Dopo l'allarme di questi giorni sulla qualità dell'aria nella Pianura Padana, il sindaco di Milano e gli assessori regionali si difendono dicendo che sono stati investiti 19 miliardi per ridurre l'inquinamento. Ma la Corte, dati alla mano, li smentisce

L'aria che si respira in Pianura Padana è tra le aree più inquinate al mondo. Non è una novità, ma da giorni se ne parla perché Milano (e la Lombardia) sono in testa alla classifica delle metropoli più inquinate al mondo secondo il sito svizzero IQAir. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha respinto al mittente le critiche. Mentre la Regione Lombardia si trincera dietro numeri e cifre di investimenti e quattrini spesi per ridurre l'inquinamento atmosferico. Proprio l'assessore regionale lombardo all'Ambiente, Giorgio Maione, nei giorni scorsi ha snocciolato i numeri degli investimenti: «Negli ultimi 20 anni le misure adottate dalla Regione Lombardia, gli investimenti fatti dalle imprese e i comportamenti virtuosi dei cittadini hanno portato a una riduzione del 39 per cento delle concentrazioni di Pm10 e del 45 per cento delle concentrazioni di biossido di azoto. Il 2023 è stato l'anno in cui è stata registrata la qualità dell'aria migliore di sempre in Lombardia».

 

Insomma, tutto a posto. La Regione spiega inoltre di aver investito 19 miliardi di euro negli ultimi cinque anni su politiche legate al miglioramento delle condizioni ambientali e al contrasto dei cambiamenti climatici. In realtà, in base a uno studio commissionato dalla stessa Regione Lombardia, si scopre che la situazione nel Nord Italia è drammatica, anche per colpa dell'immobilismo delle istituzioni. E che il piano per migliorare la qualità dell'aria è inconcludente. Non lo diciamo noi, ma una sentenza della Corte di Giustizia europea.

 

Il documento “Politiche per contrastare l'inquinamento atmosferico da fonte agricola” recentemente realizzato dal Comitato Paritetico di Controllo e Vigilanza della Commissione consigliare Ambiente e Protezione Civile, quindi un organo della Regione, spiega che sulla base delle attuali regole europee, la Corte di Giustizia europea il 12 maggio 2022 ha emanato una sentenza che critica severamente il Pria, cioè il Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell'Aria della Lombardia. Nel documento c'è scritto: «Si tratta di una sentenza che accoglie il ricorso della Commissione Europea contro la Repubblica Italiana "a causa dell’inosservanza sistematica e continuata del valore limite annuale fissato per il biossido di azoto (NO2)", un gas irritante per l'apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti e, nei casi più gravi, edemi polmonari e decesso. Diversi agglomerati lombardi sono coinvolti nell'inadempienza.

 

In primo luogo, la Corte nega rilevanza al tradizionale argomento circa le caratteristiche fisiche sfavorevoli della Val Padana. La logica dei giudici muove nella direzione opposta: in presenza di situazioni che non permettono la dispersione degli inquinanti, i decisori sono tenuti a ricorrere a misure più severe, e non ad invocare circostanze eccezionali: "Le caratteristiche topografiche e climatiche che potrebbero presentare le zone interessate dal presente ricorso non sono tali da esonerare lo Stato membro interessato dalla responsabilità del superamento dei valori limite fissati per il NO2, ma, al contrario, costituiscono fattori che devono essere presi in considerazione nel contesto dei piani per la qualità dell’aria che tale Stato membro deve, ai sensi dell’articolo 23 di tale direttiva, elaborare per tali zone o agglomerati al fine di raggiungere il valore limite nell’ipotesi in cui tale valore sia superato"».

 

Ricapitolando, mentre la Regione e il Comune di Milano - e a fronte di dati inequivocabili dell'inquinamento dell'aria, dicono che va tutto bene -, la Corte di Giustizia Europea bacchetta l'Italia perché in Val Padana l'aria è super inquinata e che non è possibile nascondersi dietro la foglia di fico della morfologia territoriale della valle, che impedisce all'inquinamento di andarsene velocemente. Anzi, dice la Corte, che si rifà a un ricorso della Commissione Europea contro l'Italia, proprio perché è noto che esistono delle difficoltà orografiche nella gestione dell'inquinamento, la Regione Lombardia e lo Stato Italiano dovrebbero fare di più per tutelare la salute dei cittadini ed evitare di rendere l'aria irrespirabile.

 

La ricerca commissionata dalla Regione, nonostante le buone intenzioni dell'assessore Maione, prosegue, entrando nel dettaglio delle politiche per la qualità dell'aria, i Pria, e definendole inconcludenti. Leggiamo: «Sulla base di questo principio, la sentenza procede ad esaminare i Pria di Regione Lombardia, per criticarne l'inconcludenza, dato che "tali dati non consentono sempre di stabilire quale sia il loro scadenzario o l’impatto di tali misure sul miglioramento della qualità dell’aria previsto: nella Regione Lombardia, dette misure prevedono interventi che richiedono la decisione e la valutazione di altre autorità, come i comuni interessati dal superamento dei valori limite fissati per il NO2, oppure interventi tecnici, come l’intermodalità dei trasporti o la realizzazione di nuove infrastrutture. Si tratta, dunque, di misure i cui effetti concreti sulla riduzione del NO2 si produrranno, di regola, molto tardivamente». Dunque, per prima cosa le misure per contrastare l'inquinamento atmosferico sono contorte e farraginose. Secondariamente, prosegue il report: «Le misure previste in tutti questi nuovi piani non sono idonee a consentire che il periodo di superamento dei valori limite fissati per il NO2 sia il più breve possibile, poiché producono i loro effetti solo diversi anni dopo la registrazione del primo superamento del valore limite annuale fissato per il NO2 nelle zone interessate dal presente ricorso». Terza cosa: «Tali misure sono state emanate più di sette anni dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di prevedere misure appropriate che consentano di porre fine a detti superamenti nel periodo più breve possibile».

 

Infine, conclude il dossier, che ricordiamo è stato commissionato dalla stessa Regione, non c'è un intervento tempestivo da parte dello Stato per invertire la rotta. Ma secondo il comune di Milano e la Regione, in Lombardia si respira benissimo e va tutto bene.