Doveva essere la squadra perfetta, capace di vincere tutto con i migliori giocatori del mondo. Si è rivelata un clamoroso flop economico, capace di trionfare solo nella modesta Francia. E le stelle scappano

Kylian Mbappé, uno dei migliori giocatori al mondo, si è stufato e addirittura sbatte la porta, “Io voglio vincere, non m’importa con quale maglia”. Risposta acida: “Vendiamolo subito”. In sintesi Messi se ne è già andato, Mbappé sta facendo di tutto per andarsene e addio pure Neymar. Posto che si trovi una squadra che se lo prenda alle cifre che pagano a Parigi…

 

Il Paris Saint Germain scoppia e si affloscia come un insulso palloncino bucato, il superclub che doveva impadronirsi del football internazionale, rovesciando gli equilibri conosciuti, sta sparendo in un buffo e impazzito “pffff”. Più che a vincere, le montagne di soldi provenienti dal Qatar sono servite finora a fare sensazione, scioccare il pubblico e far straricco chi non ha vinto nulla. Insomma, un clamoroso buco nell’acqua.

 

Il tutto in uno scenario da grande intrigo internazionale. La storia annovera persino una recente visita della polizia francese a casa di Nasser Al-Khelaifi, presidente del Paris Saint Germain, nei primi giorni di luglio. Secondo l’agenzia Afp gli investigatori cercavano prove circa la detenzione illegittima in Qatar di un uomo, il franco algerino Tayeb Benabderrahmane, trattenuto per sei mesi sul Golfo Persico nel 2020 senza plausibile motivo legale impedendogli di rientrare in Francia. L’uomo - un “ricattatore” secondo alcuni - sarebbe a conoscenza e avrebbe molti documenti che interessano il potentissimo imprenditore arabo qatariota, presidente di uno dei club di calcio più ricchi al mondo e numero 1 anche dell’ECA (European Club Association), quella al cui vertice c’era Andrea Agnelli, prima che scoppiasse il bubbone della SuperLega (aprile 2021).

 

Questo per dire che il Paris Saint Germain, il club che nel 2011 fu rilevato da Qatar Investment, è al centro di una grande bufera che secondo quanto detto negli ultimi mesi in Francia e in Inghilterra, potrebbe addirittura convincere nei prossimi tempi i qatarioti a spostare il proprio asse sulla Premier League inglese. Il nome di Al Khelaifi è già comparso, sia pure per ora solo come consulente, attorno alle trattative che riguardano la vendita del Manchester United da parte dell’americano Malcom Glazer alla Banca Centrale del Qatar per circa 6 miliardi di sterline. (Dopo averlo pagato 300 milioni nel 2005). Il tutto stando di rimpetto al Manchester City di Guardiola, campione d’Europa quest'anno e dal 2008 proprietà dell’Abu Dhabi United Group di Mansur bin Zayed. Mettiamoci i jack pot giocati dall’Arabia Saudita per fare incetta di altre star del football (Ronaldo, Benzema, Kante, Koulibaly, Firmino, Mendy, Brozovic, Milinkovic, magari anche Pogba) e siamo in pieno “Caravan Petrol”.

 

Ma per quanto la bufera Psg abbia molti fronti (violazioni del Financial Fair Play con una multa di 60 milioni “condizionata” poi a 40, i continui intrecci di interessi tra qatarioti organizzatori degli ultimi Mondiali e la politica) è soprattutto quella tecnica la crisi che spaventa. Di fatto dopo dodici anni il progetto del Psg, che ha investito dal 2011 un miliardo e mezzo sul calciomercato per prendere i migliori calciatori, farli allenare dai più grandi allenatori e vincere tutto a livello internazionale, è fallito. Non solo Champions League non ne sono arrivate, ma ormai è rottura completa con tutte le sue superstar, quelle pagate appunto a caro prezzo per scalare le classifiche del football internazionale.

 

Si pensava, si diceva, si giurava che il Psg di Mbappè-Messi-Neymar fosse il non plus ultra, l’equivalente nel terzo millennio di Didì-Vavà-Pelé o Di Stefano-Puskas-Gento. Ma in sostanza ormai siamo alla liquidazione. Il Psg - partito il dg Jean Claude Blanc, vecchia conoscenza della Juventus pre Andrea Agnelli - ha capito che la collezione di figurine non paga, e dopo una girandola di allenatori - Kombouaré, Ancelotti, Laurent Blanc, Emery, Tuchel, Pochettino, Galtier - si è rivolto a Luis Enrique, considerato un po’ l’alter ego di Guardiola, il suo erede tecnico e filosofico nel Barcellona. Uno insomma con cui ricalcare il percorso stesso di Guardiola. E per quanto possibile, stufi di accontentarsi di vittorie in Ligue 1 (9 campionati sotto la gestione qatariota), rifondare, ricominciare da capo, senza pensare solamente ad un accrocco di supercampioni.

 

Intanto però le parole dei suoi campioni hanno lasciato il segno e ribadito una volta di più che non sempre i soldi significano vittoria. Aiutano certo ma se ne possono anche buttar via a palate concludendo poco o nulla. Lionel Messi ha preferito andarsene a fare il Buffalo Bill a Miami, nella MLS americana. Tanto di soldi ne guadagnerà comunque tantissimi. Un raro caso di “mal adattamento” a Parigi: “Ho dovuto adattarmi a una nuova città difficile per me e per la mia famiglia. Dopo un po’ hanno cominciato a trattarmi diversamente”. Per portarlo a Parigi, il Psg gli aveva promesso 110 milioni netti in tre anni, ma dopo due era già finita.

 

Kylian Mbappé, che fu spinto da Macron addirittura a rinnovare il contratto col Psg, ha avuto una tale quantità di soldi, che è perfino complicato raccontarlo, tali e tante le voci di guadagno. Le Parisien nell’ottobre scorso fece i conti e sintetizzò così: 636 milioni lordi per tre anni. Sono talmente tanti soldi che ora è perfino complicato chiuderlo un contratto così, anche il Real Madrid può avere difficoltà a garantire cifre del genere. Tanto che Mbappé vorrebbe giocare questa stagione col Psg e poi andarsene via il prossimo anno a incasso zero per il club francese. Che non l’ha presa benissimo. Il suo “ho fame di vincere, non voglio partecipare” ha fatto molto arrabbiare il club, che ora vuole rinnovargli un contratto che vada oltre il giugno 2024 oppure venderlo subito. A patto che ci riesca…

 

E infine anche il funambolico Neymar è ormai una stella ampiamente scartata, declinante, possibilmente partente. Il Barcellona: “No, no, no: certo noi non possiamo riprendercelo”. Addosso gli resta il marchio di calciatore da circo. È trascorso dunque il tempo del Psg Lumière. “Les feuilles mortes se ramassent à la pelle, les souvenirs et les regrets aussi”. “Le foglie morte si raccolgono nella paletta, e così pure i ricordi e i rimpianti”.