Una telefonata al minuto: questo è il ritmo dei volontari che, senza giudicare, offrono conforto a chi chiama. «Ascoltiamo il dolore, siamo il pronto soccorso della mente»

“Noi ci sediamo mentalmente accanto a chi chiama e ascoltiamo il dolore”. Così viene descritto il servizio di Telefono Amico Italia (TAI), associazione di volontariato che assiste persone in condizioni di malessere psicologico con l’ascolto attivo, accogliente e senza giudizi. TAI, dal 1967 nei suoi 20 centri in Italia, supporta emotivamente chi è in difficoltà via telefono (02 2327 2327), email (www.telefonoamico.it) e WhatsApp (324 011 7252). Giovani incapaci di esprimersi, adulti senza lavoro, anziani che si sentono inadeguati, aspiranti suicidi, persone sole o sofferenti: tutti possono chiamare Telefono Amico. “Un pronto soccorso della mente” lo definisce la presidente del Centro di Roma Monica Silvestrini, “dove si fa un pezzo di strada insieme per affrontare ogni tipo di disagio”.

La telefonata è in forma riservata: i volontari parlano con una sola voce e un solo obiettivo e sono quindi anonimi. Solo garantendo l’anonimato chi chiama è veramente libero di parlare. Oltre a ciò, per aiutare serve empatia, apertura e un corso di 6 mesi dove gli aspiranti volontari imparano le tecniche di ascolto attivo, come reggere la pressione e non lasciarsi coinvolgere. «Noi non curiamo - dice una volontaria – vogliamo capire, senza dare soluzioni o giudizi, come le persone arrivano a non mangiare, a tagliarsi, a non comunicare». Per cogliere questi malesseri si deve cambiare il proprio punto di vista, superando preconcetti e pregiudizi. «Grazie a TAI ho imparato - spiega un’altra volontaria - ad ascoltare mio figlio, perché i genitori non ascoltano, parlano sopra». La realtà è più dura però: oltre al corso c’è una supervisione costante dei volontari perché tanti non reggono il dolore delle storie che ascoltano e mollano.

«Chi di noi non ha una telefonata che ha portato a casa? - afferma la presidente - Pensate a un individuo che non comunica con nessuno, mi vengono i brividi. Ricordo una persona che, incapace di esprimere il suo disagio persino coi genitori, ha tagliato ogni rapporto esterno, chiudendosi in camera. Altri - continua - chiamano perché non vogliono cedere a dipendenza o autolesionismo, e dicono “parliamo, così stasera forse non mi faccio male"». C’è chi vuole riflettere su un momento della vita e sulle sue fragilità. C’è l’anziano solo la cui unica compagnia è la TV. C’è chi viene discriminato per l’orientamento sessuale e, abitando in un piccolo centro, è costretto a vivere nell’ombra. C’è il giovane senza prospettive e certezze che si rifugia nei social per allontanare le pressioni sociali, finendo per alimentarle».

Ma le telefonate più difficili sono con gli aspiranti suicidi. «Suicidio è una parola che spaventa ed è talmente un tabù che familiari o amici sentono il bisogno di sminuirlo - spiega un volontario - Noi non abbiamo l’approccio esterno che dice “No, ti prego, non farlo”: non sminuiamo nessuno, sia chi esprime desideri di morte non espliciti sia chi vuole suicidarsi. Ci sediamo accanto e ascoltiamo, cercando insieme altre strade che forse non erano state valutate. Solo attraverso la ricerca del dialogo si evita l’isolamento di chi sta male, dando sollievo e fiducia in se stessi. E l’esistenza da oltre 50 anni del TAI conferma che questa è la strada giusta».

Il servizio di Telefono Amico è sempre più richiesto dopo la pandemia. A fine 2022 i volontari del TAI hanno passato più di 20mila ore al telefono (+9% rispetto al 2021) a fronte delle 7.830 del 2019. In media a TAI arrivano 186,4 telefonate al giorno, circa una al minuto. Un servizio che non ricade sul Sistema Sanitario Nazionale ma che non viene valorizzato: oltre al 5x1000 Telefono Amico non ha neppure sgravi fiscali per i costi di gestione, tanto che i volontari si autofinanziano per garantire un servizio che risulta ogni anno sempre più indispensabile.

«Faccio volontariato - conclude la presidente - perché è una parte importante della mia vita, non importa il grazie: chi aiutiamo non saprà mai chi siamo. Io ho fatto ciò che sentivo»”.

L'edicola

Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app