Il caso
Mimmo Lucano condannato a tredici anni e due mesi. Assassini e tentati stragisti prendono meno
La sentenza del tribunale di Locri sull’ex sindaco di Riace stupisce per la severità. Luca Traini, che provò a uccidere sei persone a Macerata, ne prese dodici
«Una condanna che appare immotivata e sproporzionata». È il commento di Amnesty International alla sentenza del tribunale di Locri che condanna Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, a tredici anni e due mesi.
L’associazione umanitaria, abituata a fare luce sulle vergogne dei sistemi giudiziari dei paesi di tutto il mondo, non usa mezzi termini. E in effetti la severità della pena inflitta a Lucano lascia in molti senza parole. Il procuratore capo Luigi D'Alessio e il pm Michele Permunian avevano chiesto infatti una condanna a 7 anni e 11 mesi per reati tra cui favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta e falsità ideologica.
Il giudice non solo ha adottato l’impianto accusatorio della Procura, ma ha alzato la pena fino quasi ai massimi possibili. Si arriva così, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, a una situazione paradossale. Mimmo Lucano, che da primo cittadino di Riace è stato al centro di un’importante esperienza di rilancio del suo comune grazie all’accoglienza di molti migranti, si ritrova ora con condanne che in Italia non si vedono neanche per crimini come la tentata strage, l’omicidio volontario e lo stupro.
Tanto per restare nel campo dei casi di cronaca che hanno avuto ampia eco politica basta citare il caso di Luca Traini. L’uomo che a Macerata nel 2018 andò in giro a sparare contro sei persone di colore cercando di ucciderle si è visto comminare una pena di dodici anni (confermata in Cassazione).
Solo quattro anni ai domiciliari, con la possibilità di uscire per otto ore al giorno, per l’omicida di Fermo: Amedeo Mancini ha patteggiato la pena per aver ammazzato a pugni un giovane nigeriano di 36 anni, Emmanuel Chidi Namdi.
Gli aggressori del ragazzo senegalese Khalifa Dieng, insultato per il colore della sua pelle ( "Vattene via sporco negro, siete tutti figli di p..., ve ne dovete andare dal nostro Paese") e preso a calci e a pugni, sono stati condannati a 2 anni e 4 mesi.
Quattro invece le condanne, con l'aggravante dell'odio etnico, per l'incendio in un campo nomadi alla periferia di Torino scatenato nel dicembre del 2011 nel corso di una manifestazione spontanea di protesta di un gruppo di cittadini: due condanne a quattro anni, una a tre anni e una a due anni di reclusione.
Al di là di ogni retorica, sono i dati che parlano e la condanna di Mimmo Lucano sembra quasi un vademecum: salvare i migranti, proteggere le persone dalle aggressioni è più rischioso che attentare alla loro sicurezza. Evidentemente non tutte le vite valgono allo stesso modo.