Attualità
2 ottobre, 2025Il settimanale, da venerdì 3 ottobre, è disponibile in edicola e in app
Per festeggiare il suo compleanno, L’Espresso fa un regalo ai lettori. È un numero speciale quello che va in edicola nei giorni del settantesimo anniversario del debutto del settimanale che più ha inciso sulla politica, la società e la cultura italiana. “70 anni” si legge sulla copertina, sopra a un collage di una scelta delle immagini più significative di questo lungo viaggio nell’attualità: dal bianco e nero in “formato lenzuolo” del 2 ottobre 1955 al “Vergogna” del numero dedicato al genocidio in corso a Gaza, passando per la donna incinta crocifissa, la prima foto di Matteo Messina Denaro, l’inchiesta di Fabrizio Gatti in incognito tra gli schiavi che raccoglievano pomodori.
Settant’anni passati restando fedeli all’impegno di un giornalismo indipendente, scrive il direttore Emilio Carelli nell’editoriale di apertura. Seguono il “manifesto” pubblicato sul primo numero del giornale e l’omaggio ai direttori che lo hanno firmato in questi anni, da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari a oggi passando per Livio Zanetti, Claudio Rinaldi, Daniela Hamaui, Bruno Manfellotto… E poi via per una carrellata che accosta articoli dei redattori de L’Espresso a quelli di collaboratori come Jean Paul Sartre, Alberto Moravia, Michela Murgia. C’è anche il Nobel Gabriel Garcia Márquez, che dedica a Shakira un peana (inquadrato da Emanuele Coen tra le popstar di ieri e di oggi).
Accanto a molti grandi articoli ripresi dal passato, c’è una firma de L’Espresso di oggi che ne sottolinea l’attualità: inizia Enrico Bellavia a margine di un reportage sul Sud firmato da Eugenio Scalfari, poi Federica Bianchi commenta un articolo di Gianni Corbi sulle contestazioni del ’68, Antonia Matarrese confronta con il presente un testo di Ennio Flaiano su Roma e Parigi. Non c’è bisogno di attualizzare l’intervista di Primo Levi a Gad Lerner: nel settembre del 1978, a due anni dal massacro di palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila, il grande scrittore si dice preoccupato dalla deriva estremistica israeliana e spera che il baricentro dell’ebraismo torni alla Diaspora, vera custode dei valori di tolleranza.
Ci sono tutte le pagine più tragiche della storia recente: Gianfrancesco Turano riprende un’inchiesta di Antonio Gambino sulla strage di Bologna, Paolo Mieli fa il punto sul rapimento di Aldo Moro qualche settimana prima della sua uccisione, Paolo Biondani commenta un’inchiesta di Giorgio Bocca su Mani Pulite. È Roberto Chiodi a firmare l’articolo sull’attentato della mafia contro Giovanni Falcone, mentre Enrico Arosio rileva le prime crepe che porteranno alla caduta del Muro di Berlino e Antonio Carlucci, nel luglio del 2001, racconta la sete di potere di Osama Bin Laden: erano già lì, ricorda Mauro Munafò, le radici dell’attentato alle Torri Gemelle.
Si parla di aborto (ne scrive Maria Adele Teodori), della Borsa che crolla (di Vittorio Malagutti e Luca Piana), di Aids (il bellissimo articolo-testamento di Giovanni Forti), di riscaldamento globale (Carlo Gallucci nel 1989). Molte inchieste riguardano famiglia e società: Giovanni Tizian racconta i bambini sottratti ai genitori mafiosi, Susanna Turco la lotta al femminicidio e al patriarcato (nel numero del 2023 che sceglie come persona dell’anno Elena Cecchettin). Nel 2005 Gatti si finge migrante per entrare nel centro di accoglienza di Lampedusa e raccontare il dramma dell’immigrazione clandestina (un tema caro a L’Espresso, come ricorda Angiola Codacci-Pisanelli), nel 2012 Lirio Abbate denuncia, tre anni prima dell’inchiesta della magistratura, il potere dei “quattro re di Roma” guidati dal terrorista nero Massimo Carminati. Nel febbraio del 2022 Gigi Riva fa il punto sull’epidemia di Covid, e Gloria Riva ne firma un bilancio finale.
Tornano le grandi firme del giornale: Camilla Cederna racconta la presa di coscienza delle donne italiane, Gianni Corbi intervista Che Guevara, Sergio Saviane (chiosato da Beatrice Dondi) denuncia la crisi del giornalismo televisivo. Umberto Eco analizza paure e tecnologie che accompagnano l’arrivo del Duemila: le confronta con il presente Sabina Minardi, che firma anche l’articolo che smaschera un filosofo creato dall’Intelligenza artificiale. È Edmondo Berselli l’autore di un ritratto di Silvio Berlusconi, che Carlo Tecce inquadra all’interno della lunga carriera del Caimano, mentre un ancora sconosciuto Roberto Saviano denuncia l’indifferenza di politici e società nei confronti della camorra.
E l’ultima parola spetta a Eugenio Scalfari, che nel 2005 firma un ricordo dei “ragazzi di via Po”, prima sede de L’Espresso: non c’era modo migliore di chiudere i festeggiamenti per i primi settant’anni di questo giornale.
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