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Trascinata in catene come un cane: ora il governo si è accorto di Ilaria Salis. Convocato l'ambasciatore ungherese

di Simone Alliva   30 gennaio 2024

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Biden promette di rispondere all'Iran. Prodi: "Centrodestra forte manca l'alternativa". Musk annuncia l'installazione del primo chip Neuralink su un paziente umano. Le notizie del giorno I fatti da conoscere

Ilaria Salis in aula in catene. "Trascinata come un cane". Tajani convoca l'ambasciatore
In aula in catene per tre ore e mezzo. Un'immagine choc quella di Ilaria Salis all'udienza del processo in Ungheria dove la 39enne milanese è detenuta da quasi un anno. «Una immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni ma vederla ci ha fatto davvero impressione", ha riferito all'Ansa Eugenio Losco, uno dei suoi avvocati presenti in aula. Poi la rabbia del papà Roberto: «Mia figlia viene trattata come un animale».

Il ministro Nordio, davanti a quella che definisce «una fotografia molto dura», spiega: «Ci stiamo attivando attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta». Salis intanto dovrà rimanere ancora a lungo in cella, visto che la prima udienza si è chiusa e subito è stata aggiornata al 24 maggio. Lei, accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese, si è dichiarata non colpevole. Scelta diversa per un altro coimputato tedesco, che si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 3 anni di reclusione.

Questa mattina è stato convocato l'ambasciatore ungherese in Italia alla Farnesina per capire perché non vengano rispettate alcune regole fondamentali sui detenuti, ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani a "Radio anch'io" su Radio Rai 1. «Credo che in quest'occasione si sia ecceduto e il nostro ambasciatore d'Italia in Ungheria andrà oggi al ministero per protestare. Vedremo se si potranno ottenere gli arresti domiciliari» e «trasferirla in Italia», ha detto Tajani. Per ottenere l'estradizione «deve essere prima messa agli arresti domiciliari», ha aggiunto. «Il governo italiano sta facendo tutto in suo potere per far rispettare le regole», ha detto il ministro. «Convocare un detenuto in quella maniera mi sembra che sia fuori luogo e manca di rispetto alla nostra civiltà giuridica: il rispetto della persona, anche del detenuto, deve esserci», ha spiegato Tajani. 

 

Joe Biden promette di rispondere all'Iran, rischio escalation 
Nuovo e cruciale dilemma per Joe Biden, riunitosi nella Situation Room della Casa Bianca con il suo team della sicurezza nazionale per decidere quale tipo di rappresaglia lanciare dopo la morte di tre soldati americani - i primi dall'inizio della guerra a Gaza - nell'attacco su una postazione Usa in Giordania, attribuito a "gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq". Da un lato il presidente deve difendersi dagli attacchi di Donald Trump e dalle pressioni dei falchi repubblicani, che minano la sua campagna elettorale dipingendolo come un commander in chief "troppo debole" e chiedendogli di colpire direttamente Teheran. Ossia lo sponsor politico, finanziario e militare di tutte le milizie ribelli che in meno di quattro mesi hanno sferrato almeno 160 attacchi con droni e razzi contro truppe americane in Iraq, Siria e Yemen (in totale una settantina i feriti), senza contare quelli di Hezbollah in Libano contro Israele.

Biden è nel mirino anche per il fallimento delle difese aeree, che pare non siano riuscite a intercettare il drone nemico perché confuse dal suo avvicinamento al target mentre un drone americano stava rientrando alla base poi colpita. Dall'altro il leader dem deve evitare il rischio di una escalation di quella che molti considerano già una guerra d'attrito a bassa intensità con l'Iran e del conflitto a Gaza, cosa che rischierebbe di infiammare il Medio Oriente, terremotare l'economia mondiale e compromettere la sua rielezione alla Casa Bianca.

«L'America risponderà, nel momento e nel modo che sceglieremo», ha promesso Biden. E la risposta sarà «molto consequenziale», ha assicurato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby, spiegando che il presidente sta valutando «diverse opzioni» ma sottolineando che «non cerchiamo una guerra con l'Iran né un allargamento del conflitto in Medio Oriente».

«Il presidente e io non tollereremo attacchi alle forze statunitensi e prenderemo tutte le azioni necessarie per difendere gli Stati Uniti e le nostre truppe», ha avvisato anche il segretario alla Difesa Lloyd Austin, tornato al Pentagono a un mese dall'intervento per un cancro alla prostata. Finora gli Usa hanno replicato con limitati attacchi aerei, ma ora non è facile per la Casa Bianca decidere una risposta più forte contro quella che sulla carta è ancora una 'proxy war', una guerra per procura. Il raid è infatti stato rivendicato dal gruppo Resistenza islamica in Iraq (coalizione di milizie sciite filo-iraniane), mentre Teheran respinge ogni accusa di coinvolgimento sostenendo che "i gruppi di ribelli nella regione stanno rispondendo ai crimini di guerra e al genocidio del regime sionista e non prendono ordini dall'Iran".

C'è chi ricorda come gli Usa non bombardarono la Cina o l'Urss per il loro coinvolgimento nelle guerre in Corea e Vietnam, così come Mosca non attaccò Washington per il suo sostegno alla resistenza afghana contro l'Armata Rossa, né sta attaccando gli Stati Uniti e i Paesi Nato per il loro supporto a Kiev. Persino Donald Trump nel 2019 decise all'ultimo momento di non colpire Teheran dopo l'abbattimento di un drone di sorveglianza Usa, seguendo la convinzione dei suoi predecessori che una guerra con l'Iran sarebbe pericolosa e destabilizzante per tutti. Un bombardamento in Iran potrebbe avere un effetto terremoto, dai traffici petroliferi nel golfo di Hormuz a quelli commerciali sul Mar Rosso (con gli Houthi che già imperversano) sino agli Hezbollah, capaci di aprire un nuovo fronte contro Israele.

