In Antartide, il surriscaldamento globale minaccia gli habitat marini e la fauna delle isole sub-antartiche. A23a, dopo decenni di immobilità, ha iniziato a muoversi verso l’isola britannica

L’iceberg più grande del mondo, A23a, si è staccato nel 1986 dalla piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne, in Antartide, ma è rimasto bloccato sul fondale marino per decenni a causa delle sue enormi dimensioni e della base ancorata al fondo oceanico. Solo nel 2021 ha iniziato a muoversi, dirigendosi verso la remota isola della Georgia del Sud. Attualmente, l’iceberg ha un’estensione di circa 3.500 chilometri quadrati e si trova a 278 chilometri dall’isola, continuando il suo lento ma costante avanzamento attraverso l’oceano. Un impatto tra l’enorme massa di ghiaccio e l’isola, territorio britannico d’oltremare, avrebbe conseguenze devastanti sulla biodiversità oceanica, sia locale che globale. L’isola rappresenta infatti un habitat fondamentale per numerose specie di uccelli marini, oltre a foche e pinguini, che dipendono dall’ecosistema e dalle acque circostanti per nutrirsi e riprodursi. La distruzione degli habitat marini, la modifica delle correnti oceaniche e l’innalzamento del livello del mare potrebbero mettere a rischio queste e altre specie, alterando gli equilibri ecologici su scala planetaria. I cambiamenti in corso avrebbero ripercussioni anche sull’industria della pesca e sulla sicurezza alimentare. Insomma, la possibile collisione non sarebbe solo un problema locale, ma potrebbe innescare una serie di effetti a catena con impatti globali.

 

Foto 1: Veduta aerea dell'iceberg A23a, la più grande massa di ghiaccio al mondo, nell'Oceano Atlantico meridionale, nei pressi della Georgia del Sud e delle Isole Sandwich Australi. Il suo possibile impatto con l’isola potrebbe minacciare l'ecosistema locale, mettendo a rischio specie come pinguini ed elefanti marini.

Foto 2: Una colonia di pinguini imperatore su una spiaggia dell'isola della Georgia del Sud.

Selezione fotografica a cura di Giorgia Coccia.