La rotta più pericolosa
Nel Mediterraneo muoiono cinque migranti al giorno. «Una tragedia, servono ingressi regolari»
Un anno dopo Cutro un'altra stage: tra domenica e lunedì due imbarcazioni sono naufragate a largo delle coste italiane. Il bilancio per ora è di 11 morti, 66 dispersi tra cui 26 bambini
Se i numeri degli ultimi due naufragi fossero confermati, la media di morti nel Mediterraneo, dall’inizio del 2024 sarebbe di 5 al giorno. In totale sono più di 800, infatti, dall’inizio dell’anno le vittime tra chi cerca di raggiungere l’Europa. E quasi 30 mila gli scomparsi negli ultimi dieci anni. A far crescere i numeri contribuiscono anche le due tragedie avvenute tra domenica scorsa e la notte di lunedì: una davanti dalle coste della Calabria, l’altra a largo dell’isola di Lampedusa.
Sono almeno 66, tra cui 26 bambini, i dispersi tra coloro che viaggiavano stipati sulla una barca a vela partita 8 giorni prima dalle coste della Turchia, di nazionalità irachena, afghana, siriana e iraniana, che è naufragata a circa cento miglia da Roccella Ionica. A lanciare la richiesta d’aiuto, dopo aver recuperato 12 persone che si trovavano a bordo, è stata una nave francese. A rispondere all’allarme, la Guardia costiera italiana che ha portato i superstiti, arrivati in condizioni critiche, con ustioni su tutto il corpo e diverse fratture, sulla terra ferma. Una donna è morta durante il tragitto, dopo essere stata salvata. Secondo i sopravvissuti, il motore della barca su cui viaggiavano si sarebbe incendiato, facendola rovesciare. «Sono scene che non dimenticheremo mai. Oggi per la prima volta abbiamo richiesto il supporto psicologico», hanno commentato i soccorritori intervenuti durante le operazioni.
Altri 10 corpi sono stati recuperati da un barchino di legno partito dalla Libia. Che si è trovato in difficoltà in acque Sar maltesi dopo essersi allagato, al largo dell’isola Lampedusa. Quando la nave Nadir della ong tedesca Resqship è intervenuta in soccorso, è riuscita a salvare 54 persone, due delle quali prove di sensi, ma ne ha trovate altre dieci morte soffocate probabilmente dai fumi del carburante. I migranti bordo del barchino sono originari di Bangladesh, Pakistan, Egitto e Siria e secondo le informazioni a disposizione, avrebbero pagato circa 3500 euro per il viaggio.
«Questi ennesimi incidenti generano un senso di profonda frustrazione per i ripetuti appelli inascoltati a potenziare risorse e capacità per le operazioni di ricerca e soccorso in mare a supporto della Guardia costiera italiana. Ogni naufragio rappresenta un fallimento collettivo, un segno tangibile dell'incapacità degli Stati di proteggere le persone più vulnerabili», hanno commentato Unhcr, Oim e Unicef. Anche Save the Children ha rinnovato l’invito alle Istituzioni italiane e europee a assumersi le proprie responsabilità affinché al primo posto ci sia la vita delle persone. «Chiediamo una missione Sar europea per soccorrere e tutelare le vite delle persone in movimento e la creazione di canali legali e sicuri di ingresso in Europa. L’esternalizzazione delle frontiere si è già dimostrata una strategia crudele e fallimentare, che ha arricchito i trafficanti e causato la morte di 23.500 persone migranti sulla sola rotta del Mediterraneo centrale dal 2014» conclude l'ong Emergency che si sta impegnando per aiutare i supersisti arrivati a Roccella ionica a tornare in contatto con le famiglie di origine.
Per Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, «soltanto allargando i canali regolari si possono limitare altre tragedie. Non sono d'accordo con chi sostiene che le ong rappresentano un incoraggiamento alle partenze. Senza di loro i morti in mare sarebbero ancora di più. Noi chiediamo che l’Italia diventi un porto sicuro europeo. È essenziale che l'Unione europea venga in soccorso con un impegno economico adeguato per predisporre centri di prima accoglienza che abbiamo una capienza capace di rispondere ai bisogni dei migranti». Come spiega ancora Impagliazzo, gli arrivi di migranti in Italia sono in calo per effetto degli accordi con la Turchia, la Libia e la Tunisia. Ma intervenendo attraverso un'esternalizzazione delle frontiere non si risolve il problema, né si risponde ai bisogni dei migranti: «In questo periodo storico stiamo assistendo a una crescita delle guerre, quella che papa Francesco ha definito la guerra mondiale a pezzi. Ci sono nuovi Paesi coinvolti in conflitti dal Sudan alla Siria, Gaza, abbiamo il Libano che sta esplodendo: sono situazioni di fronte alle quali sollevare muri è dannoso. Ma non è tutto. C'è poi il tema delle nostre economie. Come ha spiegato il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta abbiamo un grandissimo bisogno di persone anche da fuori che le sostengano».