«Si spera che emergano elementi ulteriori», chiede l’ex senatore da sempre in prima linea per i diritti, sul caso dell’italiano morto in un carcere francese svelato dall’Espresso

È ancora una volta Luigi Manconi a chiedere che sia fatta luce, a dare un colpo di reni alle coscienze di fronte al silenzio imbarazzato del governo italiano. L’ex senatore e già presidente della Commissione Straordinaria per la promozione e la tutela dei diritti umani scrive a Repubblica per chiedere attenzione sul caso di Daniel Radosavljevic: «Dalle carte emerge- sottolinea-quel tessuto di relazioni che vige in qualsiasi prigione: i rapporti tra i detenuti sono governati da gerarchie interne che determinano alleanze e inimicizie, complicità e contrasti».

 

Manconi, citando il lavoro che il nostro giornale porta avanti sin dal principio ricorda i video, le telefonate e le lettere di Daniel Radosavljevic con cui «cercava di comunicare il suo disagio come se quelle pagine fossero le uniche alle quali poter affidare il suo sentimento di paura. Dopo uno scambio avvenuto con il compagno di cella, il giovane descrive la sua preoccupazione "sempre più crescente”».

 

E aggiunge: «Ora l'avvocata Francesca Rupalti, che rappresenta la famiglia del giovane, ha inviato un esposto al Tribunale di Roma, che ha la competenza per i delitti commessi all'estero a danno di cittadini italiani. Il corpo è tornato in Italia e si trova a Rho, in attesa dell'autopsia che sarà effettuata oggi, 8 febbraio, all'Istituto di medicina legale di Milano. Si spera - conclude Manconi - che emergano elementi ulteriori e che, per arrivare alla verità, non si debba aspettare un'eternità».