Si impegnano, partecipano su più fronti: dalle libertà civili alla salvaguardia del pianeta, dall’occupazione ai servizi. Ma la loro agenda non è mai quella dei partiti. Per questo vogliamo dargli uno spazio libero, una porta aperta davanti alla chiusura a cui li messi di fronte la politica. Scriveteci qui

Diciamo la verità. Quando è venuta fuori, sulle colonne de L’Espresso, questa storia della generazione Z che criticava l’alleanza Pd-Azione (adesso in frantumi) la reazione standard è stata: che lagna. Che noia questi giovani che si confrontano, si aggregano, criticano e rivendicano ascolto, adesso fanno la minoranza offesa e danno manforte alla destra. E invece bisogna arrendersi e ascoltare, spesso farlo è un sollievo, rigenera.

Cosa vogliono questi giovani che hanno la capacità di riempire fisicamente le piazze, nonostante il vuoto di comunità che la politica ha generato? Noi abbiamo raccolto le loro istanze sul numero in edicola domenica. E vogliamo continuare a farlo. 

 

 

 

Se non si mettono questi ragazzi alla guida dei processi di cambiamento, se non si aprono le porte a loro, vuol dire che si difende il vecchio mondo. In esaurimento come questa politica. Il mondo si sgretola, brucia, si prosciuga come questa campagna elettorale, sempre meno seguita, in un Paese in cui da decenni il primo partito è quello dell’astensione. In vista delle elezioni di futuro parlano tutti. Del pericolo del futuro che verrà. Ma con chi ne discutono? Un dato: l’istituto di ricerca Swg conta sette milioni di nuovi elettori.

 

Il 25 settembre, infatti potranno votare al Senato, per la prima volta, anche le ragazze e i ragazzi dai 18 ai 25 anni grazie alla riforma costituzionale approvata lo scorso anno. Eppure, la campagna elettorale è disegnata su dentiere, pensioni e nomi in lista, parla solo a chi c’è adesso e ha già un posto a tavola.

La politica ha deciso di lasciare questi ragazzi davanti a una gigantesca porta chiusa. Ma non ascoltare quella che viene considerata la generazione più informata e gentile degli ultimi anni, quella dei diritti e dei Fridays For Future, dei “cervelli in fuga” e degli italiani di seconda generazione è un’ipoteca sul futuro. Sono molto appassionati, sono disponibili a correre rischi pur di esserci. Sono un movimento politico e di opinione. Ed era da tempo che non se ne vedeva uno.