La denuncia dell'associazione Antigone: raggiunto il numero più alto negli ultimi dieci anni a causa delle nuove disposizioni che permettono la custodia cautelare in carcere per i crimini commessi dai giovani

Sono già i 500 minori detenuti in Italia a gennaio 2024: sono i primi 'effetti negativi' del Decreto Caivano - introdotto dopo gli stupri delle cuginette al Parco Verde - secondo il settimo rapporto dell'associazione Antigone sulla giustizia minorile, dal titolo 'Prospettive minori'. Un aumento record - sottolinea la Onlus - che non si raggiungeva da oltre dieci anni e "frutto" del provvedimento adottato a settembre, con il quale il governo Meloni ha esteso l'applicazione della custodia cautelare in carcere per i crimini commessi dai giovani.

 

Se gli ingressi nei carceri minorili nel 2021 sono stati 835, nel 2023 "ne abbiamo avuti 1.143, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni", sottolinea il report. Nel dettaglio, al 15 gennaio 2024 i ragazzi, minori e giovani adulti reclusi nei 17 Istituti penali per minorenni del nostro Paese sono 496. Le donne sono 13, il 2,6% dei presenti, mentre gli stranieri 254, il 51,2%, dunque più della metà. L'istituto con più presenze è il Beccaria di Milano, con 69 ragazzi, quelli con meno detenuti sono invece Quartucciu, in Sardegna, che conta 8 ragazzi, e Pontremoli in Toscana, unico Ipm interamente femminile, con 8 ragazze.

 

La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi - sottolinea il rapporto di Antigone - è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare. «Altro effetto del decreto - si legge nel documento - è la notevole crescita degli ingressi in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, e in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60% dei presenti, mentre due anni fa - viene evidenziato - la situazione era esattamente invertita».

 

In carcere minorile si finisce soprattutto per reati contro il patrimonio (55,2%): il più ricorrente è la rapina, che pesa per il 30,5% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in Iom nell’anno, seguito dal furto con il 15,1%. I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in Ipm nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l'8,6%. Secondo l'analisi di Antigone «l'aumentata possibilità introdotta dal Decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli Ipm alle carceri per adulti sta facendo vedere i propri effetti, con danni enormi sul futuro dei ragazzi».

 

L'aumento delle pene e la possibilità di disporre la custodia cautelare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti, in particolare, «continuerà a determinare un grande afflusso di giovani in carcere anche in fase cautelare», e questo anziché intervenire sui servizi per la tossicodipendenza e sull’educazione nelle scuole. Un «passo indietro illusorio» - afferma l'associazione - perché «punire per educare è una politica perdente». Tra le soluzioni proposte, è «indispensabile», invece, una maggiore integrazione fra i servizi, con un'attenzione particolare al fine pena, un rafforzamento degli interventi di bassa soglia per la salute mentale e le dipendenze e un potenziamento comunità private, in particolare per i minori stranieri non accompagnati.