I centri urbani non sono spazi neutri, ma sono strutturate su misura di un gruppo sociale specifico. Lo rileva la ricerca "Spatium Urbis": a Roma oltre il 73 per cento delle donne prova paura o disagio nei mezzi pubblici di notte

A Roma per il 40% delle donne la scelta del mezzo di trasporto è influenzata dall’insicurezza e dalla paura. Per l’80% degli uomini non è così. Questo raccontano i dati di “Spatium Urbis”, un’indagine pubblicata in occasione del 25 novembre, curata da Alice Fischetti, Elisa Leoni e Mariella Nocenzi promossa dalla commissione capitolina Pari opportunità in collaborazione con la facoltà di Scienze politiche, sociologia e comunicazione dell’Università La Sapienza. 

 

L’urbano si struttura, nella quasi totalità delle sue funzioni, a misura di un gruppo sociale maschile, bianco, cisgender, eterosessuale e abile. La responsabilità delle decisioni sui trasporti, le politiche economiche e sociali, la salute, gli alloggi, la sicurezza e il lavoro non sono pensati in una prospettiva di genere, ma secondo un’unità di misura astratta e improntata al maschile, che non ha niente a che vedere con le esigenze concrete di chi vive lo spazio pubblico. Ma esistono pochissimi dati sulla percezione delle donne (per non parlare delle persone razzializzate, disabili e queer) al riguardo. Si sa ancora meno della qualità degli spostamenti quotidiani e delle variabili che li condizionano. Non si sa niente dei loro bisogni e desideri. 

 

Per questo ricerche come “Spatium Urbis” sono così importanti: le città non sono affatto spazi neutri e bisogna immaginare delle alternative. La ricerca rileva che il 73,3% delle donne e il 71,4% delle persone non binarie si sente in pericolo o a disagio nei mezzi pubblici di notte. E che invece gli uomini attestano una sensazione di leggero disagio (15,1%) se non di sicurezza (28,9%). Il 54,9% delle donne non esce la sera quanto vorrebbe e il 35% ha rinunciato a un evento, a un programma o a un desiderio per paura. 

 

Come scrive Leslie Kern: «Le donne vivono ancora la città con una serie di barriere – fisiche, sociali, economiche e simboliche – che modellano la loro quotidianità attraverso dinamiche che sono profondamente di genere. Molte di queste barriere sono invisibili agli uomini, perché raramente rientrano nelle loro esperienze».

 

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