La storia

Frolla, il biscottificio solidale in cui lavorano ragazzi con disabilità

di Maurizio Di Fazio   30 agosto 2023

  • linkedintwitterfacebook

Una cooperativa sociale, nata nelle Marche grazie a un crowdfunding, offre occupazione a ragazzi con disabilità. E non si ferma alla produzione di dolci

Due anni fa le è stato conferito, a Bruxelles, il «premio Cittadino europeo» per la sua volontà di offrire opportunità concrete di inclusione sociale e lavorativa. Frolla Microbiscottificio, infatti, è una realtà che vede protagoniste figure (anti)storicamente svantaggiate nel mercato del lavoro: 20 dei 27 assunti totali sono, infatti, ragazzi con disabilità. C’è chi soffre di patologie di natura mentale e chi è costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente. L’età media è intorno ai 30 anni. Alcuni sono impiegati a tempo indeterminato, altri fruiscono di contratti di tirocinio specifici.

Una famiglia allargata e sui generis messa in piedi, sotto forma di cooperativa sociale, da due marchigiani: Jacopo Corona (27 anni) e Gianluca Di Lorenzo (41). Uno aspirante pasticciere, l’altro operatore sociale. In principio ci fu un crowdfunding sul territorio: la risposta, l’entusiasmo della gente li convinse a coltivare il loro sogno. Nel corso del cammino, iniziato cinque anni or sono, Gianluca e Jacopo avrebbero poi incontrato e imbarcato nella sfida Silvia Spegne, mamma di un ragazzo diversamente abile.

Pare che i biscotti sfornati da questi operai-pasticceri speciali siano davvero buoni. E nonostante Frolla non sia un’industria vera e propria, ogni giorno vengono confezionati circa 150 sacchetti di dolcetti, farciti di un supplemento d’impegno e passione. Vengono venduti parecchio in loco, a Roma e a Milano, oltre che online. Il quartier generale è a San Paterniano di Osimo, in provincia di Ancona. Di fianco al laboratorio, ha aperto il “Diversamente Bar”: qui i consumatori più assidui del Microbiscottificio, le famiglie con bambini, trascorrono mattinate in compagnia del team in un’atmosfera serena e giocosa.

E non opprimenti sono i turni di lavoro, basati su rotazioni da quattro ore, dal martedì alla domenica. Una maniera progressiva e soft di professionalizzare i ragazzi, introducendoli ai segreti e ai trucchi del mestiere. Mentre il prodotto viene personalizzato: il tipo di vasetto, gli ingredienti, il colore dei nastri sono stabiliti assieme al cliente.

In parallelo, sfreccia sovente, specie d’estate, il “Frollabus”. L’idea sbocciò durante la pandemia per l’impossibilità di tenere alzate le serrande del bar. Il piccolo pulmino, acquistato nuovo tramite una raccolta fondi (da 30 mila euro), prese a girare per le strade e le piazze, le spiagge attrezzate, le fiere e i mercati della regione. Trasportando e servendo ai clienti la “Frolla-colazione in tour”. E a bordo c’erano e ci sono sempre rappresentanti del team.

Non solo biscotti, comunque: Frolla offre pure bomboniere e ultimamente ha sposato il mondo leggendario della cioccolateria. Una mossa che ha consentito l’ingresso nell’organico di altri due ragazzi. Un ulteriore crowdfunding, in corso, sta gettando invece ponti con un’azienda che produce miele. Anche quest’ultima ha sede nelle Marche, segno di una solidarietà orizzontale diffusa. E se non bastasse è nato “Frolla Up”, il primo master dedicato a chi vuole fare impresa nel sociale. E poi il dialogo costante con il terzo settore, un gioco da tavola con Clementoni. Biscotti friabili per un futuro solido. E inclusivo.