Diritti

Picchiata perché rifiuta il matrimonio combinato. «È un’altra Saman». Ma la salva la preside della scuola

di Simone Alliva   27 aprile 2023

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Protagonista una ragazza indiana nel bolognese, torturata dalla famiglia. Ma grazie alla segnalazione dell’istituto, si è attivata la Questura. Un anno fa il caso Abbas: un fenomeno che in Italia riguarda circa 2.000 bambine e ragazze ogni anno

Isolata, tenuta a digiuno due giorni dai familiari che le avrebbero dato da bere del latte dal sapore cattivo che l'ha fatta addormentare e poi risvegliare con un gran mal di testa.

 

Una storia di cronaca che rivela il mondo sommerso dei matrimoni forzati in Italia, quella denunciata ai suoi insegnanti da una ragazza indiana di 19 anni che accusa i familiari di maltrattamenti e di costrizione al matrimonio.

 

Il 13 aprile la scuola, un istituto superiore del Bolognese, ha segnalato i fatti alla Polizia. Il padre aveva scoperto che si era innamorata di un giovane connazionale e l'avrebbe picchiata: si sarebbe seduto davanti a lei dandole dei calci e avrebbe minacciato di tagliarle la gola.

 

La preside unica persona disposta a ospitarla
La prima segnalazione alla polizia è quindi stata fatta dalla scuola, mentre successivamente la ragazza è stata sentita e ha formalizzato la sua denuncia.

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Nella notte è stata affidata e ospitata dalla preside della sua scuola: «L’unica persona disposta ad ospitarla dopo cinque ore passate in commissariato» ha dichiarato l'avvocata che la difende, Barbara Iannuccelli. «Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico», dice sempre il legale citando la vicenda di Saman Abbas, ragazza uccisa nelle campagne attorno a Reggio Emilia per aver rifiutato un matrimonio combinato come pretendeva la sua famiglia pachistana. La Questura a si è attivata per la collocazione in una struttura protetta.

 

La denuncia di una parente
La scuola si è mossa a fine marzo dopo che una parente della giovane telefonò dicendo che la ragazza non stava bene e che aveva perso il cellulare. Ma il giorno dopo la ragazza raccontò a un insegnante che non aveva avuto malattie, che il telefono le era stato sottratto e mostrò i segni sul collo, che le sarebbero stati fatti dal padre dopo la scoperta della relazione con un ragazzo che, a suo dire, non avrebbe potuto avvicinare perché già promessa sposa. La giovane ha riferito anche di essersi svegliata, dopo aver bevuto il latte cattivo, e di aver trovato i suoi vestiti impacchettati. La scuola ha attivato anche volontari di un centro antiviolenza, a cui la ragazza ha ribadito i racconti.

 

La piaga dei matrimoni forzati in Italia
Una storia che ha come sfondo il tema complesso e sommerso dei matrimoni forzati tra le giovani di origine straniera che vivono nel nostro Paese. Sono soprattutto di fede islamica e sono costrette a matrimoni combinati e forzati con la violenza, e in alcuni casi pagano un prezzo altissimo, quello della propria vita.

 

Stando a quanto riporta Action Aid Italia, ogni anno sono 12 milioni le bambine e le adolescenti vittime di matrimonio precoce e forzato. Non abbiamo dati sufficienti e accurati che fotografino la situazione italiana, ma si stima che il rischio riguardi circa 2.000 bambine e ragazze ogni anno, in maggioranza delle comunità originarie di Bangladesh, Mali, Somalia, Nigeria, India, Egitto, Pakistan. Da quando il matrimonio forzato è stato inserito come reato all’interno del Codice Rosso, si sono registrati 35 reati di costrizione o induzione al matrimonio (agosto 2019 - dicembre 2021).

 

A mancare però sono le azioni concrete di contrasto. Infatti, il matrimonio precoce e forzato è stato citato anche nel piano antiviolenza 2021-2023, dove si parla anche di ricerca e mappatura delle pratiche. Ciò però non è accaduto perché non è stato realizzato un piano operativo e non sembra essere stato considerato una priorità.

 

«In Italia i matrimoni forzati sono vietati ma questo evidentemente non basta - spiegano da Amnesty International - poiché la norma può essere aggirata organizzando un matrimonio all’estero o perché si ritiene che la tradizione debba prevalere sulla legge, con esiti tragici come nel caso di Saman. Accanto alla massima vigilanza negli aeroporti, occorre investire in educazione, integrazione, protezione e rafforzamento dei diritti delle ragazze, anche attraverso provvedimenti come lo ius soli».