In primo grado era stata riconosciuta solo l'aggravante della premeditazione. La difesa: "Ci rincuora perché conferma che la richiesta di impugnazione del nostro collegio difensivo era fondata”

Femminicidio Cecchettin, la procura di Venezia fa appello contro la sentenza di ergastolo per Turetta: chieste le aggravanti di stalking e crudeltà

La procura di Venezia ha scelto di fare appello contro la sentenza che lo scorso 3 dicembre ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre del 2023. I pm, in particolare, chiedono di riconoscere anche le aggravanti della crudeltà e dello stalking, cadute in primo grado. La Corte d’assise aveva infatti riconosciuto solo una delle tre aggravanti chieste dal pubblico ministero Andrea Petroni, la premeditazione. Per la procura, invece, le 74 coltellate e il fatto che l’aggressione si fosse protratta per venti minuti integrerebbero l’aggravante della “crudeltà”; le migliaia di messaggi inviati ogni giorno da Turetta a Cecchettin, insieme alle pressioni e alle minacce di farsi del male, proverebbero per i pm lo “stalking”. “Ci rincuora il fatto che la procura abbia impugnato la sentenza – ha commentato Stefano Tigani, avvocato difensore di Gino Cecchettin – perché conferma che la richiesta di impugnazione del nostro collegio difensivo in difesa della famiglia Cecchettin era fondata”.

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