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Che noia i campioni mondiali di italianità di Edoardo Sylos Labini

di Beatrice Dondi   4 aprile 2024

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Edoardo Sylos Labini

Dopo anni di egemonia culturale di sinistra ecco il programma su d’Annunzio, Guareschi, Marinetti e Mazzini. Ma per una tv vivace l'amor patrio a volte non basta

Non piacerà ai trinariciuti, i radical chic della sinistra lo odieranno, i dem perderanno il sonno. Questo era stato scritto da certa stampa, prevenuta giusto un filo, alla vigilia della messa in onda del programma di Edoardo Sylos Labini dedicato ai quattro maschi campioni del mondo di italianità, d’Annunzio, Marinetti, Guareschi e Mazzini. In realtà “Inimitabili”, neonata seconda serata sulla terza rete non ha scosso alcun animo, e non solo perché a dire il vero l’hanno vista in pochi. 

Ma soprattutto perché la televisione che è stata offerta a quei 247 mila spettatori sintonizzati su Rai Tre per godere delle gesta del Vate, è stata quella dei tempi andati, quella per capirci con le immagini virate in seppia, con due foto del poeta stampate su ogni libro di scuola ma che in un furor autoriale vengono girate e rigirate giusto per fare numero. E poi la voce fuori campo, la recitazione dei passi con temperamento focoso, la visita davanti ai luoghi frequentati dal protagonista e persino le interviste agli esperti (Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Scaraffia e altri nomi di pregio) seduti sulla sedia mentre la telecamera gioca a ping pong con l’intervistatore. Insomma, ogni dettaglio ha un tale sapore di tv in bianco e nero che nonostante lo spessore documentale, combattere la noia verso mezzanotte diventa la vera impresa ardimentosa. 

D’altronde difficile restare coinvolti dall’intreccio amoroso tra d’Annunzio e la duchessina, quando è tutto un indugiare sulla chiesa e dentro e fuori e i gradini e l’altare e le statue, basta che sia lento. Sylos Labini, che tiene strette le redini del progetto, è direttore di CulturaIdentità col passatempo dell’opinionista da talk, attore navigato, passato dal teatro a “Centovetrine” e ritorno, e soprattutto balzato all’onere delle cronache con lo spot di «Antò fa caldo», che con notevole autoironia ha dichiarato essere la cosa più importante della sua carriera. 

Per cui, col vocione di chi ha studiato calpestando il palcoscenico, recita con entusiasmo i brani col libro stretto tra le mani e il capo reclinato, e appena terminata la lettura o la declamazione a seconda dell’intensità del caso, sorride di colpo, chiamando i protagonisti per nome, «Gabriele, Giovaninno…» come vecchi amici con cui ormai è entrato in confidenza, soddisfatto dell’altezza culturale appena proposta. 

Inaspettato dunque il torpore diffuso, anche perché il nostro aveva detto con piglio deciso che dopo l’egemonia della sinistra era giunto il momento di cambiare passo, concludendo il suo pensiero con un energico: «Ora tocca a noi». Ma evidentemente, il vigore patrio ha toccato solo lui. Peccato.

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DA GUARDARE 
“Chicken nugget” (Netflix) è la serie coreana che in un ipotetico campionato sulla migliore trama vincerebbe con facilità: una ragazza entra in una specie di laboratorio e ne esce trasformata in una polpetta di pollo glassata. Riuscirà il fidanzato a non farla mangiare da un avventore affamato? 

MA ANCHE NO
Il ritorno di “Cortesie per gli ospiti” (Real Time) si arricchisce della presenza di Tommaso Zorzi in qualità di Home Style. Un lavoro pressoché misterioso per un personaggio a cui vengono altrettanto misteriosamente proposti programmi variegati di ogni tipo, forse per aiutarlo a scoprire cosa vuole fare da grande.