I principali campionati europei nel pallone si assegnano con la formula del girone all’italiana. Ma quasi tutti gli altri sport adottano la formula dei playoff con scontro finale. Una formula che presenta molti vantaggi

“Con la Federcalcio stiamo provando a percorrere la strada dei play off e dei play out per spezzare la continuità penalizzante degli ultimi nove anni”. Siamo nel luglio 2020, quando gli scudetti li vinceva a raffica la Juve, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis non era del tutto contrario, anzi, ai play off in Serie A. Tre anni dopo il Napoli lo scudetto lo ha vinto il 4 maggio scorso, con un pareggio a Udine, alla 33a giornata. E cioè 5 giornate prima che la Serie A terminasse la sua sfinente teoria di 380 partite. Da oltre un secolo il campionato italiano di calcio è questo, tanto da essere un marchio riconosciuto e diffuso poi in tutto il mondo: “il girone all’italiana”. Partite di andata e ritorno e chi fa più punti vince lo scudetto. Come e quando non importa, amen. Insomma quel classico “Made in Italy” che oggi va tanto…

 

Il problema è che da quel 4 maggio a oggi, e cioè in meno di due mesi, abbiamo vissuto e giocato al rollerball delle partite a eliminazione diretta per assegnare o i principali titoli della stagione, oppure promuovere e retrocedere le squadre. Coppa Italia, le tre finali di Europa, Conference e Champions League con Roma, Fiorentina e Inter (tutte perdute…), la finale del Mondiale Under 20, e ancora spareggi per non retrocedere in B (Spezia-Verona), per venire in Serie A (Bari-Cagliari), per essere promossi in B (Lecco-Foggia). Con tutte le partite che play off e play out hanno richiesto di conseguenza, uno spettacolo di calcio agro e batticuore. E pure qualche rissa… Insomma un football molto adrenalinico e assai diverso da quello sistematico, strategico e fin troppo tattico dei classici campionati di calcio.

 

Ogni tanto la discussione sui play off nel calcio torna puntuale. L’ultima volta fu nella stagione della pandemia (2019-2020) e si pensò ai play off per accorciare una stagione improvvisamente bloccata per quattro mesi. Poi però, sia pure nell’emergenza, si preferì non cambiare formula in corsa, e lo scudetto alla Juve si assegnò a fine luglio.

Il calcio è sport decisamente conservatore, ma anche attraversato negli ultimi anni da un vento di innovazione che tende ad omologarlo, sia pure parzialmente, a criteri moderni. Tempo effettivo il più possibile, intervento della moviola (Var), Goal Line Technoly, fuorigioco parzialmente automatico, regole che favoriscono la realizzazione di gol e penalizzano il gioco esclusivamente difensivo.

 

Ma lo scheletro organizzativo dei campionati sostanzialmente rimane quello, quasi nessuno adotta la formula dei play off per assegnare lo scudetto. Italia, Inghilterra, Spagna, Germania vanno avanti nella formula classica, nell’inamovibile principio che la classifica alla fine premia il più forte e quel verdetto non può essere rimesso in discussione da un rimescolamento dei dadi.

 

Per continuare con quel ragionamento “ante scudetto 2023” di De Laurentiis, se in Italia una certa alternanza - Inter, Milan e Napoli - dopo la Juve è cominciata, in Germania siamo all’11° titolo consecutivo del Bayern Monaco; in Francia al 9° titolo del Psg nelle 11 ultime stagioni; in Premier League al 5° titolo su 6 stagioni del Manchester City; in Spagna l’Atletico Madrid è riuscito a inserirsi due volte in 19 anni di diarchia Barcellona/Real Madrid.

 

Pochi campionati di calcio ricorrono ai play off. In Europa al massimo si fanno delle poule scudetto (Belgio e Scozia) in cui poi alla fine sempre la classifica conta e play off e play out vengono riservati a promozioni, retrocessioni, qualificazioni alle Coppe. Il play off è ovviamente di concezione americana, dunque veri play off per il titolo li fanno solo la MLS, la Liga Messicana e pochissimi altri.

 

E’ anche vero però che tutti gli altri sport intorno al calcio i play off li fanno eccome, uomini e donne. Pallanuoto, pallavolo, rugby e soprattutto, ovviamente, il basket che ha la stella polare della NBA. La finale scudetto tra Milano e Bologna, al meglio delle 7 partite, è il grande clou della stagione. Dice il presidente della Federbasket Gianni Petrucci, che ha diviso la sua carriera di dirigente sportivo tra pallacanestro e calcio: “L’interesse che i play off creano è eccezionale, questa finale lo dimostra una volta di più, grandi squadre, grandi giocatori, grandi coach e grandissimi imprenditori come Armani e Zanetti. Io sono sempre stato favorevole, il basket italiano li introdusse per primo fin dagli anni 70. E la formula funziona per appeal, interesse dei tifosi, incassi e fatturato tv. Il calcio ha adottato la formula, ma molto lentamente, parzialmente e con prudenza. Quando cominciai io nel calcio Artemio Franchi sosteneva che le innovazioni nel pallone andavano più lente di quelle del Vaticano”.

 

Anche il calcio più classico del campionato ormai ha sempre più bisogno delle partite da tutto o niente. Il Cagliari tornato in A con uno spareggio col Bari, ha fatto più notizia di Frosinone e Genoa che sono stati promossi prima e tramite la normale classifica. I play off di Serie C ci hanno dato la sfida tra Zeman e Delio Rossi con Pescara-Foggia, e lo spareggio finale Lecco-Foggia di promozione in Serie B ha occupato dignitosamente una domenica pomeriggio di Rai 2 (9,7% di share). E parliamo di campionati di seconda fascia, con squadre di provincia.

 

Pensiamo cosa potrebbe essere una finale scudetto, dopo un play off a eliminazione diretta. Certo il campionato di calcio andrebbe completamente ridisegnato, le partite della “regular season” ridotte di conseguenza, e il salto filosofico culturale forse addirittura estremo, ma l’evento sarebbe oro colato per l’appeal, gli incassi e la Tv. Addirittura concorrenziale, come interesse, con la Champions League, dove non si può pretendere di arrivare tutti gli anni fino alla finale. Forse l’unico modo, per pretendere ancora certe cifre - 1200 milioni - per vendere il calcio in tv. Invece che un girone, un Super Bowl all’italiana.