Ci scrive la Gip dell’indagine sul tragico episodio. La nostra replica

Egregio Direttore,


nel 2001 ero Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova e sono stata io ad emettere l’ordinanza di archiviazione relativa alla tragica morte di Carlo Giuliani. Sono sorpresa per le gravi imprecisioni e falsità riferite nella ricostruzione della morte del giovane, che danno la prova  della mancata conoscenza della approfondita attività di indagine svolta su questo tragico episodio.

La affermazione riportata nel Suo editoriale come pronunciata dal signor Michele Rech Zerocalcare secondo cui «sul corpo di Carlo Giuliani c’erano i segni delle sigarette spente su di lui»  non corrisponde al vero. Il signor Rech non può aver visto alcunché sul corpo di Carlo Giuliani perché non ha mai avuto la possibilità di vederlo dopo la sua morte; ma soprattutto la consulenza  medico legale sulla morte del giovane ha dato dettagliata descrizione di ogni minima lesione presente sul corpo e fra esse non vi era alcuna bruciatura né di sigaretta né di altro.

 

CONSULTA – LO SPECIALE SUI VENT’ANNI DEL G8


Quanto al resto dell’articolo, considerare le indagini sulla morte di Carlo Giuliani «un vuoto processuale» ed affermare che l’ordinanza di archiviazione  avrebbe ignorato «quella girandola di movimenti di plotoni e Defender» che hanno preceduto la morte del giovane, significa non aver letto le 48 pagine dell’ordinanza di archiviazione che ha esaminato in dettaglio la situazione ambientale che ha preceduto la morte del giovane, situazione  materialmente e giuridicamente ininfluente sulla valutazione della responsabilità dei carabinieri Monai e Placanica, oggetto di gravi aggressioni da parte di un manipolo di manifestanti, tra cui lo stesso Carlo Giuliani.


L’ulteriore affermazione «Carlo Giuliani muore e la sua morte rimane senza un processo» con cui  Simone Pieranni conclude il suo articolo, significa  ignorare quale sia l’attività del Giudice delle indagini preliminari e la approfondita istruttoria che è stata svolta in contraddittorio con la famiglia Giuliani, sempre presente ad ogni attività processuale e a tutte le udienze che hanno preceduto la pronuncia di archiviazione.


La lunga istruttoria ha chiarito che la morte del giovane si è verificata a causa della deviazione della traiettoria del proiettile sparato dalla pistola del Carabiniere Placanica che, come accertato dalla ricostruzione balistica,  ha interferito con il lancio di uno dei numerosi sassi e laterizi che i manifestanti scagliavano da ogni parte contro le  forze dell’ordine; e di ciò vi è prova nel frammento di piombo rinvenuto nel cranio del giovane Giuliani, che riportava infisse numerose particelle del materiale per edilizia che è stato il bersaglio intermedio che ha deviato il proiettile; tragica fatalità descritta nella  consulenza balistica e visibile in alcuni dei numerosi filmati agli atti, che il tenore dell’articolo fa ritenere che nessuno abbia invece mai completamente letto ed attentamente visionato.


In tempi di riforma della giustizia  penale, quando da più parti si richiede che si arrivi al processo solo quando gli elementi di accusa fondano l’elevata probabilità di una condanna (cosa che peraltro già avviene), dire che la morte di Giuliani,  su cui si è approfonditamente indagato, è rimasta senza processo contraddice le future aspirazioni e dà la misura della ignoranza sulle competenze del Giudice delle indagini preliminari e sulla lettura dei corposi  atti di indagine relativi alla morte di Carlo Giuliani.


I lettori hanno il diritto di conoscere le vere ragioni che hanno portato alla archiviazione per la morte di Carlo Giuliani; così tragica da non richiedere facili suggestioni e false retoriche, non sostenute da una puntuale  conoscenza degli atti di indagine.
Elena Daloiso, magistrato

 

La replica di Marco Damilano

Siamo d’accordo con la giudice Elena Daloiso: i lettori hanno diritto di conoscere le vere ragioni che hanno portato all’archiviazione per la morte di Carlo Giuliani. Al tempo stesso, i lettori hanno il diritto di conoscere perché un ragazzo di 23 anni restò ucciso durante la manifestazione del 20 luglio 2001 a Genova. Non solo i lettori, ma tutti i cittadini. A cominciare dalla famiglia di Carlo che ha sempre chiesto verità e giustizia. È questo il senso del nostro lavoro di queste settimane. Indagare le zone d’ombra e di impunità, evidenti dietro le verità ufficiali. La lettera della giudice Daloiso conferma il punto più doloroso. Non c’è stato nessun processo per la morte di Carlo Giuliani. Non c’è stata la possibilità di un pubblico dibattimento e di una restituzione, parziale come sono sempre le verità giudiziarie, né per Carlo né per il carabiniere Mario Placanica che all’epoca aveva 21 anni, che in seguito è stato abbandonato da tutti e che sul piano civile è la seconda vittima di piazza Alimonda. Accettiamo le parole della dottoressa Daloiso come un contributo alla ricerca di verità. Ma quel vuoto resta, venti anni dopo, come una ferita alla nostra storia.