Il nuovo scontro durante l'udienza per la querela del leader leghista contro Saviano, che ha usato l'espressione "ministro della Mala Vita". L'autore di Gomorra: "La userei ancora"

Faccia a faccia tra Salvini e Saviano in tribunale durante il processo per diffamazione. Lo scrittore: "Vergognati!"

Nuovo scontro tra Matteo Salvini e Roberto Saviano. Oggi - 25 giugno - è il giorno dell’udienza nell’ambito del processo per diffamazione contro lo scrittore, querelato dal ministro per alcuni post pubblicati nel 2018 in cui il leader leghista veniva definito “ministro della Mala Vita”. Dopo tre precedenti rinvii, Salvini è in tribunale. E tra i corridoi, prima dell’avvio dell’udienza, i due si sono trovati faccia a faccia: “Ho stretto la mano a Saviano – ha detto Salvini – e lui mi ha detto ‘vergognati, vergognati’. È un maleducato, ma non è certo un reato”. “Io non ce l’ho con lui”,  ha aggiunto, però “se qualcuno mi dà del mafioso o amico della ‘ndrangheta non è normale. Non è normale farlo contro un ministro, un padre, un cittadino. Noi i clan li abbiamo combattuti”.

 

A chi gli ha ricordato tutti gli attacchi rivolti contro Saviano, compresi quelli sulla necessità di rivedere la scorta con cui lo scrittore convive da quasi vent’anni, Salvini ha risposto che “era un atto politico, gradevole o non gradevole”. “Vivo come l'imputato sotto scorta da anni – ha aggiunto – non lo ritengo un privilegio e nemmeno un vantaggio. So che ci fu la polemica, ma la scorta non la toglie l'organismo politico o partitico: non credo sia spendibile come argomento”.

 

Non sono bastati gli anni passati e il mancato ritiro della querela per far cambiare idea a Saviano: “Certo – ha risposto a chi gli chiedeva se avesse intenzione di fare un passo indietro – riutilizzerei l’espressione ‘ministro della Mala Vita’ che è di Gaetano Salvemini. Io ritengo di avere tutto il diritto di utilizzare il paradigma di Salvemini per criticare Matteo Salvini. È stata una giornata importante perché finalmente Matteo Salvini, dopo anni, è venuto a rendere testimonianza. Mi ha sconvolto perché non si ricordava, ometteva: ha balbettato qualcosa sulla scorta dicendo che per lui era una valutazione politica – ha aggiunto lo scrittore –. La retorica sta chiaramente cadendo, continuare a dire: 'sotto il mio governo ci sono gli arresti' che ci sono stati sotto tutti i governi. La cosa assurda è che e' emersa la figura di un politico che fa e dice cose senza pensarci”.

 

Prima del nuovo scontro, Salvini ha risposto alle domande del giudice: “All’epoca ero ministro dell’Interno da appena venti giorni quando lo staff della comunicazione del Viminale mi segnalò alcuni post. Essendo Roberto Saviano un personaggio molto noto, le sue esternazioni furono condivise da milioni di persone. Era il mio primo periodo al Viminale – ha aggiunto – e una delle priorità era la lotta alla criminalità. Per me quella non era una citazione letteraria, era un’offesa”.

 

Nell’aula 27 del tribunale di Roma, in solidarietà Saviano c’erano anche gli scrittori Chiara Valerio e Nicola Lagioia. La prossima udienza è prevista per il prossimo 17 novembre.

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