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Israele colpisce una scuola dell'Unrwa a Gaza

di Simone Alliva   6 giugno 2024

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Bambini tra le tende che ospitano gli sfollati palestinesi interni che affollano la spiaggia e la costa mediterranea, nel mezzo della guerra israeliana in corso a Gaza

Lo scontro Magi-Meloni in Albania. L'endorsement di Salvini a Trump. Le opposizioni contro il decreto sanità. A Padova e Milano niente più code divise tra uomini e donne ai seggi. I fatti da conoscere

Israele colpisce una scuola dell'Unrwa a Gaza 

Le forze di difesa israeliane hanno reso noto di avere effettuato un attacco mirato su un complesso che sarebbe stato utilizzato da Hamas all'interno di una scuola dell'Unrwa nel centro di Gaza, adottando allo stesso tempo ampie precauzioni per ridurre i danni ai civili. Secondo il movimento estremista palestinese, almeno 27 persone sono state uccise in quello che ha definito un "massacro" israeliano. «Aerei da combattimento... hanno condotto un attacco mirato su un complesso di Hamas incorporato all'interno di una scuola dell'Unrwa nella zona di Nuseirat», ha detto l'esercito in una nota, aggiungendo che diversi terroristi sono stati "eliminati". L'IDF ha affermato che il complesso è stato utilizzato dai membri della forza d'élite Nukhba di Hamas che hanno preso parte al massacro del 7 ottobre in Israele, in cui circa 1.200 persone sono state uccise e 251 prese in ostaggio. e forze armate israeliane hanno riferito che i membri di Hamas, insieme a quelli del gruppo palestinese Jihad islamica, "hanno diretto attacchi terroristici dall'area della scuola, sfruttandola come luogo civile e come rifugio». «L'attacco ha eliminato i terroristi che avevano pianificato di effettuare attacchi terroristici e portare avanti imminenti piani terroristici contro le nostre forze», ha affermato l'Idf, aggiungendo che «prima dell'attacco sono state adottate molte misure per ridurre al minimo il rischio di danni a persone non coinvolte» - compresa l'analisi di riprese aeree e l'utilizzo di informazioni d'intelligence precise. L'Idf ha inoltre mostrato una foto aerea per indicare l'area dove avrebbero soggiornato i membri di Hamas dentro il complesso. 

 

 

Magi protesta all'hotspot, lo scontro con Meloni

La protesta contro il protocollo fra Italia e Albania sui migranti arriva all'hotspot di Shengjin. È il segretario di +Europa Riccardo Magi a portarla direttamente, prima dentro e poi davanti a uno dei due siti necessari al progetto di Giorgia Meloni. «Da deputato, nell'esercizio dei poteri ispettivi», si presenta con una lunga lista di domande su come funzioneranno le procedure, e la convinzione che nei prefabbricati allestiti al porto «ci sarà una vera e propria discriminazione perché arriveranno delle persone che hanno la stessa condizione giuridica che altre persone in Italia le vede accolte nel sistema d'accoglienza». Ma, soprattutto, Magi pone una «questione preliminare: quella della premier è una visita istituzionale o un'iniziativa elettorale?». E con lei ha uno scontro al veleno, dopo aver tentato di bloccare il suo corteo di auto mostrando un cartello con scritto "Un miliardo hotspot elettorale", ed essere stato fermato con la forza dalla sicurezza albanese. Non è il primo gesto plateale del deputato nei confronti della premier. Un anno fa alla Camera, a un convegno nella giornata mondiale contro le droghe, interruppe un suo intervento mostrando dei manifesti con messaggi antiproibizionisti. «Dovreste sapere che non sono una persona che si fa intimidire, io so cosa sto facendo. Il punto è se voi vi rendete conto di quello che state facendo voi», fu la risposta della leader di FdI, che anche questa volta ha replicato con una buona dose di sarcasmo al deputato, dopo essere scesa dall'auto e aver chiesto più volte in inglese agli agenti albanesi di lasciarlo: «Please leave him». In un fuoriprogramma decisamente caotico, i due si sono trovati praticamente faccia a faccia. «Io ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento e volevo segnalare la mia esistenza in vita. Le sono totalmente solidale, Magi, le do una mano volentieri», le parole della premier, che di fatto ha accusato il deputato di fare campagna elettorale. Intanto il segretario di +Europa (che poi avrebbe mostrato macchie di sangue sulla camicia all'altezza del costato), urlava: «Se a un parlamentare succede questo con le telecamere, potete immaginare cosa accadrà a questi poveri cristi che saranno chiusi qua dentro». "See, poveri cristi... - ha replicato Meloni voltandosi e incamminandosi per tornare in auto - Sì, non è uno Stato di diritto. Ma lei non voleva più Europa? Abbiamo portato qui una legislazione italiana ed europea». «Vergognati», le ha urlato a questo punto Magi. «Vergognarmi io? Ma si vergogni lei», ha ribattuto la premier, sempre segnando le distanze con il lei. Dal Pd a Iv passando per Avs, a Magi sono arrivati messaggi di solidarietà da vari colleghi di opposizione.

