Sport e immobiliare

Nuovi stadi per Inter e Milan, il bluff è al capolinea: rispunta il progetto San Siro

di Gianfrancesco Turano   7 marzo 2024

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Lo stadio San Siro

Di fronte a una spesa da un miliardo a testa le società riconsiderano l’ipotesi ristrutturazione del vecchio Meazza con 300 milioni. Perché comunque vada sarà un affare sia per loro sia per l’impresa edile Webuild

Di bluff in bluff il nuovo stadio di Inter e Milan torna più o meno al punto di partenza di cinque anni fa, quando i club presentarono il progetto di fattibilità al Comune guidato da Beppe Sala con la minaccia: o così o ce ne andiamo. Sì, ma dove? Il gioco dell’oca dettato dal presidente rossonero Paolo Scaroni e dall’ad nerazzurro Alessandro Antonello, facente funzione del proprietario Steven Zhang, che dallo scorso luglio è impedito di lasciare il patrio suolo cinese, si è smarrito fra le aree di nuovo nebbiose di Sesto San Giovanni, San Donato Milanese e Rozzano, dove il derby per eccellenza avrebbe rotto l’unità aristotelica di luogo iniziata a settembre 1926 nel giorno dell’inaugurazione di San Siro, anno IV dell’Era Fascista.

 

Rispetto al 2019 la differenza importante, frutto di una rara alleanza bipartisan di politici e comitati civici, è che non ci sarà un abbattimento devastante sul piano ambientale. Non ci saranno nemmeno le cubature aggiuntive da abbuffata immobiliare. Ma l’affare rimane appetitoso sia per i signori del real estate che dominano Milano ben più della Madonnina, sia per le squadre che hanno bussato alla porta del primo costruttore italiano Webuild per cavarsi dal vicolo cieco. È bastato rivolgersi a Massimo Ferrari, direttore finanziario del gruppo guidato da Pietro Salini, romano e milanista ma soprattutto ex consigliere d’amministrazione dell’Ac Milan fino al settembre 2022, all’inizio dell’era di Gerry Cardinale.

 

Adesso ci sono tre mesi per studiare formule e modalità. Sala è disposto a varie soluzioni, dal rinnovo della concessione alla vendita a prezzo in verità abbastanza vile visto che si è parlato di 100 milioni in 99 comodissime rate, fino alla cessione dei diritti di superficie sul modello applicato dal Comune di Torino alla Juventus nell’area dove sorgeva il Delle Alpi.

 

La prima eliminatoria decisiva è fissata il 14 marzo quando il Tar dovrà pronunciarsi sul ricorso del Comune contro la Soprintendenza, che lo scorso agosto si è espressa in modo favorevole riguardo al vincolo storico sul secondo anello del Meazza. Ma il percorso sembra avviato con decisione verso la soluzione della ristrutturazione per tappe, con le squadre che continueranno a utilizzare l’impianto durante la stagione agonistica e i lavori che saranno accelerati nel trimestre di pausa dalle competizioni.

 

Giulio Fenyves, architetto dello studio Arco Associati impegnato in prima linea sul progetto nuovo San Siro e contattato lo scorso autunno dal consigliere forzista Alessandro De Chirico, si mostra rassicurante. «Oggi lo stadio ha una capienza teorica di quasi 90 mila posti ma per motivi di sicurezza ce ne sono 75 mila», dice all’Espresso. «Noi vogliamo tenere la capienza a 75 mila aumentando la comodità delle sedute. Il quarto anello, ricavato fra il primo e il secondo, è l’apice di un nuovo modello che mette al centro lo spettatore-cliente, che dalla poltrona potrà ordinare dalla maglietta alla birra attraverso un visore. Ma San Siro non è una cattedrale nel deserto e bisognerà pensare al quartiere in modo organico con aree destinate al verde e alle funzioni collettive».

 

Altro elemento qualificante sarà la sostituzione della cancellata esterna alta sette metri, modello carcere di massima sicurezza, con un edificio in spessore capace di accogliere negozi, palestre, uffici, sale stampa, biglietteria e ristoranti. Fenyves stima i lavori in 300 milioni di euro fra i 235 milioni di opere, i costi professionali e l’Iva.

 

Naturalmente il binomio Arco-Webuild, che non è ancora tale perché il costruttore non ha formalizzato il suo interesse per il progetto, deve passare per una gara. Ma in Italia nessuna impresa ha voglia di fare il braccio di ferro con Webuild che, anche grazie alla presenza del socio pubblico Cdp, fa il bello e il cattivo tempo sulle principali opere pubbliche nazionali, dal ponte sullo Stretto a scendere. Chi vorrà potrà scegliere la strada dell’alleanza in consorzio. L’unico avversario ipotizzabile, considerando che i nerazzurri sono controllati dalla Suning di Nanchino, è qualche grande costruttore cinese nel genere di China railway, comparsa dodici anni fa per lo stadio dell’Inter ancora morattiana. Ma nella Repubblica popolare sia Suning sia il mondo dell’edilizia si stanno confrontando con la crisi del settore avviata dal crac Evergrande e non è detto che la stessa Inter appesantita dai debiti non sia venduta da qui a fine stagione.

 

Quanto meno, il rinnovo di San Siro dovrebbe mettere fine agli equivoci sulle soluzioni nell’hinterland. Se i tempi del Meazza rinnovato saranno lunghi, lo stesso varrebbe per gli impianti fuori porta. Nel documento del 24 gennaio 2024 la giunta di San Donato scrive: «L’intervento richiede una sostanziale e rilevante azione di adeguamento della rete di infrastrutture attualmente presenti sia in termini di viabilità (tangenziali e viabilità urbana/extra-urbana), di aree sosta (parcheggi esistenti; di nuova realizzazione; convenzionati), di mobilità dolce (piste ciclabili e percorsi pedonali), di trasporto locale, di trasporto ferroviario (Ferrovie dello Stato, Trenord), di collegamento con aeroporto di Linate». Altro che sei-otto anni. Ce n’è per vent’anni di lavori mentre il Meazza è già servito da strade, tram, bus e due linee metropolitane.

 

In quanto alla cifra di 40 milioni di euro che il Milan avrebbe speso l’8 giugno 2023 per acquisire Sportlifecity, piccola immobiliare che ha in portafoglio i terreni di San Donato ed è controllata da Cassinari&partners, la notizia non trova riscontro.

 

Non esiste traccia di valori simili né nei bilanci del club né in quelli di Sportlifecity. L’unico esborso reale registrato è di 3 milioni di euro a titolo di finanziamento infruttifero versati dal Milan a Sportlifecity con scadenza al giugno 2026. Il bilancio dell’immobiliare prima dell’acquisizione (8 giugno 2023) segnava fabbricati e terreni a un valore di libro di 98 mila euro oltre a una fattura da 20 mila euro pagata dal Milan nel 2022 per uno studio di fattibilità dello stadio che dovrebbe costare 1,1 miliardi di euro.

 

Il consolidato dell’Ac Milan chiuso al giugno 2023 dichiara che l'azionista di maggioranza, ACM Bidco Bv, «ha effettuato un versamento in conto futuro aumento di capitale di 40 milioni di Euro, necessari per coprire spese ed investimenti relativi al progetto "Nuovo Stadio" e per il rafforzamento patrimoniale dell’Ac Milan». Nuovo stadio non significa San Donato e i 40 milioni possono servire anche ad altro. Quanto all’Inter a Rozzano, come del Milan a Sesto, semplicemente non se ne parla più. La vera partita adesso può incominciare.