I leader dei quattro Stati che secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno il maggior numero di contagiati da coronavirus - Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Brasile - hanno gestito la pandemia usando la stessa strategia che li ha portati al potere o ne ha consolidato la forza: inquinando il dibattito pubblico, facendo un massiccio uso di fake news e ignorando qualsiasi dato reale. Solo che il virus non è l’algoritmo di un social network: anche se ti inventi una balla, lui continua a infettare. E il risultato di questo metodo di gestione del potere è adesso sotto gli occhi di tutti.
Il filo del falso che unisce questi quattro potenti risale a prima dell’ultima emergenza. Durante il referendum del 2016 sulla Brexit, l’attuale premier britannico Boris Johnson andava in giro a farsi fotografare accanto allo slogan “Diamo 350 milioni di sterline all’Europa a settimana. Usiamoli per il nostro servizio sanitario nazionale”. Questo messaggio, stampato a caratteri cubitali su un autobus che ha girato per il Paese, era falso: il Regno Unito non pagava 350 milioni di sterline alla settimana alla Ue, ma circa 250. E una parte importante di questi soldi venivano restituiti ai cittadini inglesi con i programmi finanziati dalla Ue. Oltre a essere sbagliata la cifra, è anche impossibile affermare che i fondi risparmiati possano essere usati davvero per il servizio sanitario nazionale, visto che l’uscita dall’Unione comporta degli enormi costi diretti e indiretti sull’economia inglese. Nonostante queste “smentite”, un sondaggio condotto dal King’s College di Londra ha mostrato come il 42 per cento delle persone ritengano ancora oggi “vera” questa affermazione.

Al suo esempio si è ispirato Jair Bolsonaro durante le presidenziali vinte in Brasile nel 2018, in cui un peso importante lo hanno avuto le false informazioni inviate via WhatsApp: non stupisce che oggi suo figlio Carlos sia indagato come sospetto capo proprio di un network impegnato nella diffusione di fake news. E con la produzione industriale di false informazioni si arriva alla fine a Vladimir Putin e alla Russia che da anni investe milioni in questo settore, con strutture come la “Internet Research Agency (Ira)”, diventata famosa per la sua opera di inquinamento delle presidenziali americane. Forse il coronavirus sarà un vaccino alla post-verità.
Quseto articolo è tratto dal libro "Fake news, haters e cyberbullismo" di Mauro Munafò, con illustrazioni di Marta Pantaleo (Centaura Libri, in libreria da giovedì 28 maggio)