Calcio
La febbre del “Giuntolismo” contagia la Serie A: vendere, vincere, guadagnare
Dopo sarrismo, guardiolismo e cholismo, la nuova moda la detta il (quasi ex) direttore del Napoli campione d’Italia Cristiano Giuntoli, rockstar di questo calciomercato
Il calcio è il mondo del verosimile, dopo un po’ tutto diventa leggenda metropolitana. Dunque partiamo subito dai si dice. Si dice che si interessi maniacalmente alla rasatura del manto erboso del campo di allenamento, l’ideale tra i 25 e 30 mm, in genere più alto con freddo e pioggia, più basso col caldo in primavera. E l’annaffiatura ovviamente, i più tecnici vogliono il terreno bagnato, scorrevole e veloce per il pallone. Si dice che ai calciatori raccomandi di interessarsi personalmente al massaggio e alle pomate da usare, vasodilatatori o vasocostrittori, a seconda di temperatura e umidità, e dunque obbligo per tutti di consultare l’app che lui raccomanda. Si dice che sia un maniaco anche della pressione corretta dei palloni (si può oscillare tra lo 0,6 e le 1,1 atm.) ma che almeno ogni mese li faccia comunque cambiare tutti. Si dice che il calciomercato e la costruzione di squadre vincenti, per cui ora è esploso il suo fenomeno, manco fosse una rockstar del pallone, sia solo una parte della sua attività assolutamente totalizzante. Manco 360°, come dicono i maniaci del pallone uomo di calcio a 380°. E dunque si dice che faccia davvero tutto, anche il raccattapalle…
Eccoci allora, siamo in pieno “giuntolismo”. Dopo sarrismo, guardiolismo, cholismo (El Cholo Simeone) e fin troppi altri, aggiungiamo un altro “ismo” alle mode del pallone. Per farla breve oggi tutti nel calcio italiano vogliono imparare e applicare il metodo Cristiano Giuntoli alla loro squadra. Per quei pochi che ancora non lo sapessero l’uomo in questione - dirigente architetto del Napoli di De Laurentiis campione d’Italia - è il Cagliostro del pallone, quello che trasforma le pietre in oro, perfetti sconosciuti in superstar con cui prima vincere e poi rivendere sui più ricchi mercati del pallone.
Tant’è che più che di “giuntolismo” o semplice moda, dovremmo parlare di “giuntolizzazione” della Serie A. Ossia, tutti ormai, dall’Inter al Milan, dalla Juve alla Lazio, vogliono fare lo stesso, applicare cioè il “metodo Giuntoli”: vendere, vincere, guadagnare. Cosa che in realtà si fa o si tenta di fare da che calcio e calcio, potremmo citare decine di ds e corsari del Gallia e di Milanosfiori, da Allodi al famigerato Moggi (oops…), ma insomma Cristiano Giuntoli oggi è il non plus ultra. Conta anche di più degli allenatori: se con Spalletti si vince con Giuntoli, cribbio!, si fanno pure i soldi. E soprattutto senza combinare certi guai in cui alcuni suoi colleghi, predecessori o anche contemporanei, ogni tanto incappano.
Fiorentino 51enne, 19 esami alla Facoltà di architettura per non contrariare la madre, calciatore di provincia, difensore di Prato, Colligiana e squadre liguri varie, diplomato a Coverciano con patentino Uefa A, prima allenatore e poi direttore sportivo. Questo tipo di carriera e ambiente tosco-ligure è più o meno lo stesso brodo di coltura di Luciano Spalletti, con cui non a caso intreccia il feeling perfetto. Ma se Spalletti è (era, visto che col Napoli ha rotto subito e ora al suo posto c’è Capitan Fracassa Rudi Garcia) sempre nell’occhio dei riflettori, lui resta nascosto nell’ombra del palcoscenico.
