«I governi e i partiti non possono più essere l’unico strumento per risolvere i problemi che affrontiamo oggi. Dalla guerra, al cambiamento climatico, dalla crisi migratoria a quella finanziaria, abbiamo bisogno di soluzioni di lunga durata che superino gli interessi degli Stati e coinvolgano tutti i cittadini». Così spiega Marco Cappato, presidente con Virginia Fiume di Eumans, il movimento paneuropeo che offre alla società civile gli strumenti per prendere parte al processo decisionale. Con l’obiettivo di essere un’organizzazione politica che, invece di concorrere alle elezioni, si propone di aprire uno spazio di attivazione e potenziamento per i cittadini dell’Unione europea, attraverso la democrazia partecipativa.
Disobbedienza civile e iniziative dirette da parte della popolazione, come la raccolta firme per presentare proposte alla Commissione, i referendum e le assemblee dei cittadini estratti a sorte, diventano i mezzi per ampliare il dibattito e portare all’attenzione delle istituzioni temi che sono d’interesse per la collettività. Non sostituiscono la democrazia rappresentativa delle elezioni ma la irrobustiscono permettendo alla politica di affrontare le questioni contemporanee con soluzioni transnazionali. E sono un freno per l’avanzata dei sovranismi perché al tornaconto di uno stato antepongono i vantaggi per le comunità che si formano attorno alle problematiche strutturali della società, come la tutela dei diritti fondamentali della persona, che presuppongono approcci universali.
Per Cappato la crisi attuale dei governi, infatti, non è dovuta all’inadeguatezza dei suoi protagonisti ma alla natura degli argomenti da affrontare. Perché le necessità dei cittadini dipendono sempre più da dinamiche complesse che oltrepassano i confini statali e scaturiscono dal convergere di più fattori. «La pandemia è un esempio evidente. Ma anche la costruzione di una pace duratura è legata alla necessità di rafforzare la giustizia internazionale e di pensare a una politica comune per l’Unione europea non soltanto di difesa, ma anche per garantire uno sviluppo energetico ed economico sostenibile. Tutto questo supera l’interesse delle nazioni come singole entità e la capacità operativa di un partito. In più sono risposte che non si costruiscono in una sola notte. Ecco perché è importante che i cittadini, senza assilli, abbiano la possibilità di elaborare soluzioni condivise».
Anche secondo Virginia Fiume per costruire un efficace sistema amministrativo europeo, che sia più della somma delle volontà dei singoli stati, è fondamentale rafforzare gli strumenti della democrazia partecipativa. Per dare ai cittadini la possibilità di prendere parte in maniera attiva al processo decisionale.
«Abbiamo pensato a Varsavia, la capitale polacca, come sede del primo congresso di Eumans non a caso. L’avevamo già scelta prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino. Perché la Polonia, da un lato, è lo stato dell’Unione europea in cui la democrazia e le libertà fondamentali sono più a rischio, e questo ha messo in pericolo anche la sovranità stessa dell’Unione nella tutela dello stato di diritto. Dall’altro è una nazione in cui la società civile è incredibilmente attiva e combattiva, come hanno dimostrato le proteste di piazza per cambiare la legge sull’aborto, per l’indipendenza del potere giudiziario dal controllo politico». E come testimonia il sistema di accoglienza per chi scappa dalla guerra, messo in piedi, soprattutto all’inizio, grazie all’impegno dei civili, e che adesso funziona grazie al supporto della comunità internazionale. Le contraddizioni che segnano la Polonia evidenziano l’importanza che un sostegno a livello europeo può avere per la popolazione, nel dare voce a cittadini che, altrimenti, resterebbero inascoltati. Per i co-presidenti di Eumans è proprio da qui che si deve partire per costruire un’amministrazione comune solida, che possa essere un antidoto al sovranismo.