L’anniversario

Dai brigatisti alla mafia: chi era Carlo Alberto dalla Chiesa, l’uomo che inventò l’anti-terrorismo

di Manfredi Alberti   2 settembre 2022

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A quarant’anni dalla morte del generale, ucciso da Cosa nostra con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, una biografia dello storico Vittorio Coco ne ricostruisce la storia. A partire dall’incontro con Aldo Moro

Gli anni Settanta e Ottanta del Novecento emergono sempre più come terreno di studio da parte di nuove leve di storici, per nulla o poco coinvolte per motivi anagrafici da quel periodo, e forse proprio per questo maggiormente in grado di coglierne le fattezze. Ciò vale sia per l’analisi dei processi economico-sociali, sia per la ricostruzione dei fatti politici e delle biografie dei protagonisti.

 

Una delle figure più coinvolte nella lotta al terrorismo e alla violenza politica degli anni Settanta e Ottanta è stata quella del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, di cui ricorre il 3 settembre il quarantesimo anniversario della morte. Il suo importante ruolo traspare nitidamente nell’ultimo lavoro di Vittorio Coco, storico dell’Università di Palermo, che ha da poco dato alle stampe un volume – Il generale dalla Chiesa, il terrorismo, la mafia, Laterza, Roma-Bari 2022 – che ne ripercorre l’intero percorso biografico. Andando oltre le visioni apologetiche o demonizzanti che si sono periodicamente alternate, il pregio del volume è quello di esaminare la vita di dalla Chiesa sulla sola base delle fonti disponibili, non trascurando di sondare anche quelle circostanze su cui ci sono ancora molte zone d’ombra.

Anniversari
La profezia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso 40 anni fa dalla mafia
02-09-2022

Nato in Piemonte ma di radici emiliane, dalla Chiesa si laurea nel 1943 all’Università di Bari, ed è in quell’occasione che incontra Aldo Moro, docente supplente di Diritto penale. Da giovane tenente dei carabinieri aderisce poi senza esitazione alla Resistenza. Nell’immediato dopoguerra è in Sicilia per indagare sulla morte del sindacalista Placido Rizzotto; vi farà ritorno al comando della Legione carabinieri della Sicilia occidentale, in anni di recrudescenza del fenomeno mafioso, tra il 1966 e il 1973, acquisendo una prima importante esperienza nella lotta contro il crimine organizzato.

 

Tra il 1974 e il 1975, alla guida di un Nucleo speciale di polizia giudiziaria, dalla Chiesa è in prima linea nel contrasto alle Brigate rosse, delineando un metodo di lotta al terrorismo – mafioso o politico – basato su una conoscenza ravvicinata dell’organizzazione da contrastare, anche attraverso una pratica che si dimostrerà decisiva: l’infiltrazione. Con il tempo tale metodo darà i suoi frutti, e anche in ambito giudiziario si comincerà a sperimentare il criterio della centralizzazione e della specializzazione, rivelatosi cruciale anche sul terreno della lotta alla mafia. Dopo l’assassinio di Aldo Moro, il nuovo ministro dell’Interno Rognoni lo sceglie come «superdetective», essendo l’unico dotato di un’esperienza specifica nel contrasto alla lotta armata di estrema sinistra. Il suo operato in quello snodo cruciale della storia repubblicana, tuttavia, non smette di suscitare ancora oggi dubbi e ipotesi di ricerca, così come la sua richiesta di adesione alla loggia massonica P2, motivata probabilmente dal desiderio di facilitare un percorso di carriera non scontato.

 

L’ultimo tragico atto della vita di dalla Chiesa è quello più noto. Nella primavera del 1982, lasciata l’Arma dei carabinieri per accettare l’incarico di prefetto di Palermo, dalla Chiesa era perfettamente consapevole non solo delle difficoltà che avrebbe trovato, ma anche dell’ostilità di quanti, a livello locale e nazionale, non avevano alcun interesse a colpire realmente la mafia e i suoi conniventi. A soli tre mesi dal suo insediamento, fu così assassinato in un agguato mafioso. Eppure l’omicidio di dalla Chiesa, preceduto di pochi mesi da quello del dirigente comunista Pio La Torre, pose le basi per la nascita di quel dissenso diffuso verso le istituzioni corrotte che fu un elemento fondamentale della nascita del moderno movimento antimafia, e che avrebbe assestato, a partire dal Maxiprocesso a Cosa Nostra, un colpo durissimo all’organizzazione.

 

Manfredi Alberti è ricercatore di Storia del pensiero economico presso il Dipartimento di Scienze politiche e delle relazioni internazionali all’Università di Palermo