 

 

 

Mattarella: "Mai come oggi fedeltà ai valori Repubblica"

Il momento è difficile, le tensioni internazionali mettono a dura prova i valori che hanno fondato l'Europa e «mai come oggi serve fedeltà alla Repubblica». A tre giorni dalle elezioni europee, considerate importantissime dal Quirinale, il presidente Sergio Mattarella parla all'Arma dei carabinieri lanciando un messaggio valido per tutti: «il momento storico che l'Italia e l'Europa stanno vivendo sollecita più che mai i valori di fedeltà alla Repubblica e di abnegazione di cui l'Arma ha saputo essere interprete». Sono i «valori» della Repubblica quelli dei quali parla il capo dello Stato nel messaggio in occasione del 210° anniversario della fondazione dell'Arma. Sono i valori della democrazia e della pace che sono sotto attacco e che, si sottolinea, la situazione internazionale mette in discussione. Un ragionamento ampio e che guarda proprio alle europee dove sono in gioco, come ha detto la premier Giorgia Meloni, «due idee dell'Europa». E l'idea di Europa di Sergio Mattarella è limpida e granitica, puntellata da azioni e parole sin dall'inizio del suo settennato: l'otto e nove giugno, per il Quirinale, è in gioco una posta altissima che segnerà il futuro dei cittadini per anni certificando o meno le possibilità di una maggiore integrazione delle istituzioni europee necessaria per avanzare nel percorso sognato dai padri fondatori dell'Unione come, per citarne solo alcuni, Altiero Spinelli, Jean Monnet e Robert Schuman. Non a caso in occasione del 2 giugno il presidente ha parlato con realismo del significato del voto sottolineando che «con l'elezione del Parlamento europeo si consacrerà la sovranità Ue». Una sovranità condivisa che è un principio chiave dell'Ue, nata per garantire la pace e la cooperazione tra nazioni che per secoli erano state in conflitto. Parole che non sono piaciute molto alla Lega e in particolare al senatore Claudio Borghi che è arrivato per questo addirittura a chiedere le dimissioni di Mattarella. Parole sulle quali in serata è intervenuta la premier Giorgia Meloni con una posizione che cerca di non sconfessare troppo la Lega: «io non lo avrei fatto, non sono d'accordo. Però è anche legittimo criticare, poi sono contenta che Salvini - ha spiegato rispondendo alle domande di Mentana su La7 - abbia detto una parola chiara su questo, da una parte è legittimo criticare dall'altra io non avrei fatto quella critica». Ma al di là di questa polemica, in tutta Europa il dibattito divide e disegna in effetti uno scontro tra due visioni contrapposte di Europa e quella "mattarelliana" è certamente diversa da quella dell'onda sovranista. Ma a livello istituzionale le idee sono più chiare come dimostra il forte appello al voto diffuso nelle scorse settimane da tre presidenti importanti, il tedesco Frank-Walter Steinmeier, l'austriaco Van der Bellen oltre naturalmente a Sergio Mattarella. Basta rileggerlo per capire le preoccupazioni che albergano ai vertici dell'Europa anche in relazione alla temutissima astensione prevista: il 2024 "sarà un anno cruciale per la democrazia in Europa e in molte parti del mondo. In un futuro non troppo lontano, potremmo arrivare a considerarlo come un anno decisivo che avrà stabilito la rotta per i decenni a venire», hanno scritto i tre presidenti in una nota congiunta. "Dobbiamo riflettere collettivamente su quali prospettive future vogliamo garantire e su come intendiamo affrontare le sfide di vasta portata che ci attendono. Come presidenti della Repubblica, chiediamo ai nostri cittadini di prendere parte a questa decisione e di andare a votare!». Per Mattarella certamente queste sfide vanno affrontate con la fedeltà ai valori di una Repubblica nata dalla lotta di Liberazione.

