L'evento
De Leo Fund media award, L’Espresso vince il premio per una corretta informazione
Nella giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, il riconoscimento a Chiara Sgreccia per l'approfondimento sul tema degli studenti che si tolgono la vita: «Sono segno di un male profondo della nostra società»
«I suicidi tra studenti che non arrivano alla laurea sono il segno di un male profondo della nostra società» è il titolo dell'articolo che ha vinto il De Leo Fund media award, il riconoscimento che l’associazione De Leo Fund, con il sostegno dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dedica ai giornalisti che nei loro elaborati abbiano trattato il tema del suicidio con attenzione e cura, con il fine di promuovere una narrazione scrupolosa e veriteria di un fenomeno sociale complesso. Un’iniziativa che va avanti dal 2018 peri sensibilizzare l’opinione pubblica sull'importanza dell'utilizzo di una comunicazione adeguata.
La premiazione si è tenuta sabato 9 settembre 2023 presso la Sala Anziani del Palazzo Moroni di Padova, durante un convegno organizzato in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.
L’articolo fa parte di una serie di approfondimenti che L’Espresso ha dedicato all'aumento dei casi di studenti che si tolgono la vita schiacciati dalla pressione sociale. In particolare, agli universitari che non sono riusciti a sopportare il peso del “fallimento”. «Il suicidio può essere interpretato come un fenomeno che scaturisce dalla tensione sociale, che in determinati periodi storici è più forte. Quella che si crea tra una meta che viene culturalmente definita come tale, la laurea ad esempio, e le effettive possibilità di raggiungerla può essere un caso. Dietro c’è un’interpretazione utilitaristica dello studio, come strumento per acquisire nozioni e voti, che genera ansia», aveva dichiarato il sociologo Pasquale Colloca, Professore associato del dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna intervistato da Chiara Sgreccia.
«Non c’è mai solo una causa a motivare gesti così estremi come il suicidio. Sarebbe limitante incolpare l’Università ma certamente la pressione sociale che gli studenti vivono tutti i giorni potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Viviamo una società che ci vuole sempre bravi e performanti e questo non è facile da reggere», aveva aggiunto Antonella Curci, ordinaria di Psicologia generale all’Università di Bari e referente del Rettore per il counseling psicologico. Per cui l’isolamento dovuto alla pandemia ha peggiorato la situazione perché ha diminuito la possibilità di costruire relazioni genuine con gli altri.
La serie di approfondimenti fa parte di una battaglia più ampia che il settimanale porta avanti da anni. Per la tutela della salute mentale. Con lo scopo di abbattere gli stereotipi e promuovere il diritto alla salute.