Scuola

«Troppe vacanze estive, il calendario scolastico va cambiato»: la raccolta firme riapre il dibattito

di Chiara Sgreccia   14 settembre 2023

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È una necessità per ridurre le disuguaglianze, sostengono i favorevoli. È solo una risposta per i genitori che non sanno dove parcheggiare i figli, ribattono i contrari. In occasione del rientro in classe si riapre la discussione. La ong Weworld e il duo Mammadimerda lanciano la campagna

Scuola aperta anche d’estate? Per tanti non è possibile. Perché «non è un parcheggio», la scuola non può essere il luogo in cui lasciare i figli quando i familiari sono impegnati. E soprattutto perché «farebbe troppo caldo, le strutture sono fatiscenti, non adatte a garantire una temperatura adeguata all’apprendimento», scrivono sui social gli utenti che nella settimana in cui rientrano in classe gli studenti hanno dato vita a un vivace dibattito su come costruire una scuola che si adatti alle esigenze della società che cambia.

 

Per altri, invece, rimodulare il calendario scolastico sarebbe necessario per ridurre le disuguaglianze che caratterizzano la vita dei bambini fin dai primi anni di infanzia. E, quindi, anche la dispersione scolastica che in Italia è più alta della media europea 11,5 contro il 9,3 dell’Ue, secondo i dati del 2022: « Per rafforzare l’azione educativa, contrastare il disagio degli adolescenti e l’abbandono scolastico, liberare il tempo e le capacità lavorative delle donne, è necessario rivedere il calendario e introdurre il tempo pieno in tutta la scuola dell’obbligo», scrive su twitter il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. 

 

«Per affrontare i mesi estivi ho deciso di non lavorare, rinunciando al mio stipendio. Ho 3 figli e i centri estivi hanno un costo proibitivo. Così la perdita è minore se non lavoro io», racconta, infatti, una delle tante mamme intervistate dall’ong WeWorld che insieme al duo Mammadimerda ha lanciato la campagna e la petizione «Un’estate piena rasa» per far capire al mondo che cosa significa bilanciare in 14 settimane di pausa scolastica la vita lavorativa, il lavoro di cura e i bisogni educativi di bambini e bambini. «Sapete perché abbiamo questo calendario scolastico, con 3 mesi e più di pausa estiva? Perché seguiamo il ciclo del grano. Proprio così, in Italia i nostri figli smettono di andare a scuola i primi di giugno e riprendono verso metà settembre per venire ad aiutarci a raccogliere il grano nei campi», spiega Francesca Fiore di Mammadimerda: «Sappiamo che intervenire sul calendario scolastico è complesso e che sono tanti i dubbi. Ma crediamo che per i bambini e le loro famiglie oggi sia fondamentale parlarne».

 

Anche perché «una pausa estiva così lunga si trasforma di fatto in un enorme moltiplicatore di disuguaglianze: non tutti i bambini hanno la possibilità di partecipare ad attività ricreative e di socializzazione. O di fare le vacanze, un’esperienza di svago ma anche educativa che però nel nostro Paese quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può più permettersi», ricorda Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. «I ragazzi e le ragazze che incontriamo ogni giorno sul territorio di Aversa sono giovani i cui genitori spesso non hanno la capacità, sia economica sia culturale, di organizzare attività in autonomia per stimolare i propri figli e figlie», spiega ad esempio un’educatrice di Aversa, impegnata sul territorio per contrastare la dispersione scolastica e il disagio giovanile: «Sono poche le famiglie che riescono ad offrire esperienze diverse, come anche solo una gita fuori porta o andare a mangiare una pizza».

 

Così nel momento della riapertura delle scuole, quando gli studenti si confrontano in classe e raccontano quanto vissuto durante l’estate e gli insegnanti toccano con mano le conseguenze dei tre mesi di stop, la campagna «Un’estate piena rasa» punta a far arrivare alle Istituzioni le voci delle famiglie che chiedono di costruire un nuovo tempo della scuola. Per garantire un’educazione di qualità a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche, dal contesto urbano di appartenenza. E per fare in modo che le esigenze dei figli si combinino con quelle dei genitori: «l’obiettivo è fare in modo che le scuole restino aperte anche nei mesi di giugno e luglio, con attività diverse da quelle che caratterizzano la didattica tradizionale, rimodulando, di conseguenza, le pause che scandiscono il resto dell’anno. Sarebbe importante introdurre obbligatoriamente il tempo pieno in tutte le scuole frequentate da studenti da 3 fino a 14 anni», si legge nel testo della petizione.