Diritti negati

Ennesimo suicidio in carcere, l'allarme del Consiglio d'Europa: "L'Italia non fa abbastanza"

di Simone Alliva   14 giugno 2024

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"Le misure adottate finora non sono riuscite ad arrestare l'allarmante tendenza negativa. Bisogna agire con urgenza". Uilpa: "Gestione politica sconsiderata, ormai è una strage senza sosta"

L’emergenza carceri che in Italia non sembra trovare spazio nell’agenda politica, in Europa si vede benissimo. A poche ore dal suicidio di A.L.B. napoletano di 38 anni morto nel carcere di Ariano Irpino (Avellino), il sesto in Campania e il 41esimo in Italia quest'anno, arriva il monito del Consiglio d'Europa «molto preoccupato» per l'alto numero di suicidi nelle carceri italiane e per i detenuti che soffrono di disturbi psichici che attendono il trasferimento dalle prigioni alle Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza).

 

Il Consiglio chiede a Roma interventi urgenti che garantiscano un miglioramento sostanziale di questa situazione. Una preoccupazione che emerge dal documento approvato dal comitato dei ministri dell'organizzazione paneuropea che ha esaminato le misure prese in Italia per rispondere in modo adeguato a due condanne sulla situazione nelle carceri pronunciate dalla Corte di Strasburgo.

 

Il comitato dei ministri, si legge nel documento, «constata con grande preoccupazione che le misure adottate finora dalle autorità non sono riuscite ad arrestare l'allarmante tendenza negativa dei suicidi in carcere, osservata dal 2016 e proseguita nel 2023 e all'inizio del 2024». Per questo «esorta le autorità ad adottare rapidamente ulteriori misure correttive e a garantire lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie aggiuntive per rafforzare la capacità di prevenire i suicidi nelle carceri» tenendo informata Strasburgo sulle misure prese e sui progressi compiuti. Inoltre l'esecutivo del Consiglio d'Europa, pur giudicando «positivamente» l'annuncio di Roma sull'aumento del budget 2024 per il rafforzamento dell'assistenza psicologica e psichiatrica negli istituti di pena, «nota tuttavia che, alla luce del concomitante aumento dei costi di questi servizi, l'impatto di questa misura appare limitato». 

 

Strasburgo prende quindi atto «con preoccupazione delle informazioni da cui emerge che non sono stati compiuti progressi sostanziali nell'estensione della rete delle Rems e nella riduzione del numero dei detenuti in attesa di essere trasferiti in queste strutture» e «esorta vivamente le autorità a intensificare gli sforzi e ad adottare le misure necessarie, compreso lo stanziamento di fondi adeguati, per accrescere la capacità di queste strutture in modo da garantire il rapido collocamento dei detenuti in questi istituti». «Preoccupazione» anche per il fatto che Roma non abbia fornito nessuna delle informazioni che erano state richieste dopo l'ultimo esame condotto dal comitato dei ministri un anno fa. Nello specifico si trattava tra l'altro di inviare dati che dimostrassero che quando i tribunali nazionali, o la Corte di Strasburgo, indicano che un detenuto deve essere trasferito in una Rems, questo avvenga «senza indugio», e non in 35 giorni, come accadde nel caso per cui l'Italia fu condannata dalla Cedu. Il governo italiano è quindi chiamato a fornire queste informazioni e quelle necessarie a valutare la situazione nel suo complesso, anche per quanto riguarda la prevenzione dei suicidi in carcere, in tempo utile affinché il comitato dei ministri possa esaminarle entro la fine dell'anno prossimo.

 

Un monito quello dell'Europa condiviso da chi vive in prima persona il dramma di suicidi in carcere come Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria: «Se il Governo non realizzerà, come sembra, quota 41 per l'accesso alla pensione, l'ha già ottenuta con i suicidi in carcere. Il 41esimo detenuto morto in carcere, di carcere e per carcere dall'inizio dell'anno, si è impiccato ieri sera verso le 20, con i propri slip, in una cella singola del carcere di Ariano Irpino. A nulla sono valsi i soccorsi». «Ormai - sottolinea il sindacato Uilpa - è una strage senza sosta e se non ci sarà un'immediata inversione di tendenza si sfonderà tragicamente ogni record nella conta dei suicidi in carcere e per carcere. Il sistema ormai è imploso a causa di una gestione politica dell'apparato penitenziario sconsiderata che è stata perpetrata per decenni e che coloro che l'hanno alimentata adesso addebitano ipocritamente al Governo in carica. Governo, quello attuale, che peraltro dimostra incapacità nell'affrontare compiutamente il problema, come detto gravissimo e generato soprattutto da altri, e si mostra restio a intraprendere percorsi risolutivi o anche solo incisivi».