ritorno alle radici
L’ultima iniziativa è il “Piano nazionale Borghi”. Ma sono diversi i finanziamenti per favorire la rinascita dei paesi abbandonati nelle aree interne
di Maurizio Di Fazio
Sono numerose le iniziative per ripopolare le aree interne e frenare lo stillicidio demografico. L’ultima è il “Piano nazionale Borghi” inserito nel Pnrr. Due i suoi binari: in primis, il finanziamento di 420 milioni di euro (20 milioni l’uno) per il rilancio di 21 borghi scelti dalle regioni e dalle province autonome. Posti disabitati che potrebbero tornare a splendere, contagiando i loro simili. Da un sistema di albergo diffuso a Sanza (Campania) alla riqualificazione 4.0 nel segno dell’attività della concia, e di Giovanni Verga, del comune siciliano di Cunziria, in provincia di Catania.
Trecentosessanta milioni e rotti iniziali di euro serviranno invece a foraggiare la rigenerazione di altri 289 tra borghi e aggregazioni di comuni con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. Ci si aspettano ricadute reali, nuova linfa nelle vene periferiche della penisola nell’oblio. Lo scorso luglio era stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l’ultimo Dpcm nonché il terzo passaggio attuativo della 158/17 (la “legge Realacci”), detta Salva Borghi. Un portafoglio complessivo di spesa di 160 milioni di euro per i 5.518 comuni sotto i 5 mila abitanti. È invece più mirato “Resto al Sud” di Invitalia, che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero-professionali dall’Abruzzo in giù, nelle aree del cratere sismico del centro e nelle isole minori del centro-nord. L’incentivo è destinato a chi ha tra i 18 e i 55 anni. I fondi disponibili ammontano a un miliardo e 250 milioni di euro, fino a oggi il progetto ha creato 50mila posti di lavoro.
Ci sono poi i “Piani di sviluppo rurale regionale” che propongono misure di formazione, informazione e consulenza in agricoltura. Alle volte, inoltre, gli enti locali provvedono in proprio. L’estate scorsa la Regione Sardegna ha stanziato 60 milioni di euro per il triennio destinati alle nuove attività aperte nei comuni con una popolazione inferiore ai 3 mila abitanti. Il contributo massimo a fondo perduto è di 20 mila euro. Nel quadro del “Piano triennale per la riqualificazione dei piccoli comuni” (ne sono censiti 254), la Regione Lazio ha previsto sei milioni di euro fino al 2024. Un mese fa, infine, la giunta abruzzese ha approvato l’elenco dei 176 borghi montani che fruiranno delle misure e delle agevolazioni della legge regionale del 2021 contro lo spopolamento dei comuni di montagna. Anche perché, a causa del cambiamento climatico in atto, chissà se in futuro saremo costretti a vivere ad alta quota. «Should I stay or should I go?», cantavano i Clash.