L’ultima perquisizione durante le feste natalizie ha messo nel mirino i manager che si occupano del deposito nazionale dei rifiuti nucleari. In tre sono stati sostituiti dall’ad Fontani. Dopo il flop della consultazione sulle aree, l’azienda pubblica rischia il commissariamento da parte del ministro Cingolani

Sospensioni a raffica colpiscono il management della Sogin, la società di Stato incaricata di smantellare le centrali atomiche. Proprio l’identificazione del deposito nazionale per le scorie atomiche e tossiche sarebbe al centro delle perquisizioni che la Guardia di finanza ha condotto nella sede dell’azienda durante il periodo natalizio. Il blitz, ultimo di una serie, ha convinto l’ad Emanuele Fontani a intervenire con avvicendamenti al vertice.

 

Il manager più noto fra quelli in uscita è Fabio Chiaravalli, 66 anni, responsabile del deposito nazionale e uomo immagine nelle consultazioni di fine 2021 con gli enti locali e i portatori di interessi nella lista di aree selezionate.

 

Il confronto in diretta streaming, del tutto senza esito visto che nessuno ha accettato di ospitare il deposito, non sarebbe il motivo della rimozione di Chiaravalli, rimpiazzato con una comunicazione interna del 13 gennaio da Annafrancesca Mariani, direttore del ciclo del combustibile in tutti i siti dell’azienda. I finanzieri, che operano su mandato di Arera, l’autorità per l’energia e le reti, avrebbero trovato irregolarità amministrative nel corso di una serie di perquisizioni sempre più mirate, fino alla più recente di poche settimane fa.

 

Oltre a Chiaravalli, che è entrato in Sogin poco dopo la fondazione vent’anni fa, è stato sospeso anche il capo delle relazioni esterne, Federico Colosi, 50 anni, con un passato nella giunta capitolina guidata da Walter Veltroni (2001) e un incarico a Palazzo Chigi durante il secondo governo Prodi (2007). Al suo posto è arrivato Fabrizio Speranza, che in Sogin era già direttore finanziario e responsabile dell’innovazione. Un terzo avvicendamento era già stato annunciato nei mesi precedenti e riguarda il capo del legale Mariano Scocco, 54 anni, che ha dovuto cedere le sue deleghe. L’interim è stato assunto dallo stesso Fontani che ha nominato un vicedirettore generale di sua fiducia, Vincenzo Ferrazzano.

 

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Sulle contestazioni del cda ai manager c’è ancora il più stretto riserbo. Nei corridoi dell’azienda in via Marsala a Roma si parla di trasferte poco motivate e troppo lussuose ma potrebbe esserci altro per arrivare alla mobilitazione di una trentina di finanzieri nel periodo delle vacanze invernali.

 

Dopo l’ultima inchiesta dell’Espresso, il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani aveva espresso malumore verso la gestione di una società che per oltre un ventennio è stata alimentata con miliardi di euro presi dalle bollette elettriche senza riuscire a risolvere il problema del deposito nazionale che tutti considerano indispensabile e nessuno vuole nel cortile di casa. L’ultima consultazione pubblica, guidata da Chiaravalli e condotta in studio da Iolanda Romano, ex commissario straordinario di governo per il valico Tav Milano-Genova, è stata un fallimento anche al di là delle cautele verso i rischi potenziali del deposito.

 

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Così non solo le amministrazioni locali identificate nella Cnapi (carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) hanno respinto l’offerta di accogliere il deposito ma nel corso del dibattito sono emerse gravi inadeguatezze tecniche da parte dell’azienda statale come l’impiego di mappe non aggiornate.

 

Uno scandalo societario in Sogin potrebbe riportare d’attualità l’ipotesi commissariamento e avrebbe conseguenze sulla fase successiva del decommissioning, ossia la selezione delle aree idonee (Cnai), senza parlare delle prospettive sul nucleare pulito care a Cingolani. Se prima il tasso di fiducia verso Sogin era basso, adesso si prevedono nuovi minimi storici.

 

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