinere e sono arrivati fuori legge. L'ipotesi di essere avviati in isolamento alle loro case, magari con un percorso dedicato, non è stata presa in considerazione. Lo stop ai neoclandestini di Villa applica, in modo bizzarro e a ottant'anni di distanza, le teorie isolazioniste del politico Andrea Finocchiaro Aprile e le gesta del protagonista del romanzo Horcynus Orca, 'Ndria Cambria, il reduce di guerra che tenta di superare il mare dello Stretto. Ma il dirigismo di Musumeci e De Luca mette in pericolo una rete di necessità che il provvedimento della giunta siciliana ha stroncato.
Ancora una volta, pagano i malati. Chi andava a Catania per le cure oncologiche dovrà restare in continente e cercarsi un altro spazio. I dializzati della riva calabrese che erano costretti ad andare a Messina per i tagli al reparto dell'Asp di Reggio, sciolta e commissariata per infiltrazioni mafiose, aggraveranno i turni degli Ospedali Riuniti, già assediati dall'emergenza Covid-19.
Eppure è strano che non si possa trovare una soluzione per poche decine di transfughi fermati a Villa. Ruggero Razza, assessore alla Sanità, ha annunciato il 20 marzo che i siciliani rientrati e iscrittisi volontariamente al portale della regione erano oltre 37 mila, una cifra che appare sottostimata rispetto alla realtà. Lassisti con i molti, oggi i governanti siciliani usano il pugno di ferro con i pochi.