Nuove crociate

«Quello spettacolo è gender»: così i Pro-Vita tentano di censurare la storia contro il bullismo

di Simone Alliva   18 gennaio 2024

  • linkedintwitterfacebook

Una rappresentazione teatrale tratta da un libro scritto dalla drag queen Cristina Prenestina finisce sotto la lente dell'associazione ultracattolica. Che, con le sue pressioni, riesce a impedirne il cameo sul palco. «Ormai siamo alla censura preventiva»

Gender e bambini. È il mix letale che scatena il caos e fa saltare tutto. Lo spauracchio di una fake news (come già raccontato da L’Espresso) e la paura che possa intaccare i più piccoli. Succede già nel mondo. La tv russa pubblica propaganda teorie del complotto sulla comunità LGBTQ+, che minaccerebbe il Natale cristiano con spettacoli drag queen. In America mentre una candidata governatrice repubblicana in Michigan (poi sconfitta) attribuisce all'avversaria democratica la volontà di «indottrinare i nostri bambini con una drag queen in ogni classe», in Texas le cosiddette "drag queen story hour", delle banali letture di fiabe e favole recitate da drag queen nelle librerie per bambini, allo scopo di promuovere accettazione della diversità, vengono prese di mira dai complottisti di Q Anon e fondamentalisti cattolici, così tanto da costringere l’Fbi a militarizzare questi eventi. È una tecnica antica: si prova a infilare vecchie paure ("i gay sono a caccia di bambini") in un calderone nuovo di zecca ("le drag queen corrompono i bambini").  

 

Arriva così anche in Italia. Succede a Roma, dove uno spettacolo che racconta il bullismo ai bambini viene preso di mira da Pro-Vita, l’associazione anti-lgbt e anti-scelta, nota per le campagne anti aborto e la battaglia per l'obbligo di ascolto del battito del feto per le donne che vogliono interrompere la gravidanza. Nino il t-rex, spacciato dai fondamentalisti cattolici come Uno spettacolo d’ispirazione gender per bambini a Roma” è in realtà ispirato a una favola illustrata edita dalla casa editrice Settenove e scritta da Francesco Pierri (in arte Cristina Prenestina), che racconta il bullismo e i bulli stessi esclusi anche loro. “Nino – un tirannosaurus rex – è il più bullo dei bulli e passa le sue giornate a spaventare e intristire gli esseri della foresta. [..] è terribile, ma forse, a osservarlo bene, non è così cattivo come sembra, è solo arrabbiato e invidioso per non aver mai ricevuto un abbraccio caldo e amorevole”. Questa è la storia in sintesi.  

 

La locandina dell'evento

 

Non c'è sesso e corruzione di bambini. La favola è stata adatta da Giorgio Volpe ed è andata in scena per tutta la settimana di mattina con la partecipazione delle scuole al Teatro delle Maschere di Roma. Inaccettabile per Pro-Vita che denuncia: «Il teatro è sostenuto tramite contributi pubblici non solo dal Comune di Roma, ma anche dal Ministero della Cultura». Una condizione comune a tutti i teatri. E forse per questo qualcosa si inceppa, come denuncia a L’Espresso Francesco Pierri: «La domenica è previsto lo spettacolo serale, aperto a chiunque. Non solo ai bambini. La proprietaria, immagino spaventata dalle pressioni di Pro-Vita, ha chiamato il regista dicendo: l'autore Francesco Pierri può venire ma non nei panni di Cristina Prenestina. Eppure sul palco è previsto proprio un cameo di Cristina Prenestina per chiudere con un semplice: “è vissero felici e contenti". Nel 2024 in uno spettacolo teatrale con uomini vestiti da dinosauri e unicorni, l’idea che un uomo vestito da donna faccia scalpore è qualcosa che non si può immaginare. Capirei se il teatro decidesse di non mandare in scena l'intero spettacolo. Ma dire, a teatro, di sera, non va bene un uomo in parrucca è paradossale. E poi cosa? Prossimamente su pressioni di Pro-Vita vieteranno l'ingresso alla comunità Lgbt?».

 

L'ordine della proprietaria ha portato inizialmente la compagnia ad annullare lo spettacolo, già sold out. Una conseguenza che costringerebbe, per contratto, la compagnia di produzione teatrale Giù di Su per Giù a rimborsare il teatro dei biglietti incassati: «Non me la sento di far annullare lo spettacolo alla compagnia. Chi non vorrà non andrà a vederlo, naturalmente, e chi lo vedrà potrà in ogni momento giudicarlo pessimo. Quel che è davvero inammissibile - spiega Pierri - è la crociata, la censura preventiva. Siamo arrivati a questo?».  

«La mia responsabilità» spiega il regista Giorgio Volpe, «sta nel non averlo messo nero su bianco. Questo, dovuto anche al fatto, che in un’altra ospitata di Giù di Su per Giù - teatro (dove ospitammo l’autrice con annesso firmacopie) non ce n’era stato bisogno. Le ragioni del teatro sono state le seguenti: Non possiamo presentarla, in quanto non presente in nessuna comunicazione ufficiale. Per tutelare quella fetta di pubblico che non ne era al corrente. Penso, che se non fosse stato per un articolo diffamatorio ai danni della Compagnia e del teatro da parte di ProVita, tutto questo non sarebbe successo (o forse sì?)».  
 

Dal Teatro Le Maschere di Roma, l'ufficio stampa sottolinea che «Sul palco durante il mattinè nessuna drag queen era prevista». Ma sull'intervento finale la presenza di Cristina Prenestina era chiara e sponsorizzata, come dimostrano i post della compagnia teatrale. Raggiunta da L'Espresso, la direttrice Carla Martini si sfoga: «Non so cosa sia questa drag queen. Non sono cattolica, sono una persona molto attenta anche a Natale, ci tengo affinché tutto sia molto laico e neutrale. Questo spettacolo è stato deciso a fine maggio e il regista non ha mai fatto menzione di questa persona (Cristina Prenestina ndr)». Ma perché non va bene? «Perché una scelta ideologica che non posso accettare da direttrice artistica. Non posso accollarmi questa responsabilità. Le mie battaglie sono altre». Le pressioni di Pro-Vita hanno inciso su questa scelta: «Sono 30 anni che vado avanti con i miei soldi. Questo teatro è rimasto aperto anche durante il Covid, pagavo tutti per non mandarli a ramengo. Questa di Pro-Vita sì, è una minaccia. Ma non butto tutto a mare per una drag queen».