Dopo la riapertura delle indagini su input della famiglia del maresciallo, lo scrittore e regista Aldo Sarullo scrive all’omicida: “Confessa e riprenditi la tua vita”. Due perizie escludono che il militare si sia ucciso in caserma

«Tutto parla di omicidio», afferma l’avvocato della famiglia del Maresciallo Antonino Lombardo, Salvatore Traina e il dossier che ha in mano lo dimostra.
Uno gli ha sparato e alcuni altri, pur sapendo, hanno taciuto e probabilmente ne hanno tratto utilità. Questo è il necessario antefatto di questa lettera.

 

Comincia così la missiva che Aldo Sarullo, scrittore e regista che curò le riprese del maxiprocesso alla mafia scrive rivolgendosi direttamente all’autore del delitto. Perché Sarullo sposa la tesi della parte civile che, sulla base di due perizie, ha fatto riaprire le indagini. Il regista era presente nello studio televisivo di Michele Santoro dal quale Leoluca Orlando, allora sindaco di Palermo e Manlio Mele sindaco di Terrasini, appena dieci giorni prima della morte del militare, avvenuta il 4 marzo del 1995 alla caserma Bonsignore di Palermo, sollevarono dubbi sull’integrità del maresciallo Lombardo. Sarullo assistette al tentativo di intervenire in diretta telefonica del comandante generale dell’Arma Luigi Federici. La sua chiamata però non fu passata.

 

Con un esposto presentato il 15 settembre dell’anno scorso, l’avvocato Salvatore Traina, legale di Fabio Lombardo, il figlio del maresciallo, ha presentato una corposa richiesta di riapertura delle indagini, poi accolta.

 

Ha allegato due perizie: una esclude che l’arma del maresciallo possa essere quella che l’ha ucciso. La seconda mette in forse l’autenticità della lettera testamento trovata accanto al cadavere.

 

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Appena pochi giorni fa, il legale ha chiesto la riesumazione del corpo per effettuare l’autopsia che allora non fu fatta e l’accesso alla caserma Bonsignore.

 

Qui il testo integrale della lettera di Sarullo. 

 

Scrivo all’assassino e ai suoi complici. Da uomo a uomo.
A te che hai ucciso un uomo o ne hai condiviso o coperto l’assassinio, magari supponendo di agire in nome di valori superiori;
a te a cui così tanto piace che chi ti guarda ti creda con la coscienza pulita, e invece sai che sei un assassino o un suo complice;
a te che sino ad ora sei stato protetto, ma che ora vedi rimesso in discussione il tuo futuro e la dignità, la stima, l’aura morale che ti sei costruito attorno;
a te che ora guardi alla possibilità, anzi, alla certezza che si scopra il tuo crimine e tuttavia rifiuti di crederlo possibile;
a te che dal tribunale della coscienza sei condannato ogni giorno perché ti manca il coraggio di confessare e di liberarti non del delitto commesso,
ma della tua finzione nella società e tra le persone che ti sono care;
a te che non hai la libertà di mostrarti normale perché sei costretto a difenderti da quel tuo crimine sforzandoti di mostrarti eccellente;
a te che, ormai in età avanzata, perderai con la condanna tutto ciò che hai costruito e vedrai fissata tutta la tua vita nel tuo crimine di un solo giorno;
a te che potresti guadagnarti il merito storico di avere saputo dire la verità dopo decenni di tumultuoso silenzio;
a te che, confessando prima di essere riconosciuto colpevole, potresti spostare tutto il senso della tua vita e del ricordo di te;
a te che potresti restare nella Storia come quell’uomo che, dopo aver scelto quel delitto, ha scelto il suo liberatorio castigo.
Accanto a te, da uomo a uomo, io ti prospetto di riprenderti la tua vita perché, con il tuo silenzio, finora l’hai persa anche tu.
Datti aiuto.