Esclusivo
«Ci urlavano "froci" e ci picchiavano: ora abbiamo paura di tutto»: il racconto dei ragazzi vittime del pestaggio omofobo a Roma
«È successo tutto sotto lo sguardo indifferente dei passanti: non ci era mai successa prima qualcosa del genere». L. e S. ritornano sulle violenze subite e diventate virali grazie a un video. Mercoledì un sit-in di solidarietà alla coppia e per denunciare l'omotransfobia
Prima il tentativo di travolgerli in auto, poi gli insulti e infine le botte. Pugni, calci e una cinta usata come una frusta. Una coppia di ragazzi a terra, inerme. Quattro persone addosso che si contendono le prede da aggredire. Un match irregolare su qualunque ring. Non ci sono solo le immagini che hanno fatto il giro dei social a raccontare quello che è successo nella zona dell'Eur di Roma, all'uscita da una serata di un noto locale lgbt friendly della Capitale.
Ci sono anche le parole delle vittime che a L'Espresso decidono di raccontare la notte del 14 luglio che li ha fatti precipitare nell'incubo di vivere nell'allerta costante: «Adesso c'è la paura di dover stare attenti a fare o dire qualsiasi cosa. La paura della violenza in qualsiasi forma». L. e S. rispettivamente di 25 e 23 anni. Uno lavoratore e uno studente si raccontano: «Siamo insieme ormai da sette mesi». Una coppia giovane, come tante: «Erano circa le 4:00 del mattino, eravamo mano nella mano e stavamo uscendo da una serata lgbt», racconta L. che ricorda: «Stavamo andando verso la nostra macchina ed eravamo in procinto di attraversare la strada quando abbiamo visto la macchina dei nostri aggressori che procedeva ad alta velocità rischiando quasi di investirci: a quel punto io ho gridato per lo spavento e poi, sempre tenendoci per mano, abbiamo terminato l’attraversamento». La macchina ha inchiodato, i quattro sono scesi ed è iniziato l'assalto.
Gli aggressori sono stati rintracciati proprio grazie alle identificazioni fotografiche fatte dalle vittime. Si tratta di 3 ragazzi e una ragazza, tutti ventenni romani, che vivono non lontano da Ostia. Sui quotidiani la legale dei quattro ci ha tenuto a sottolineare che gli aggressori non sono «mai stati animati da intenti discriminatori o sentimenti omofobi. La lite è nata da un diverbio per motivi attinenti alla viabilità stradale e non per questioni discriminatorie». Ma sono le parole di S. a riportare alla realtà quei momenti: «Mentre ci aggredivano ci urlavano "froci"». Tutto sotto lo sguardo indifferente dei passanti: «Solamente alla fine dell’aggressione una ragazza si è avvicinata per chiedere cosa stesse accadendo e per sgridare i 4 ragazzi per il loro comportamento. Non era mai capitato prima. Episodi così violenti e fisici intendo. Mai. Siamo spesso stati derisi e abbiamo ricevuto insulti verbali. Ma questo tipo di aggressione è la prima volta»
Le due vittime «hanno deciso di sporgere denuncia. Siamo stati piacevolmente colpiti dal calore e dalla comprensione delle istituzioni che hanno mostrato la loro solidarietà fin dall’inizio e dal servizio di Gay Help Line (800 713 713)». La coppia ha conferito l'incarico all'avvocato di Gay Help Line Alessandro Cataldi che a L'Espresso ci tiene a sottolineare: «L'aggressione subita dai ragazzi che assistiamo non è il frutto di un banale diverbio stradale. In questa storia si riscontrano diversi indicatori di pregiudizio che ci portano a costatare che siamo dinnanzi ad un crimine d'odio. L'odio è un fattore che può innescare la violenza oppure aggravarla, dando legittimità e senso di impunità all'autore: i due ragazzi hanno compreso all’istante di essere esposti a una violenza specifica e ancora più feroce quando gli aggressori li hanno visti mano nella mano. Come testimoniato da numerose persone presenti e testimoni dei fatti, l’aggressione è stata accompagnata da espliciti insulti rivolti all’omosessualità delle vittime. Dimostreremo infatti nelle sedi opportune che gli indagati hanno agito con odio omofobo».
Mercoledì 24 alle 19:00 all'EUR, incrocio via delle Tre Fontane e via di Val Fiorita (Metro B Eur Magliana) a Roma si terrà un sit-in, per dire no all'omotransfobia ed esprimere solidarietà alla coppia. Dopo le violenze l’effetto del contatto umano è enorme. La sensazione che ci si può ritrovare insieme contro la distruttività è lenitiva. Ma non solo questo. Torna, schiacciante, il problema del vuoto normativo: manca una legge anti-omofobia, che dia anche il segnale della punibilità delle aggressioni, come racconta Alessandra Rossi, coordinatrice Gay Help Line. «Questi atti che non ci parlano di devianza o criminalità marginale, ma di una legittimazione diffusa della violenza, contro cui occorrono strumenti di rilevazione e condanna che contrastano il senso di impunità e promuovano la cultura del rispetto».