Si trasforma in un progetto internazionale contro la violenza di genere l’esperienza di DonnexStrada e ViolawalkHome: dal supporto psicologico a quello legale, fino a un sistema di videochiamate per muoversi da sole di notte in tranquillità

Con una mano stringere le chiavi di casa, pronte per essere inserite nella serratura: rimanere in strada il meno tempo possibile è l’obiettivo. Nell’altra tenere il telefono. Sedersi vicino al guidatore quando si prende l’autobus. Camminare a passo svelto se si va a piedi.

 

Sono le regole mai enunciate ma quasi sempre praticate da molte donne, giovani o meno, quando scende il buio per strada. Alla fine di una serata, al ritorno dal lavoro o dall’attività sportiva, se si ha qualcuno da chiamare nel tragitto che separa da casa è meglio, ci si sente più sicure. Dalla città non ci si sente protette.

 

Da questa esperienza comune nasce l’associazione DonnexStrada, dalla reazione della sua fondatrice, la psicologa Laura De Dilectis, alla sensazione di «rabbia e paura» che una domenica mattina l’ha assalita alla notizia della morte di Sarah Everard, rapita, stuprata e uccisa a Londra nel marzo 2021.

 

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«Ho pensato a quante volte avevo rischiato in passato, quante volte avevo passeggiato da sola a piedi di notte con il telefono scarico, nelle diverse città in cui ho vissuto. Mi sono guardata indietro come un’adulta può guardare alla sé più piccola». In quella paura, ha scoperto, non era sola. «Invece di trattenere la frustrazione l’abbiamo trasformata in un’azione che ha coinvolto sempre più persone in una call to action». DonnexStrada è nata dall’omonima pagina Instagram con l’obiettivo di non lasciare nessuna da sola per strada di notte. Per questo ripensando i canali social «come strumenti di tutela alla portata di tutte», venivano fatte dirette collettive su Instagram a cui chi ne sentiva il bisogno poteva collegarsi per rincasare in compagnia, seppure virtuale.

 

Oggi questo servizio si è evoluto e allargato. Le chiamate, sempre fatte attraverso Instagram per evitare l’eventuale impedimento di dover condividere il proprio numero di telefono con una sconosciuta, sono individuali e possono essere anche prenotate. Non più, però, dalla pagina di DonnexStrada, ma da quella di ViolawalkHome, una start-up italiana che opera in diversi Paesi. «Siamo anche in Germania, Austria, Svizzera, Francia, Belgio, Spagna e Uk. Le volontarie e i volontari parlano diverse lingue, dall’inglese all’hindi». Il servizio è promosso anche in collaborazione con Crime+Investigation, che a partire dal 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, trasmetterà la docu-serie #Scrivimiquandoarriviacasa (in prima assoluta, alle 22.00 sul canale 119 di Sky).

 

Ilaria Saliva, presidente di DonnexStrada, spiega l’allargamento del servizio a partire da una presa di coscienza. «Ci siamo rese conto che tutte nel mondo hanno lo stesso problema. Tutte hanno le chiavi in mano, tutte chiamano le amiche quando tornano a casa. Quindi è nostra responsabilità riuscire ad allargare un servizio che rende le persone più tranquille, sapendo che possono chiamare noi se l’amica non è disponibile». Dai dati raccolti dall’associazione fra settembre e ottobre 2022, in grandi città come Torino e Milano, una drammatica percentuale fra il 95 e il 100 per cento dichiara di non sentirsi al sicuro da sola per strada. E il dato diminuisce di poco per chi si sposta in gruppo ma sempre di notte. In metropoli o piccoli centri abitati, quartieri centrali o di periferia, la percezione di pericolo non cambia. Seguendo però l’esempio degli Stati Uniti, lo strumento della diretta video funziona come deterrente.

 

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Tra le volontarie italiane di Violawalkhome ci sono Alessandra C. e Simona Mancino, entrambe si sono avvicinate all’associazione a seguito di esperienze personali.

«Avevo notato alcune sfumature nel comportamento del mio ragazzo, quasi verso una violenza psicologica. Ho bloccato il rapporto e dentro di me mi sono detta “Io ho avuto la prontezza di lasciarlo ma non so se altre ragazze hanno questa possibilità”». Con questo spirito Simona Mancino un anno fa ha iniziato a fare la volontaria durante uno dei turni notturni.

 

«Siamo divisi in turni. Quello diurno arriva alle 18, il serale va dalle 18 a mezzanotte, il primo turno notturno, di cui sono corresponsabile, va da mezzanotte alle 3 e il secondo turno notturno dalle 3 alle 6 del mattino». Secondo la sua esperienza il maggior numero di richieste si concentra tra le 18 e le 3 di notte, quando «ci sono delle ragazze che più spesso prenotano una chiamata perché lavorano o fanno attività sportiva fino a tardi».

 

Difficile, comunque, trovare uno schema fisso. La cosa certa è che qualcuno chiamerà.

