Seduto su una spiaggia, con gli occhi umidicci di un ventenne innamorato dal volto angelico, Jude distoglie lo sguardo dal mare e si mette a cantare 'Oh Girl': "Is there anybody going to listen to my story, all about the girl who came to stay?", si domanda, la voce rotta dall'emozione. Bastano due minuti e in sala c'è chi manifesta di essere più che felice di ascoltare la storia di questo Jude, ma c'è anche chi inizia già ad agitarsi sulla poltrona: no, una love story fondata sulle canzoni dei Beatles, magari sugli anni melensi di 'I want to hold your hand' e di 'Hold me tight'? Ma subito dopo ecco che sullo schermo si susseguono immagini e flash di una realtà più diretta: le marce contro la guerra, Lyndon Johnson, Martin Luther King, il Ku Klux Klan, poliziotti che manganellano gli studenti, i bombardamenti, i 'love-ins', i trip spirituali e quelli alimentati da acidi e funghi...
'Across the Universe' è una storia d'amore: Jude, un portuale di Liverpool interpretato da un molto promettente attore britannico che si chiama Jim Sturgess, parte alla volta dell'America e si imbatte in - notare i nomi - Lucy, nel film Evan Rachel Wood, una liceale molto perbene e innocente che col passare degli anni, come usava dire un tempo, prende coscienza e diventa una rivoluzionaria. Ma il film è soprattutto il ritratto di un'epoca, degli anni tra il '62 e il '69 in cui il mondo subì una trasformazione radicale dei suoi valori. E quattro poeti di Liverpool composero 200 canzoni che sono diventate un po' la colonna musicale di accompagnamento a quei giorni in cui, ci ricordavano, "there is nothing you can do that can't be done", non c'è niente che puoi fare che non può essere fatto. "Ho fatto in modo che le parole delle canzoni raccontassero la storia e dessero le varie emozioni ai personaggi", spiega Julie Taymor, la regista, che ha avuto accesso al catalogo completo dei Beatles e ha potuto contare sin dall'inizio sulla collaborazione del coreografo Daniel Ezralow.
Dal cinema (con 'Titus' e poi con 'Frida') al teatro (portando a Broadway 'The Lion King') Julie Taymor si è costruita una reputazione di regista estremamente originale, innovativa e dotata di una immaginazione visiva che non finisce mai di sorprendere. Il suo nuovo film, che verrà presentato in anteprima in Italia alla Festa di Roma e sarà nelle sale a fine novembre, è un altro passo lungo questa traiettoria creativa: 33 canzoni che fanno da traino a una storia molto sensoriale, un tuffo nel passato segnato dal beat e soprattutto dalle parole dei Beatles, che nella bocca dei protagonisti del film acquistano toni e interpretazioni imprevedibili.
Quando Max, il fratello di Lucy, si presenta all'ufficio di leva sperando di evitare di essere spedito in guerra, Zio Sam prende vita dentro un poster e col dito puntato gli canta 'I Want you' sinché, ecco, la stessa canzone improvvisamente fa da sfondo a un balletto surrealistico di soldati tutti uguali e senza volto e poi a una danza molto erotica tra due cantanti, Sadie e Jo-Jo, in un appartamento del Village: lei che con quella sua voce roca e aggressiva stile Janis Joplin rappresenta il periodo più arrabbiato dei Beatles e lui che sembra invece Jimi Hendrix, un riconoscimento all'influenza del Rythm & Blues sulla band britannica.
'Happiness is a warm gun' accompagna Max tornato a casa e adesso in ospedale, che si fa curare da cinque infermiere (che sono poi cinque ripetizioni di Salma Hayek): la canzone continua mentre sogna una dose di morfina e vive un flashback nelle risaie ricoperte di sangue e di napalm del Vietnam. Ci sono anche poliziotti che non accettano il cambiamento e che picchiano i manifestanti cantando 'Nothing is gonna change my world', e Jude che entra in un covo di radicali armati e comunica la sua confusione annunciando, sulle note di 'Revolution', che "se parlate di distruzione dovete contarmi fuori. O dentro. O fuori".
Ed ecco poi Bono nella parte del Dottor Roberts, un guru con baffoni comici ispirato a Ken Kesey e Allen Ginsberg che usa 'I'm the Walrus' per invitare tutti a salire a bordo del suo molto psichedelico bus, destinazione West Coast. "Un film creativamente geniale", sostiene il leader degli U2, che assieme a The Edge sta componendo le canzoni per il prossimo spettacolo della Taymor, un musical tratto da 'Spider-Man'. E aggiunge: "La cosa più bella è che, nonostante la mia presenza, è piaciuto persino a mia figlia".
È stato pensando a loro, ai giovani del nuovo Millennio, che la Taymor ha concepito 'Across the Universe'. E ha voluto proprio quel titolo per simboleggiare l'universalità dei Beatles e delle loro canzoni. Che hanno superato prima la barriera degli oceani e delle lingue e, adesso, anche quella del tempo. "Vedranno una generazione cresciuta credendo che tutto sarebbe stato possibile e che quando si è trovata di fronte una guerra non ha continuato a occuparsi di frivolezze, ma è scesa in piazza a protestare", spiega la regista: "Certo, oggi invece delle piazze si usano il computer e i blog, ma non è solo questione di mezzi: anche l'energia è ben diversa".
Il risultato ha diviso la critica. Per un 'Daily Variety', il quotidiano dell'entertainment, che ha paragonato la Taymor a Orson Welles per la sua immaginazione visiva, c'è un 'Boston Globe' che vede nel film "una combinazione di eccesso e di cattivo gusto" e un 'Newsweek' che definisce il film un "musical insulso".
Alla Taymor sta bene così: "Meglio questo che sentirti dire che il tuo film è 'carino'", spiega: "E comunque, quando rompi le regole e quando vai a toccare un mostro sacro come i Beatles, ci sarà sempre qualcuno che si arrabbierà". Solo una critica non accetta: quella di avere montato un'altra operazione nostalgia, un altro viaggio all'indietro ai favolosi, indimenticabili, irripetibili anni Sessanta. "Trovo curioso che quando parli degli anni '50, o dei '70, nessuno tira mai fuori la nostalgia", aggiunge la Taymor, che ha voluto chiudere il suo film con Lucy e Jude che cantano 'All you need is love' sul tetto di un palazzo, come nel mitico ultimo concerto alla Apple Records. "La nostalgia non c'entra niente, il mio intento è un altro: il mio film è un omaggio a un tempo in cui l'unico limite che avevamo era il cielo. E in cui una band di Liverpool aveva saputo incapsulare nella sua musica un incredibile turbinio di fatti e di emozioni".