 

 

Opposizioni contro la premier: "Le liste di attesa? Uno spottone" 

Uno «spottone da un miliardo» che meglio poteva essere impiegato per iniettare risorse fresche nel servizio sanitario in affanno. Il giorno dopo il via libera del governo alle misure per ridurre le liste di attesa per visite ed esami le opposizioni, all'unisono, vanno all'attacco di Giorgia Meloni e della scelta di finanziare due centri per i migranti in Albania. Proprio mentre la premier con Rama visita una delle due strutture, appena affidata alla gestione italiana in terra albanese. I soldi «li avrei messi più che volentieri" risponde piccata la premier, buttando le responsabilità nel campo avversario visto che «ci sono 17 miliardi» di «truffe sul Superbonus», risorse che sono state «gettate dalla finestra, tolte ai malati per darli ai truffatori». A dare il la alle polemiche l'assenza di nuovi stanziamenti nei due provvedimenti approvati in Consiglio dei ministri, un decreto legge e un disegno di legge, che in effetti utilizza gli «oltre 500 milioni" già finanziati con l'ultima manovra proprio per le liste di attesa per «aiutare le Regioni", per usare le parole che la premier ha affidato a un video sui social per spiegare le misure. Ci sono poi i fondi del Pnrr, che serviranno tra l'altro per aumentare le attrezzature tecniche delle strutture sanitarie, in particolare nel Mezzogiorno. Con quelle risorse sarà comunque possibile intanto pagare di più - con una flat tax al 15% sugli straordinari - medici e infermieri che allungheranno i turni (anche il sabato e la domenica) per smaltire l'arretrato, si difende anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, che promette un ulteriore intervento sugli stipendi con la prossima manovra. Schillaci parla di una «defiscalizzazione di una parte delle indennità», senza entrare nel dettaglio. Anche perché sarà una nuova partita da riaprire con il Mef, con il quale, assicura, si è fatto un grande lavoro per far quadrare le coperture. La mossa del governo, comunque, scontenta, gran parte delle Regioni. Plaudono all'iniziativa solo il governatore del Lazio, Francesco Rocca, e quello della Sicilia, Renato Schifani. più freddi i governatori leghisti di Lombardia e Veneto che pure, come spiegano Attilio Fontana e Luca Zaia, già si sono mossi da tempo per migliorare le performance della sanità. Il Veneto, peraltro, ha appena aggiornato il piano regionale del 2019, fissando a massimo 24 ore l'attesa per le urgenze, mentre nel Lazio, spiega lo stesso Rocca, già c'è il Recup che contiene anche le agende dei privati. Lo stesso vale per l'Emilia Romagna che, ha messo in campo tra l'altro un sistema di "pre-liste" per far sì che il cittadino che richiede una prestazione sanitaria sia ricontattato direttamente dal sistema se non trova subito posto nei tempi previsti. Le Regioni si prenderanno comunque "un paio di settimane", spiega il coordinatore degli assessori regionali Raffaele Donini per dare una valutazione dei due provvedimenti, che per ora attendono la bollinatura e il passaggio al Colle per essere inviati in Parlamento. Intanto dal Pd ad Azione, tutti i partiti di opposizione, con diverse sfumature, bocciano l'esecutivo che ha fatto «una mossa elettoralistica", dice Elly Schlein, ricordando che alla Camera c'è la sua proposta di legge sulle liste di attesa. Di una «squallida speculazione su chi soffre» parla il Movimento 5 Stelle mentre Matteo Renzi con Italia Viva ironizza sul fatto che la premier abbia «scoperto le liste di attesa dopo due anni di governo e a tre giorni» dal voto. Di una scelta «immorale, vergognosa e inaccettabile»  parla anche Carlo Calenda. Mentre al coro di chi chiede di girare alla sanità "il miliardo" dedicato alla "Guantanamo d'Italia".