«C’è una percezione di pericolo diffuso. Il più delle volte le ragazze che ci contattano hanno una sensazione di paura, a volte tremano, non sono lucide. Magari in quel momento non è successo nulla, ma il contesto non le fa stare tranquille. Altre volte accompagniamo persone che hanno subito violenze in passato, sono rimaste segnate. C’è una realtà che vediamo e che sentiamo anche noi volontarie, che spesso usufruiamo delle dirette. È una cosa che ci accomuna tutte, che tutte sentiamo paura».

 

Alessandra C. ha conosciuto Violawalkhome da utente: «utilizzavo DirettexStrada quando tornavo a casa da sola, dato che abito in una zona periferica della mia città, quindi è successo di trovare la strada poco illuminata». Superati i primi dubbi ha deciso di dedicare il proprio tempo al progetto che l’aveva aiutata. Anche lei, come Simona, copre il primo turno notturno. Durante le chiamate, dice, «si chiacchiera normalmente, in modo tranquillo, come tra amiche. Alla fine mi dicono “guarda, grazie. Sono a casa, tutto bene”. A quel punto le saluto e ricomincio il turno».

 

Anche Alessandra continua a usare le dirette da utente: «è capitato che dovessi chiamare le mie colleghe pur non essendo in turno, anche solo per cinque minuti. Perché magari uno pensa “ok, un minuto cosa vuoi che sia”. In realtà noi veniamo contattate anche per tragitti di pochi minuti o di giorno. Non esiste una condizione ideale in cui c’è la certezza che una persona si sentirà tranquilla».

 

DonnexStrada, nel frattempo, ha rivolto il suo impegno altrove: dalla gestione dello sportello legale e psicologico alla formazione delle persone per arrivare ad animare la mappa d’Italia di “punti viola”, attività di frequentazione quotidiana il cui personale sarà in grado di dare sostegno alle donne che lo richiederanno in caso di pericolo.

 

«Le videochiamate fanno una prevenzione all’ultimo step. Noi in questo caso non stiamo educando, ma intervenendo direttamente sulla potenziale vittima. In generale il dibattito e le soluzioni sono spostate rispetto alla causa, cioè l’uomo, sull’effetto, quindi sulla donna».

 

Secondo Ilaria Saliva proprio nella formazione si può trovare la chiave di accesso della partecipazione maschile alla risoluzione di una questione che investe le donne ma, spesso, vede proprio gli uomini come protagonisti.

 

«Sicuramente il modo in cui gli uomini possono aiutare la causa, è informarsi il più possibile, cercare di decostruire quella che oggi è considerata la normalità partendo anche solo dal semplice cat calling, dal fischio. Tutti gesti che vengono visti come una goliardia, come un complimento. Sarebbe utile soffermarsi e decostruire le ragioni dietro queste azioni».

 

Dalla formazione, quindi, potrebbe partire la solidarietà maschile. In questo torna, secondo Saliva, l’utilità di un progetto come quello dei Punti viola. «Se noi riuscissimo, ad esempio, a formare molti uomini in ambito commerciale sarebbe bello che loro riportassero la loro esperienza all’interno del gruppo di amici. Sappiamo che il branco è proprio quella dimensione in cui tutto sembra permesso e di diffusione della responsabilità. Sarebbe interessante capire se riportando nella loro vita personale gli elementi di una formazione professionale si riesca a sgonfiare questa bolla».

 

A oggi il progetto dei Punti viola è nella fase di selezione dei primi venti luoghi, fra attività commerciali, bar e ristoranti che hanno inoltrato richiesta di adesione. L’obiettivo è arrivare almeno a un centinaio, in tutta Italia prima di renderlo attivo, e almeno 500 punti in cinque anni. Si tratta di una doppia azione sociale: una sensibilizzazione graduale di diverse figure professionali che hanno a che fare ogni giorno con il pubblico e un aiuto concreto in situazioni di emergenza.

 

«Daremo gli strumenti effettivi per indirizzare al centro antiviolenza più vicino o alle nostre stesse avvocate», afferma De Dilectis. Con un team di circa 100 professionisti, oltre agli 80 volontari, DonnexStrada infatti rafforza sempre di più l’intervento sociale attraverso il supporto psicologico e legale.

 

«Nella maggior parte dei casi le persone che richiedono una consulenza lo fanno attraverso una telefonata in cui chiariscono cosa stanno vivendo. Spesso non arrivano a verbalizzare il tipo di reato ma raccontano tutta una serie di comportamenti subiti», aggiunge Saliva. «Lì i nostri avvocati e le nostre avvocate spiegano l’eventuale procedimento per denunciare. Nella metà dei casi si tratta di stalking, il resto si divide fra revenge porn e violenza psicologica o fisica. La denuncia però è un punto a cui spesso non si arriva, per tutta una serie di implicazioni e paure».

 

A lungo termine, perciò, il vero obiettivo è decostruire la violenza di genere sia impedendo la ripetizione degli abusi sia intervenendo all’origine, attraverso la rieducazione dei singoli e dei gruppi sociali, rivendicando il «diritto fondamentale e inalienabile» del corpo femminile di muoversi ed essere al sicuro nello spazio pubblico e in quello privato.