Il 25 novembre i cortei di "Non Una di Meno" a Roma e Messina. E le mobilitazioni in tutte le città d'Italia anche sulla scia del femminicidio di Giulia Cecchettin. «Sarà un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite»

«Sabato 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, Non Una di Meno chiama la marea in piazza per l’ottavo anno consecutivo, con più rabbia che mai». È l'annuncio con cui il movimento convoca le manifestazioni nazionali di sabato. «Quest’anno il movimento transfemminista sarà in due città che rappresentano bene l’urgenza di questo momento storico: Roma e Messina, per permettere a più persone possibile di partecipare e organizzarsi contro la violenza patriarcale». Gli appuntamenti sono a Roma alle 14.30, si partirà da Circo Massimo per arrivare a San Giovanni, e a Messina, dove ci si riunirà alle 15 da Largo Seggiola. Per chi non potesse muoversi con mezzi propri, le organizzatrici hanno previsto dei pullman da varie città (Milano, Brescia, Napoli solo per citarne alcune) in modo da agevolare gli attivisti da tutto il Paese.

 

«La mobilitazione nazionale del 25 novembre non vuole essere una commemorazione delle vittime di femminicidio ma un punto di concentrazione della rivolta alla violenza strutturale che colpisce le nostre vite», spiegano, in linea con le stesse rivendicazioni che Elena Cecchettin sta mettendo sul piatto nel dibattito pubblico dopo il femminicidio della sorella. «Non un momento rituale, quindi, ma la precipitazione di una mobilitazione quotidiana – nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri, al fianco dei centri antiviolenza femministi e transfemministi – che con il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin si sta riversando in cortei spontanei nelle piazze di tutta Italia». Le manifestazioni previste in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere sono state infatti precedute negli scorsi giorni da alcuni cortei locali estremamente partecipati, in particolare a Padova (quindicimila) e a Bologna (oltre seimila), dove le manifestanti si sono strette in un grido «altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce», per citare il coro che ha guidato la protesta. 

 

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale di Non Una di meno, dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 100 casi di femminicidi e transicidi. Dati di una violenza sistematica e strutturale che è stata sottolineata da molti. «Il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto a pochi giorni dalla scadenza del 25 novembre, ha riacceso il dibattito pubblico e politico intorno al tema dell’insufficienza di misure di repressione e di inasprimento delle pene, terreno su cui, a partire dagli stupri di Palermo e Caivano, si è concentrata l’azione del governo Meloni a colpi di decretazione di urgenza razzista e classista». Non Una di Meno spiega perché il 25 novembre non sarà una piazza “neutra”, che non accetta i compromessi securitari del Governo. «Come diciamo e pratichiamo da anni, la risposta è in una trasformazione radicale delle condizioni culturali e sociali che producono violenza, abusi, discriminazione e marginalizzazione delle donne, delle soggettività lgbtqia+ e migranti. Quelle di Roma e di Messina non saranno quindi piazze neutre ma saranno piazze di indignazione e di forza collettiva».
 

Nel convocare la manifestazione, si invitano le organizzazioni politiche e sindacali che parteciperanno alla giornata di mobilitazione a non esporre i propri simboli e bandiere. «Non sarà soprattutto una passerella a favore di telecamere per leader di opposizione e di governo, in questo senso, chiediamo di fare un passo indietro e di rispettare uno spazio di autodeterminazione e di affermazione politica necessario in un paese in cui le donne e le soggettività continuano a morire di morte violenta, in casa, in strada e sui posti di lavoro».