Attualità
13 novembre, 2025Il piano finanziato e curato dalla Fondazione Cr per riqualificare via Palazzuolo da destinare a botteghe e laboratori. Bernabò Bocca: “Progetto unico, ma ora serve più sicurezza”
Firenze è a un bivio: o prendere la strada che porta ad un progetto mai realizzato prima nel mondo, di notevole valore internazionale o, in alternativa, perdere un’opportunità più unica che rara. L’attesa ormai è finita. Nel giro di pochi giorni il presidente della Fondazione Cr Firenze, Bernabò Bocca, darà l’aut aut. Da lì si capirà se la città intende realmente perseguire il progetto denominato Recreos e restituire a nuova vita una delle sue strade a oggi più insicure e degradate, via Palazzuolo. O se – in alternativa – quella via è destinata a rimanere per sempre nelle condizioni in cui si trova, tra spaccio, aggressioni in una zona che appare franca da leggi e regole.
La fondazione CrFirenze ha proposto alle istituzioni di recuperare quei quattrocento metri oggi simili al Bronx con progetto affidato allo studio dell’architetto Luca Dini. Prevede la creazione di una vera e propria via dell’artigianato storico fiorentino, con il recupero di locali abbandonati da restituire al ruolo di botteghe tradizionali, la rinascita dello spazio ex cinema Fulgor. Un’opera con una forte valenza sociale e aggregativa e la presenza, oltre agli artigiani, di designer, creativi e fotografi in grado di trasformare quella strada in un simbolo del saper fare fiorentino. Tutto questo in un salotto che fonde verde, luci, arte e cultura in un progetto inedito nelle città del mondo. Un traguardo ambizioso che sta suscitando interesse a livello internazionale. Tanto che allo studio Dini sono già arrivate numerose richieste da una serie di grandi città per esportare l’idea.
La fondazione CrFirenze è disponibile ad accollarsi tutti i costi del progetto Recreos: dai lavori per recuperare le botteghe al pagamento dei canoni di locazione per i primi tre anni. Oltre ai lavori di recupero della strada. Totale, tanto per iniziare, almeno cinque milioni di euro. Se poi il percorso dovesse decollare e svilupparsi, non verrà meno la disponibilità di mettere sul piatto ulteriori fondi. «Noi – dice il presidente Bocca – siamo pronti a partire. Ma non possiamo iniziare fino a quando non ci sarà un segnale chiaro da parte delle istituzioni, che garantiscano sicurezza e legalità, consentendo alla città di riappropriarsi di una strada oggi in mano a non fiorentini. Servono controlli su attività commerciali non in regola e maggiore sicurezza. La convenzione con il Comune è già stata firmata. Come Fondazione stiamo già agendo in qualità di stazione appaltante. Prima però è necessario togliere la delinquenza da via Palazzuolo. Ho parlato con i cittadini: da una parte vedono questo progetto come speranza, lo incoraggiano, ma allo stesso tempo sono scettici perché troppe volte negli anni hanno sentito promesse e parole poi finite al vento».
Degrado e illegalità la fanno ancora da padroni in via Palazzuolo. Spaccio, aggressioni e risse sono all’ordine del giorno. Anche i giovani di una cooperativa che hanno iniziato a lavorare in un locale della strada per spiegare il progetto, fornire informazioni e anche ascoltare istanze e necessità diverse da parte dei cittadini sono stati aggrediti e minacciati. La saracinesca del loro locale è stata divelta nottetempo.
In un quadro di recupero della strada è comunque necessaria anche la collaborazione dei fiorentini proprietari delle aree. In molti hanno già dato disponibilità. La Fondazione ne ha già acquisite sei. Una trentina sono l’obiettivo totale.
Insomma, o si prende la strada di un’idea unica al mondo o si entra nel vicolo cieco dell’ennesima occasione perduta. La Fondazione è da tempo al lavoro per la selezione degli artigiani che andranno a lavorare nelle botteghe e che saranno il cuore pulsante della nuova strada dell’artigianato fiorentino. Quasi trecento sono le manifestazioni di interesse già arrivate.
E alcuni giovani sono in attesa d’iniziare la nuova avventura. Arrivano da esperienze più diverse: chi si era trasferito fuori città perché non ce la faceva a pagare l’affitto, chi invece aveva dovuto rinunciare per mille altri motivi. E chi, infine, arriva da esperienze di chiusure e fallimenti. Anche per loro, oltre che per la città, via Palazzuolo significa rinascita, ripartenza, nuove opportunità. In due hanno già avuto l’assegnazione del fondo e entro novembre saranno all’opera: «Il locale ci è stato dato già sistemato e completamente recuperato, ma stiamo mettendo a punto gli ultimi particolari per renderlo perfetto rispetto alla nostre idee», dicono Gilberto Benni e Margherita Boyola. La loro realtà, da oltre quarant’anni, è quella del design a supporto degli artigiani. Idee, insomma, che diventano pezzi unici. «Via Palazzuolo – aggiungono – può dare nuova voce e visione a qualcosa che è dimenticato e sottovalutato. Era una via artigiana, qualcosa di storicamente bello. Oggi tutto è sopito, dimenticato».
«Vogliamo contribuire a riqualificare la nostra città, portare un po’ di luce dove oggi c’è l’oscurità», aggiunge Francesca Procopio, che con le immagini costruisce il proprio percorso professionale. «Ho scoperto via Palazzuolo, che non frequentavo. Vorrei creare un archivio e dare voce alla resilienza degli artigiani». Le risorse economiche ci sono. Il progetto anche. Non mancano nemmeno maestri artigiani e il sostegno di tutti coloro che amano Firenze. Il bivio, insomma, è a un passo. Fondamentale ora imboccare la strada giusta.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Divide et impera - cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 14 novembre, è disponibile in edicola e in app



