Vienna impone limiti al traffico pesante tra Brennero e Baviera. Le associazioni di categoria protestano e Matteo Salvini fa la voce grossa. Ma l’Unione europea ha già stabilito che il futuro è del trasporto su rotaia

Nessuno accusi Matteo Salvini di non avere a cuore l’ambiente: «Entro due anni ci sarà la posa della prima pietra per il Ponte sullo Stretto, che toglierà 140 mila tonnellate di anidride carbonica, senza contare il beneficio per le acque», ha dichiarato a margine di quella che i media di Vienna hanno definito «una dichiarazione di guerra all’Austria». Peccato che ai nostri vicini, esasperati dai camion che attraversano il Tirolo per trasportare merci su e giù tra Germania e Italia, dell’aria pulita tra Calabria e Sicilia non importi nulla.

 

È vero che il sistema dei crediti di carbonio ha fatto passare l’idea che se inquini a Brescia e compri un bosco nello Zimbabwe il tuo conto ambientale è in pari, ma gli austriaci evidentemente non la pensano così. E hanno deciso il divieto di transito per i tir più inquinanti, il blocco per ogni sabato e domenica e un limite massimo di 300 camion l’ora.

 

È dal 2003 che il governo di Vienna cerca di limitare i camion stranieri in transito sulle autostrade locali: 2,5 milioni di mezzi pesanti l’anno. Il problema indispettisce in modo particolare un Paese che è il più virtuoso d’Europa rispetto ai mezzi di trasporto: il 42 per cento delle merci in Austria viaggia su ferrovia, contro il 23 per cento della Germania e il 13 dell’Italia.

 

La concentrazione di camion verso il Brennero coinvolge anche Trento e Bolzano, ma la reazione dei politici cambia in base alla casacca di partito. Il governatore del Sudtirolo Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei) loda il progetto viennese di un dosaggio dei transiti «che garantisce i flussi di traffico e tutela chi vive lungo l’autostrada», chiedendo un accordo che imponga il divieto di uscita dall’A22 in caso di code. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, invece è contrario a ogni limite: «La voce del ministro Salvini in questi mesi si è sentita forte, la posizione del governo è chiara. Le categorie economiche, e l’autotrasporto in particolare, chiedono il rispetto del diritto comunitario; il rischio è lo svantaggio competitivo, dopo che le stesse hanno investito nei loro veicoli per garantire la tutela dell’ambiente».

 

Già, perché mentre l’Ue chiede a tutti i Paesi di raggiungere una quota di trasporto ferroviario del 30 per cento entro il 2030, le uniche modifiche a favore dell’ambiente nei trasporti verso la Germania in questi anni sono legate a investimenti nell’acquisto di camion: «La qualità dell’aria», ha fatto notare il ministero, «è in costante miglioramento nonostante l’incremento del traffico. A fare la differenza è il ricambio del parco mezzi, anche grazie agli sforzi delle imprese di autotrasporto».

 

Un ricorso delle associazioni italiane alla Corte di Giustizia dell’Unione europea è stato rigettato e la palla è passata al governo, preoccupato dalle «azioni di protesta» ventilate da Pasquale Russo di Conftrasporto. Salvini ha paragonato il governo austriaco a un automobilista indisciplinato («Se hai parcheggiato la tua auto nel posto dei disabili e vuoi discutere, prima togli l’auto e poi discutiamo su come rifare la viabilità»), ha sottolineato i progressi dei lavori per il tunnel ferroviario (che sarà pronto solo tra cinque o dieci anni) e ha «nuovamente chiesto con forza l’avvio di una procedura d’infrazione».

 

E sì che tra leader di destra dovrebbero capirsi: alla guida dell’Austria c’è il conservatore Karl Nehammer, che però non ha sconfessato le decisioni dei governi precedenti e anzi ha confermato all’Ambiente la verde Leonore Gewessler. Che alle minacce di Salvini ha risposto: «Sarebbe ora che l’Italia presentasse soluzioni e proposte che vengono sempre solo annunciate».