Certo, la soluzione migliore per Biden sarebbe riuscire a convincere o costringere il premier israeliano Benyamin Netanyahu a un cessate il fuoco. Ma nel frattempo deve mostrare i muscoli per far vedere che l'Iran non può restare impunito. Un'opzione sul tavolo, insieme a nuove sanzioni economiche mirate - oltre quelle annunciate oggi insieme a Londra -, sarebbe colpire gli operativi iraniani: in particolare delle forze iraniane al-Quds in Yemen, Iraq, Siria e Libano, come fece Trump con il generale Soleimani. Ma richiederebbe tempo e Biden ne ha poco.

 

Romano Prodi: «Centrodestra forte manca l'alternativa. Conte decida dove stare» 
«Secondo una recente analisi, l'Italia è uno dei pochi Paesi, se non l'unico, in cui lo stare al governo non danneggia i partiti che lo sostengono. Questo accade perché non c'è un'alternativa concreta. Non appena ci fosse, comincerebbe l'erosione». Lo afferma Romano Prodi una intervista al Corriere della Sera nella quale esprime le sue preoccupazioni riguardo l'operato del governo come «il non volere affrontare la questione del debito a causa del legame troppo stretto con categorie che perderebbero i loro privilegi. O il regionalismo differenziato. O le decisioni sulle partite Iva. Più qualche riflessione sul futuro, a proposito di quella riforma del premierato che andrebbe a minare i poteri del presidente della Repubblica con rischi di pericolose derive».

Interrogato sul piano Mattei risponde: «Questo è, finora, soprattutto un piano per l'energia. E da solo non sarebbe determinante, anche solo per la scarsità delle risorse. Serve oggi un progetto più ampio portato avanti dall'Europa intera. Da sola l'Italia può fare ben poco per fronteggiare la forte penetrazione sistemica, in Africa, della Cina in campo economico e della Russia in campo politico. Non so quanto in accordo tra loro».

L'Europa, con Ursula von der Leyen, ha messo la faccia sul Piano. «Questa attenzione della presidente della Commissione Ue per l'Italia è straordinariamente intensa e profonda». C'entrano anche le prossime elezioni europee e la possibilità che popolari e socialisti possano avere bisogno dell'aiuto dell'Italia? «La premier italiana sta diventando una sorta di polizza di assicurazione per von der Leyen in caso di incidente elettorale». L'ex premier, su Elly Schlein, poi afferma: «È nella situazione più difficile in cui si possa trovare un leader. Per sciogliere nodi complessi serve tempo». E di se stesso dice di sentirsi rispetto al Pd come «un nonno che può somministrare affetto, non influenza e comando». Inoltre su Giuseppe Conte come possibile alleato del Pd con il M5S sottolinea: «Tutto è possibile perché Conte deve ancora decidere dove sta».

 

Liliana Segre al New York Times: «Temo di aver vissuto invano»
«Temo di aver vissuto invano: perché avrei sofferto per 30 anni a condividere fatti intimi della mia famiglia, del mio dolore, della mia disperazione. Per chi? Perché?». Lo ha detto la senatrice a vita e sopravvissuta all'Olocausto Liliana Segre in un'Intervista al New York Times, parlando della recrudescenza dell'anti-semitismo. L'Intervista, realizzata dal corrispondente del quotidiano americano Jason Horowitz nella casa milanese della senatrice, fa parte di un lungo profilo a lei dedicato. «Questo non è nuovo», ha aggiunto Segre chiedendosi se è vissuta così a lungo da veder la storia che si ripete.

 

Elon Musk: «Neuralink ha installato il primo impianto cerebrale»
Elon Musk ha annunciato che la start-up Neuralink, da lui co-fondata, ha impiantato domenica scorsa il suo primo impianto cerebrale in un paziente, un'operazione già effettuata in diverse occasioni da altre aziende e ricercatori. Lo riferisce il sito di Le Figaro. Con sede a Fremont, in California, alla periferia di San Francisco, Neuralink ha ricevuto il via libera dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense a maggio. Il suo impianto, delle dimensioni di una moneta, è già stato inserito nel cervello di un macaco, che è riuscito a giocare al videogioco "Pong" senza controller o tastiera.

«I primi risultati mostrano un'attività neuronale promettente», ha scritto Elon Musk su X (ex-Twitter), a proposito dell'impianto. Fondata nel 2016, Neuralink è tutt'altro che la prima a installare un impianto cerebrale, noto anche come interfaccia cervello-macchina (BMI), su un essere umano. A settembre, l'azienda olandese Onward ha annunciato di aver testato l'accoppiamento di un impianto cerebrale con un altro che stimola il midollo spinale, con l'obiettivo di consentire a un paziente tetraplegico di riacquistare la mobilità.

Nel 2019, i ricercatori dell'istituto Clinatec di Grenoble hanno presentato un impianto che, una volta applicato, consentirebbe a una persona tetraplegica di animare un esoscheletro e di muovere le braccia o spostarsi. Neuralink ha recentemente raccolto circa 323 milioni di dollari dagli investitori in due tranche, ad agosto e novembre. Neuralink afferma di voler far camminare di nuovo i pazienti paralizzati, ma anche di voler restituire la vista ai ciechi e persino curare malattie psichiatriche come la depressione. L'ambizione di Elon Musk è anche quella di rendere il suo impianto disponibile a tutti, per migliorare la comunicazione con i computer e, a suo avviso, contenere il "rischio per la nostra civiltà" rappresentato dall'intelligenza artificiale.