Ho visto cose

Non dimentichiamoci che brutta tv è stata quella di Barbara D'Urso

di Beatrice Dondi   11 marzo 2024

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Barbara D'Urso

Il ritorno in Rai della conduttrice fuoriuscita da Mediaset sarebbe gradito a molti. Soprattutto a chi finge di avere la memoria corta

Si arricchisce a vista d’occhio il nuovo vocabolario dei fuoriusciti televisivi e per Barbara D’Urso, Mediaset si trasforma in “un altro luogo”. Quel posto indefinito dove per 23 anni ha concimato un sottobosco televisivo di cui ancora oggi si pagano le amare conseguenze. «Non ho ancora elaborato il “lutto”. Ho ancora il dolore di quello che mi è accaduto e della modalità in cui in maniera terribile sono stata strappata da quella che era la mia vita in un altro luogo che mi ha dato tanto». Sobria, misurata, addolorata dentro e fuori, Barbara D’Urso si è presentata nello studio di “Domenica In “con un linguaggio da tragedia greca, lacrime comprese, come colei che ha dato la vita all’azienda di Piersilvio Berlusconi. E che proprio da lui, core ingrato, è stata liquidata senza un vero perché. Ho dato la vita, sono stata strappata, il dolore è ancora qua. 

Eppure, le parole sono importanti come diceva qualcuno. E a ripercorrere velocemente quei sedici anni filati passati in diretta sotto il sole delle telecamere di Canale 5, ci si rende facilmente conto che quel linguaggio con cui condiva le storie nei suoi innumerevoli studi era esattamente lo stesso usato nell’intervista di Mara Venier. 

Un mix bilanciato di tormento e di estasi, condito di enfasi, di precipizi, di buio, di cuori spezzati e soprattutto quel desiderio di lasciare a casa il senso della misura come punto d’onore personale. Nei giorni successivi qua e là sono sbucati parecchi commenti solidali con la ex signora della Domenica (live) che auspicavano un suo lieto rientro in Rai dove aveva debuttato a soli 19 anni, in nome del suo indiscutibile professionismo e soprattutto della sua ferrea resistenza fisica. Una fiction, la nuova edizione di Carramba che sorpresa, un etto di mortadella, quel che è, va bene tutto, torna Barbara, torna, col cuore. 

Tra smentite ufficiali e teste che annuiscono, si dimentica però che ogni viaggio porta con sé un bagaglio. Costituito negli anni da ex pm a confronto con ex fidanzati, litigi furibondi, pappagalli che svolazzano, chirurgie plastiche esposte come Sindoni, baccelloni sferici da cui uscivano trifidi parlanti animati dalle peggiori intenzioni, matrimoni tra neomelodici e vedove di boss, dietologi presunti e una serie talmente sconfinata di altri pseudo orrori da far quasi passare in secondo piano le memorabili mani giunte per la preghiera con Matteo Salvini. Insomma, che il servizio pubblico accolga le figliole prodighe è un conto, ma che apra anche le sue valigie è un altro. E il rischio ha un costo assai salato.

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DA GUARDARE 
Shōgun (Disney+) ovvero il Giappone del ‘600, le lotte feudali, il desiderio, le armi e gli amori. Difficile credere che la nuova versione del bestseller di James Clavell possa reggere il confronto con la serie interpretata da Toshiro Mifune. Invece il kolossal in dieci episodi funziona anche in versione contemporanea.

MA ANCHE NO
Un ragazzo incontra una ragazza. Praticamente l’avvincente serie Sky “Un amore” ha lo stesso spessore del tormentone sanremese, solo che è raccontato in sei episodi. Stefano Accorsi e Michaela Ramazzotti sotto i portici di Bologna, tre espressioni e lo spauracchio di una seconda stagione.