 

 

Endorsement di Salvini per Trump
La nuova frontiera della campagna elettorale sono gli Stati Uniti, tirati in ballo da Matteo Salvini. Il segretario della Lega ha ribadito l'endorsement per Donald Trump: «Sono tra i pochissimi che auspicano una sua vittoria». E poi ha rivelato: «Ci siamo sentiti, gli ho espresso la vicinanza per le vicende giudiziarie, che a molti italiani ricordano quelle di Silvio Berlusconi. Trump mi ha risposto ringraziandomi». A far alzare il sopracciglio agli alleati della Lega è stato il passaggio successivo: «Conto di avere a breve, in estate, una missione negli Stati Uniti per rinsaldare l'amicizia tra Italia e Stati Uniti». L'asse con Trump richiama per estensione la vicinanza fra l'ex presidente americano e il presidente russo Vladimir Putin. Che si riflette sugli equilibri interni alla coalizione al governo in Italia, specie alla luce della posizione sulla guerra in Ucraina. «Se dovesse arrivare un altro decreto armi - ha ribadito Salvini - se non avremo la certezza assoluta che queste armi non possano essere usate anche per bombardare in Russia avvicinandoci alla guerra mondiale, non lo voterò». Una nuova frenata per smarcarsi dagli alleati. Anche se le distanze sono soprattutto sull'opportunità di inviare ancora armi, non sull'uso che dovrà esserne fatto. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha infatti ribadito la posizione: «Non invieremo soldati italiani a combattere sul territorio ucraino e non autorizzeremo l'utilizzo delle armi italiane per colpire i russi fuori dal territorio ucraino». Alle urne, il duello nel centrodestra si gioca comunque in quell'area. «Il mio obiettivo è superare il dato delle politiche, l'8,8% - ha detto Salvini - Sopra forza Italia? Sì... rimanere la seconda forza del centrodestra». Ma gli azzurri non fanno mistero di puntare a superare il 10%. Tajani scommette sui popolari: «Io faccio il tifo per il candidato indicato dal Consiglio che sarà sicuramente del Ppe», ha detto per archiviare l'ipotesi Draghi, che "non è candidato alla presidenza della commissione Ue perché nessuno l'ha candidato, l'hanno candidato i giornali». Insieme alla premier Giorgia Meloni e ad altri ministri, Tajani ha ricevuto una lettera da Ilaria Salis, candidata per Avs, che chiede di scontare i domiciliari nell'ambasciata italiana a Budapest per evitare «pericoli per la sua sicurezza»: dopo che è stato rivelato il suo indirizzo ha ricevuto minacce attraverso un sito neonazista. Il tema armi, comunque, attraversa in maniera problematica tutti gli schieramenti. Con una gag a "Un giorno da Pecora", il presidente del M5s Giuseppe Conte ha rimarcato le distanze dal Pd. Chitarra alla mano, ha dedicato una canzone alla segretaria Elly Schlein: «La invito a cambiare posizione sull'invio alle armi», ha premesso, prima di intonare: "Il mio nome è mai più…". Ma, sottotraccia, il lavoro per un'alleanza progressista continua. «Siamo testardamente unitari - ha detto Schlein - Sarà soprattutto l'esito delle amministrative a confortarci in questa direzione: in più dei due terzi dei capoluoghi al voto abbiamo costruito alleanze anche col M5s, anche con Avs e altre forze del centro e moderate». Piccolo fuori-programma elettorale per Salvini. Durante un incontro alla stampa estera, è stato interrotto da una candidata di Stati Uniti d'Europa, Antonella Soldo, che gli ha consegnato una piantina di canapa. "Io preferisco il basilico - le ha risposto il segretario della Lega - Per me la droga è morte, fai l'amore non farti le canne».

