La protesta
Caro affitti, «in tenda finiremo noi genitori per mantenere i figli all’università»
Nella maggior parte dei casi il costo della vita degli studenti fuorisede ricade sulle spalle delle famiglie. Che chiedono un confronto al Governo per garantire il diritto allo studio
«Quando sono arrivato il corridoio era pieno di cavi. Sembravano quelli che si mettono sul balcone per stendere i panni. Per fortuna uno degli altri inquilini lavorava come elettricista così ha sistemato la situazione, almeno la luce ha ripreso a funzionare», racconta Nicola, 24 anni, che studia giurisprudenza all’università Federico II di Napoli. Vive nel capoluogo campano da 6 anni e di appartamenti ne ha cambiati parecchi. Nella maggior parte dei casi ha abitato in case fatiscenti, condivise con altri studenti, senza un contratto d’affitto regolare.
«Siamo stati anche in 10 persone nella stessa casa con un solo bagno. Quasi sempre i proprietari chiedono il pagamento cash. È un problema per chi ha la borsa di studio e dovrebbe rendicontare le spese. La situazione è critica da tempo ma dopo il Covid è peggiorata. Molti fuorisede lavorano per potersi mantenere: il fatto è che di solito troviamo occupazione nella ristorazione, nell’ultimo anno con il boom turistico hanno aperto centinaia di nuove attività in città, legate al cibo. Eppure, gli stipendi sono rimasti bassi e in nero: dopo lezione faccio consegne a domicilio così, senza contratto. Quello che guadagno non mi basta per vivere, sono i miei genitori a mantenermi».
Come Nicola, anche la maggior parte degli studenti fuorisede ha la possibilità di portare a termine il percorso di studi grazie al supporto dei genitori. A dare un’occhiata ai più conosciuti portali per la ricerca di annunci immobiliari si capisce che il prezzo medio per una stanza singola nel centro di Napoli è di 400 euro. A cui devono aggiungersi i costi delle tasse universitarie, che variano in base alla facoltà frequentata, alla città, al reddito. Le spese per i libri e il vitto. Secondo una stima dell’Unione degli universitari, nel 2021 un fuorisede spendeva circa 11 mila euro l’anno. Chi frequenta l’università nella propria città 5 mila. Come sottolinea sempre l’Udu, ad aumentare esponenzialmente, oltre agli affitti, negli ultimi dieci anni sono state anche le tasse universitarie, che dal 2005/2006 al 2017/2018 sono cresciute del 61 percento.
«Per mio figlio spendo in media 1500 euro al mese. Ho cercato di fare un calcolo quanto più preciso possibile», racconta Vittorio Gervasi, padre di cinque figli. Il più grande da Pescara, città natale, si è trasferito due anni fa a Milano per studiare ingegneria al Politecnico, dopo essersi diplomato al liceo scientifico. «Paga 600 euro per una stanza doppia in uno studentato. Con bagno e cucina condivisi. La retta è di circa 3000 euro l’anno. A questo ho aggiunto il costo dei cibo, dei trasporti, del materiale che serve per studiare». Gervasi sottolinea come nella situazione attuale educare un figlio, permettergli di studiare, non sia più la conseguenza di una scelta libera ma un privilegio.
«La possibilità di mandare un figlio all’università non può essere legata a un fattore economico. L’anno prossimo anche la secondogenita terminerà le scuole superiori. E già dice che, proprio come il fratello, vorrebbe trasferiti a Milano per proseguire il percorso. Ma le spese necessarie per permettere che due dei miei figli studino fuori sono insostenibili per la nostra famiglia. Menomale che gli studenti hanno piantato le tende fuori dalle università per attirare l’attenzione sul caro affitti, altrimenti in tenda saremmo dovuti andare noi genitori pur di mantenerli durante gli studi».
Come ha dichiarato alle agenzie di stampa anche Antonio Affinita, direttore generale del Moige, il movimento italiano dei genitori, visto che il costo degli studi grava nella maggior parte dei casi sulle spalle delle famiglie: «Sarebbe importante avviare un confronto aperto tra le associazioni dei genitori, quelle di categoria, gli atenei e il Governo, per cercare di trovare una soluzione affinché il comma 3 dell’articolo 34 della nostra Costituzione venga rispettato “i capaci e i meritevoli, anche privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”».