Il caso
"Attacchi senza precedenti alla libertà di stampa da quando l'estrema destra è al governo"
Così si legge nel report del Media freedom rapid response, co-finanziato dall'Unione europea: la politicizzazione della Rai, la vendita dell'Agi e l'uso delle minacce legali per mettere a tacere le voci critiche aggravano una situazione già preoccupante
«Da quando il governo di coalizione di estrema destra guidato da Giorgia Meloni è entrato in carica nell'ottobre 2022, la libertà dei media in Italia è stata sottoposta a una pressione crescente, con attacchi e violazioni senza precedenti della libertà di stampa e dei media, spesso avviati da funzionari pubblici nel tentativo di emarginare e mettere a tacere le voci critiche». Così si legge tra i principali risultati evidenziati dallo studio “Silenziare il quarto potere, la deriva democratica dell’Italia”, curato dal consorzio Mfrr, Media freedom rapid response, e co-finanziato dall'Unione europea.
A mettere sempre più a repentaglio il diritto dei cittadini a un'informazione libera e imparziale ci sarebbe anche la situazione della Rai, l'emittente pubblica nazionale, che, sebbene sia sempre stata caratterizzata da grado di politicizzazione, «negli ultimi due anni questa tendenza ha raggiunto un livello senza precedenti, con conseguenti pressioni straordinarie e crescenti casi di autocensura», scrivono gli autori del rapporto: giornalisti, rappresentati delle istituzioni italiane e europee e membri della società civile che hanno provato a mettersi in contatto con politici e membri del governo senza ricevere alcuna risposta: «Per la delegazione Mfrr, tali rifiuti dimostrano la mancanza di volontà del governo di impegnarsi in discussioni costruttive su sviluppi chiave relativi ai media che in ultima analisi hanno un impatto sulla qualità della democrazia italiana», si legge nel documento.
Ma non basta. Ad aggravare una situazione già preoccupante ci sono anche la potenziale vendita di Agi, una delle principali agenzie di stampa del Paese, a un gruppo di proprietà di un politico del partito della Lega -«un chiaro caso di conflitto di interessi che influenzerebbe negativamente un mercato dei media già fragile» - e l’aumento del numero di cause legali vessatorie, utilizzate dai funzionari pubblici e dai membri della coalizione di governo per mettere a tacere le voci indipendenti e critiche: «Tutti insieme, questi elementi indicano una forte intolleranza della coalizione al potere verso qualsiasi forma di critica o opposizione mediatica, con conseguente ampia contrazione della libertà di espressione e conseguente indebolimento della qualità democratica del paese», si legge a conclusione dello studio che in meno di 30 pagine offre una panoramica dettaglia della situazione dei media in Italia. A cui si aggiungono anche l’invito ad adattare la legislazione nazionale al nuovo Media Freedom Act, emanato dall’Unione europea a tutela dei giornalisti, e quello a riformare le regole sulla diffamazione in modo da superare la proposta di legge Balboni (Fratelli d'Italia) «le cui disposizioni contravvengono agli standard internazionali sulla libertà di espressione».
Il report, pubblicato alle 14 del 29 luglio, arriva neanche n24 ore dopo la lettera scritta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in viaggio verso Pechino, alla presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen, in cui la premier sottolineava come fossero attacchi pretestuosi e maldestri - «che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa» - quelli di chi sostiene che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento alla libertà di informazione e al servizio pubblico radiotelevisivo.
«Giorgia Meloni non accetta critiche e continua a negare l'evidente occupazione della Rai da parte della destra. Contraddice le osservazioni della Commissione Europea sullo stato dell'informazione in Italia, specialmente riguardo a 'TeleMeloni', la Rai che lei e il suo governo stanno plasmando a loro immagine e somiglianza, sacrificando le trasmissioni più indipendenti», commenta Angelo Bonelli, deputato di Avs e componente della Vigilanza Rai. Secondo Bonelli dal rapporto "Silenziare il quarto potere, la deriva democratica dell’Italia” emergono anche altri dati allarmanti, oltre alla censura politica, come gli incidenti ai giornalisti che sono stati 193 tra ottobre 2022 e giugno 2024 rispetto ai 75 dei mesi precedenti e il calo disastroso degli ascolti Rai: «Nei primi tre mesi del 2024, ha perso un milione di spettatori nei telegiornali, con cali significativi soprattutto nelle edizioni serali. È la prova del fallimento della politica editoriale imposta dal governo, che utilizza la Rai come megafono del partito della premier».