 

 

 

Putin: "L'Occidente ci porta problemi molto seri ma l'Italia non è russofoba" 

«Le ultime iniziative dell'Occidente, compresa la decisione di permettere a Kiev di colpire dentro i confini della Russia, ci stanno portando su una strada di problemi molto seri». Sono le otto della sera quando Vladimir Putin inizia la sua intervista con l'ANSA e altre agenzie internazionali a San Pietroburgo, sua città Natale, nei giorni del Forum economico internazionale. Parla per più di tre ore. Spiega che Mosca potrebbe riflettere sul diritto di reagire all'uso da parte di Kiev di missili occidentali contro il suo territorio fornendo a sua volta le stesse armi «alle regioni del mondo da dove verranno sferrati attacchi a siti sensibili di quei Paesi che forniscono armi all'Ucraina", vale a dire della Nato. Precisa poi che non è intenzione della Russia attaccare l'Alleanza Atlantica. E' una cosa diversa: «Vi siete inventati che la Russia vuole attaccare la Nato. Siete diventati completamente pazzi? Guardate al nostro potenziale e a quello della Nato, non siamo scemi, la Russia non ha alcuna ambizione imperiale». Distingue le due cose, ma la decisione sui missili, è evidente, non gli è andata giù. L'incontro avviene al Lachta Center, il quartier generale della Gazprom, un palazzo ultramoderno che si affaccia sul Golfo di Finlandia. 
Putin parla con alle spalle una vetrata sul mare, con un molo dove sventolano la bandiera russa, quella dell'Urss e quella dell'impero sovietico, mentre scorre la notte bianca di San Pietroburgo Ad una domanda dell'ANSA risponde anche sulla posizione italiana sull'Ucraina: «Vediamo che la posizione dell'Italia verso la Russia è più contenuta rispetto ad altri Paesi europei e valutiamo questo in modo adeguato». «In Italia - aggiunge - non si diffonde una russofobia da cavernicoli e lo teniamo in considerazione. Noi speriamo che quando la situazione riguardo all'Ucraina comincerà a stabilizzarsi, riusciremo a ristabilire relazioni con l'Italia forse anche più velocemente che con qualche altro Paese». Il centro dell'intervista è sull'Ucraina. La posizione russa è conosciuta ma lo Zar, questa volta, ha l'occasione di raccontarla in diretta anche ai cronisti occidentali: «tutti ritengono che sia stata la Russia ad iniziare la guerra ma invece è iniziata quando c'è stato il colpo di stato in Ucraina». 
Ripete che la Russia è intervenuta per aiutare le popolazioni russofone colpite «con le armi» da Kiev. Putin aggiunge che la guerra potrebbe finire presto e dice anche come: «Se gli Stati Uniti smetteranno di fornire armi all'Ucraina, il conflitto finirà nel giro di due o massimo tre mesi». Ma cosa succederebbe all'Ucraina? E l'ipotesi di cui si parla in Europa, con la Francia un passo avanti a tutti, dell'invio di militari in Ucraina per il presidente russo non è una novità. «Gli istruttori militari occidentali sono già presenti sul territorio dell'Ucraina e sfortunatamente per loro subiscono perdite. Ma gli Stati Uniti e gli Stati europei preferiscono rimanere in silenzio». Anche sulla possibilità dell'uso delle armi nucleari Putin ripete che "la Russia ha una dottrina nucleare la quale prevede che tutti i mezzi possano essere usati soltanto per rispondere ad azioni che minacciano la sovranità e l'integrità territoriale del Paese». E aggiunge: «L'unico Paese ad aver usato l'arma nucleare sono gli Stati Uniti. Quindi facciamo in modo di evitare la minaccia dell'uso di questo tipo di arma». Nega l'uso della disinformazione da parte della Russia in vista delle elezioni europee e risponde anche sulle elezioni americane. Per la Russia non importa chi vincerà le elezioni negli Usa e Mosca non ha mai avuto "una relazione speciale con Donald Trump". 
Ma nei suoi confronti c'è una «persecuzione giudiziaria». D'altra parte gli Usa «non combattono per l'Ucraina ma per la propria leadership nel mondo, e per questo non vogliono che la Russia prevalga». Dopo più di tre ore di domande e risposte Putin saluta rispondendo ad una domanda sulle celebrazioni dello sbarco in Normandia: «E' una festa ma sembra che noi russi siamo estranei, eppure abbiamo dato il maggior contributo di morti e di sacrifici. Non siamo stati invitati. Soltanto i truffatori possono cambiare le carte in tavola». Il messaggio a Macron non poteva essere più chiaro.

