L’Espresso ha dedicato una lunga inchiesta alle carenze di organico nella sanità italiana, spesso “coperte” con l’uso di specializzandi e studenti. Ecco la testimonianza di un ragazzo della Federico II di Napoli arrivata alla Als, Associazione Liberi Specializzandi.
“Si, abbandono la borsa. In una settimana ho lavorato per un totale di 80 ore circa. In particolare il “giorno x”, dovendo svolgere il turno di notte, sono entrato in ospedale alle 08.00 del “giorno x” e sono uscito il giorno dopo alle 17.00. Naturalmente tutte queste ore non sono in alcun modo registrate perché non mi è mai stato consegnato il badge per timbrare.
Tutti i giorni dalle 08 alle 20, due pomeriggi liberi a settimana ma che spesso saltano. Pausa pranzo a turno, un pasto veloce e di nuovo a lavorare. Spesso ho pranzato dopo le 18 e spesso è l’unico pasto della giornata perché tornati a casa non si può far altro che andare a dormire.
Uno specializzando del primo anno, a turno, per un periodo di tempo prestabilito, é responsabile del reparto, responsabile di tutto quello che concerne la gestione e l’organizzazione.
Costretti a scrivere 2 articoli scientifici all’anno, altrimenti al momento dell’esame di passaggio ci possono essere ripercussioni.
Costretti al ruolo di “sentinelle” durante le visite intramoenia; si sorveglia il corridoio affinché ci sia ordine e silenzio e si invita il paziente di turno ad accomodarsi in ambulatorio.
Sono avvilito, stanco, demotivato. Abbandono perché ho l’impressione che questa specializzazione non sia il percorso giusto per me ma d’altro canto, ho paura che io sia giunto a quest’ultima conclusione a causa dell’esperienza vissuta in questa scuola”.