Una mostra itinerante sugli Scavi di Pompei è stata inserita tra le dieci più belle al mondo dal 'Times'. E anche il numero di visitatori dell'area archeologica nei primi due mesi del 2008 è incoraggiante. Nonostante tutto. Nonostante l'emergenza rifiuti e i problemi cronici, dalle proteste dei venditori ambulanti a quelle dei custodi. Per non parlare dei direttori amministrativi, discusso snodo della riforma che ha fatto di Pompei una soprintendenza autonoma e imposto un manager di nomina ministeriale. Immensi tesori archeologici finiscono in pasto a piccoli giochi politici. L'ultima nomina del manager, per esempio, è descritta negli atti di un'inchiesta della Procura di Napoli.
Le persone intercettate ne parlano come una mossa che serviva a "galvanizzare gli amici" in vista delle primarie del Pd. Così Donato Mosella, deputato della Margherita, a fine settembre si affretta a comunicare la notizia non appena il ministro Rutelli, di cui è stato capo della segreteria politica, firma il provvedimento. Al telefono con Mosella, appena ricandidato dal Pd alla Camera, c'era Roberto Conte, il consigliere regionale campano arrestato nei giorni scorsi per corruzione, che aveva sponsorizzato per settimane il nome di Antonio De Simone, archeologo ma senza esperienze amministrative. Non è solo una questione di politica e di poltrone da spartire, in ballo secondo gli investigatori ci sono grandi interessi. A chiedere a Conte la poltrona di manager per De Simone era stato Antonio Buglione, uno che sposta molti voti. Imprenditori assopigliatutto nel campo della sicurezza privata, assolti cinque anni fa dall'accusa di camorra, due dei tre fratelli Buglione sono finiti agli arresti domiciliari con Conte nell'ultima indagine sul consiglio regionale campano. Buglione chiedeva il posto da direttore amministrativo per quel suo "amicone, persona per bene". "Non c'è da stare tranquilli", dichiara a 'L'espresso' Pietro Giovanni Guzzo, da 13 anni soprintendente di Pompei: "Non mi sembra nemmeno una bella cosa che certe persone avessero, direttamente o indirettamente, udienza ministeriale su questi temi delicati".
Il professore sostenuto da Conte e Buglione però non ha conquistato l'ufficio: la Corte dei conti ha bocciato la nomina decisa da Rutelli, ritenendo che prima andasse completata la riforma della struttura e la ridefinizione del ruolo del manager.
Anche questa figura, a leggere le cronache pompeiane, più che aumentare la managerialità della gestione sembra essersi trasformata in uno strumento di controllo politico. Nel segno dello spoil system. L'ultimo a ricoprire la carica era stato Luigi Crimaco, messo lì dall'allora viceministro di Forza Italia Antonio Martusciello. Il precedente incarico prima di arrivare al vertice del giacimento archeologico più grande del mondo? La direzione del museo di Mondragone (Caserta), terra dell'ex ministro Mario Landolfi (An). Crimaco entra subito in rotta di collisione con il soprintendente Guzzo. Lo scontro arriva a fine 2006, quando il manager vuole assegnare senza gara un incarico ricco e importante: l'apertura al pubblico di dieci siti appena restaurati, un contratto che vale 40 assunzioni. Guzzo pretende una gara di appalto e presenta le dimissioni, poi ritirate, bloccando l'operazione. "Pompei è stato un grande serbatoio clientelare e il risultato è sotto gli occhi di tutti", dice Marco Di Lello, fino a tre settimane fa assessore regionale alla Cultura.
Intorno alla città romana sono nate delle vere lobby. Gli ambulanti hanno fermato per anni la ristrutturazioni dei piazzali finanziata dalla Ue. Per non parlare dei custodi. "A Pompei comandano loro da sempre", taglia corto Luigi Necco, l'ex giornalista Rai e commissario all'Azienda per il turismo fino al dicembre 2006: "Nel recente passato furti e danneggiamenti sono coincisi con periodi di dissidi di natura sindacale. Lì, l'anarchia ha fatto sempre comodo".