La Juventus della bufera post plusvalenze, della condanna della giustizia sportiva e dell’esclusione da Champions ed Europa League, dei 250 milioni di passivo in bilancio, dell’Andrea Agnelli esiliato, dell’azzeramento dirigenziale, dei suoi campioni svalutati, dei soldi buttati al vento e soprattutto degli “zero tituli” in due anni, punta tutto su Cristiano Giuntoli per ricostruire il club sulla base di nuovi, più sani, e soprattutto più redditizi criteri di gestione. E per farlo ha deciso di strapparlo al gelosissimo e irascibile Aurelio Del Laurentiis, che ne detiene il contratto fino al giugno 2024, dopo 8 anni di onorato servizio col Napoli. Dove Giuntoli arrivò nel 2015 insieme a un altro toscano, Maurizio Sarri. Il nostro, al momento, dopo la sbornia di feste per lo scudetto, è separato in casa a Capri. Per liberarlo il magnanimo De Laurentiis sforbicerà magari qualche competenza residua da un paio di milioni…
La Juve vuole affidarsi a Giuntoli, facendolo lavorare in coppia con Max Allegri, toscano anche lui, ma livornese di scoglio, meno duttile, e assai più basic in fatto di calcio - “Gli schemi ’n servono a nulla, ontano le ategorie dei arciatori…” - rispetto a Spalletti. Allegri già aveva fatto qualche pubblica resistenza e si era pure espresso in favore di Giovanni Manna, l’attuale ds scampato al ribaltone. Detto anche però che qui gli arabi sono sempre dietro l’angolo, e l’offerta monstre da ribaltare tutto e strappare Allegri alla Juve può riproporsi in ogni momento.
Il top di Giuntoli non solo è aver costruito l’architettura del Napoli scudetto è anche aver portato il minuscolo Carpi dalla Serie D in Serie A in sei anni (2015). Come tutti ha attraversato difficoltà e fatto anche acquisti sbagliati (Manolas, Rog, Verdi, Maksimovic, Malcuit), ma raggiunto l’apice con la liquidazione del vecchio Napoli e la costruzione del nuovo. Oggi tutti vogliono sapere come si fa trovare in qualche angolo del mondo il coreano Kim (comprato a 19,5 milioni di euro e che ora potrebbe andar via per una clausola di almeno 45), il georgiano Kvaratskhelia (pagato 11,5 e ora quotato anche 80) oppure essere così sicuri da spendere 70 milioni per Osimhen per poterlo oggi piazzare magari in Premier, al Psg o al Real per 150/180 milioni.
Oggi nel calcio va di moda il sistema “Moneyball”, dal film sul baseball con Brad Pitt, storia vera dello scout americano Billy Beane. Si comprano e si scelgono giocatori in base ad algoritmi, statistiche e valutazioni fatte da software. Il Milan americano ha licenziato Maldini e scelto questa strada.
In realtà algoritmi e software di analisi video e statistica esistono già da anni, inventati addirittura in Italia, come la piattaforma Wyscout, in cui entrano 2000 partite a settimana, ha mille club abbonati nel mondo, e che, fondata a Chiavari è stata già venduta agli americani. Oggi tutti gli operatori di calciomercato, osservatori compresi, utilizzano piattaforme di analisi di questo tipo. Nessuno esce realmente da questo quadro, né da un lato (solo algoritmo), né dall’altro (solo fiuto).
Torniamo allora ai si dice del verosimile mondo del calcio. Si tende a dipingere Cristiano Giuntoli come l’Ultimo dei Mohicani, uno di vecchia scuola. Ha molti collaboratori, una rete personale di informatori, si dice guardi 4-5 ore di partite al giorno, che col calciomercato non spenga mai il cellulare, che la dritta per Kim gli arrivò così da Massimiliano Maddaloni, ex allenatore del Carpi. Ma si dice anche che prima del Napoli non avesse mai aperto un computer per fare questo lavoro. Sicuramente una bufala…