 

 

A Padova e Milano niente più code divise tra uomini e donne ai seggi per rispettare l'identità di genere

In vista delle elezioni europee che si terranno sabato e domenica il Comune di Milano invita presidenti di seggio, scrutatori e scrutatrici ad accogliere elettrici ed elettori in maniera inclusiva alle urne. È infatti compito di chi si dedica alle operazioni di seggio garantire che a ciascuna persona, spiega Palazzo Marino in una nota, indipendentemente da età, genere, orientamento sessuale, disabilità, religione o provenienza, sia permesso di esercitare questo diritto in tutta serenità. Per promuovere questi diritti il Comune ha realizzato due video. Il primo, realizzato con la collaborazione di Cig Arcigay Milano, contiene un'indicazione ai presidenti di seggio affinché il giorno delle elezioni distribuiscano gli elettori e le elettrici in un'unica fila, anziché dividerli in file differenziate sulla base dei generi femminile e maschile. Mettersi in fila in base al genere assegnato alla nascita costringe, nei casi in cui esso non corrisponda alla propria identità o espressione di genere, a coming out forzati che possono sfociare in situazioni di imbarazzo o disgusto, a causa delle quali molte persone sono portate a scegliere di rinunciare al voto. Nel secondo video Giuseppe Arconzo, delegato per le Politiche sull'accessibilità del Comune di Milano, richiama l'attenzione sul tema del voto riservato a quegli elettori ed elettrici impossibilitati a votare in modo autonomo e sul loro diritto a farsi assistere in cabina da un accompagnatore. Ma non solo il capoluogo Lombardo, anche Padova si prepara alle elezioni europee e il Comune fornisce indicazioni inclusive ai responsabili di seggio. «In attesa che venga modificata la legge del 67 che prevede le liste elettorali distinte per uomini e donne, il Comune di Padova recepisce le richieste della mozione approvata dal nostro Consiglio Comunale e chiede ai e alle presidenti di seggio di mantenere file uniche e non divise per genere, fuori dai seggi». Lo dice l'assessora ai Servizi Demografici, Francesca Benciolini che spiega che «la scelta rende più sereno ed accessibile il voto alle persone in transizione, la tutela di un diritto»