Cultura
18 giugno, 2007

Dà del tu ai potenti e spesso li striglia. Ma anche la voce più etica del mondo ha qualche zona d'ombra

Ma è Bono o cattivo?

Ormai pare un inviato delle Iene o di Striscia: a ogni G8 tra premier e presidenti spunta anche lui dietro i celebri occhialoni da sole, a prenderli per le orecchie. Su, da bravo, prometti a tutto il mondo che tirerai fuori la grana per l'Africa: fai giurin giurello davanti alle telecamere, guarda che poi torno e ti sbugiardo, eh?

Pacche sulle spalle, strette di mano, foto ricordo coi grandi (vabbè, quelli lì) della terra e l'implacabile esattore umanitario Bono risale sul suo jet, soddisfatto di aver svolto il suo ruolo di Grillo Cantante, voce (e che voce) della coscienza della politica mondiale, ma non delle solite risposte ottenute ("Sessanta miliardi? Sì, ma quando e come? Impegni vaghi, un documento incomprensibile. Pensano che non sappiamo leggere o contare?").

Forse il leader degli U2, quando si scelse il nome d'arte Bono Vox ispirandosi all'insegna di un negozio di cornetti acustici nella sua Dublino, sentiva già che nel destino aveva anche la predica ai sordi. A Heligeindamm, sede dell'ultimo vertice tra i potenti del pianeta, la 47enne rockstar irlandese in missione per conto di Dio ha svergognato e tapirato Prodi, come aveva già fatto col predecessore Berlusconi, ricordando che l'Italia è in forte arretrato coi versamenti per il Terzo Mondo. Figuretta meschina. E il presidente del Consiglio italiano, inchiodato in mondovisione, ha dovuto promettere di saldare la bolletta di 260 milioni e di stanziare altri 4 miliardi per i prossimi dieci anni per la lotta all'Aids, alla Tbc e alla malaria.

Ma la domanda è: il capitalista Paul David Hewson, meglio noto col nome d'arte Bono, può permettersi di scagliare la prima pietra (e pure la seconda, la terza e un altro centinaio negli ultimi dieci anni)? È credibile, nei panni del samaritano, un magnate del rock dal tenore di vita sfarzoso? Quanto può parlarti di bambini africani uno che, nella riunione condominiale al San Remo Building di Manhattan, ha chiesto ai coinquilini Steven Spielberg e Demi Moore di piantarla di accendere il camino, perché i suoi quattro figli tossiscono nell'attico da 15 milioni di dollari?

A Pitti Uomo lo aspettano martedì 19 per presentare la linea d'abbigliamento Edun, creata con la moglie Ali, che produce capi equi e solidali nel Sud del mondo rispettando i diritti dei lavoratori ("Gli africani vogliono iniziative, non carità", dice lui). E anche questa iniziativa, qualche polemica l'ha suscitata

Certo il signor Bono, cavaliere dell'Impero britannico, non è un mostro di coerenza. Qualche scheletrino nella chitarra ce l'ha. Due su tutti. Primo: l'aver trasferito in Olanda la società-cassaforte della sua rock band, la U2 Ltd valutata 700 milioni di euro, per sfuggire al fisco di quel governo irlandese che, dal palco, Bono accusa pubblicamente di aver ridotto gli aiuti ai Paesi sottosviluppati dallo 0,7 allo 0,5 per cento del Pil. Siccome è cambiata la legge irlandese, introducendo un prelievo dei 42 per cento sulle royalties degli artisti più ricchi, i quattro U2 l'anno scorso hanno spostato il malloppo ad Amsterdam, come i Rolling Stones 35 anni fa. "Mi spiace che non contribuiscano come gli altri irlandesi. Quei soldi andavano anche a fondi umanitari", stigmatizzò il portavoce delle Finanze. "Il nostro business è complesso. E chi non vorrebbe schivare le tasse?", rispose the Edge, leggendario chitarrista del gruppo che ha venduto 170 milioni di dischi e incassa 100 milioni di dollari all'anno.

Secondo peccato, più recente: aver messo in commercio un videogioco bellico, 'Mercenaries 2 World in Flame', in cui mercenari mandati dagli Usa devono riportare l'ordine in Venezuela, riprendendo il controllo delle risorse petrolifere e destituendo il dittatore folle e sanguinario, pronto ad attaccare Washington. Probabilmente Bono, che nei videogame ha investito 300 milioni di dollari, neanche era informato di questa trovata della Pandemic, società appartenente alla Elevation, il fondo californiano di private equity di cui Bono è socio con altri cinque finanzieri.

Però se ne sono accorti, eccome, in Venezuela, compreso il presidente anti-Bush, Hugo Chávez: iniziative parlamentari, proteste, petizioni, appelli, mail, polemiche. La Elevation, dal titolo di una canzone, ha acquisito il 25 per cento della Palm, colosso dell'high tech, per 325 milioni, e s'è comprato anche il 40 per cento del gruppo editoriale Forbes, che pubblica la bibbia del capitalismo mondiale, per 250-300 altri milioni di dollari, destando altro scandalo: insomma, protestano i suoi detrattori, questo Bono vuol fare il guru o il tycoon?

Succede a chi fa la morale al prossimo, come Bono: non gli si perdonano cadute di stile, svarioni, gaffe. Al primo passo falso parte la contraerea a colpi di 'senti chi parla', 'da che pulpito' e 'predica bene ma razzola male'. A chi ha tutto, non si concede buonafede. Come gli ha anche scritto contro un economista del 'Sunday Times': "Zitto e canta".



Ma davvero, per non essere guardato con sospetto, Bono dovrebbe prima spogliarsi di tutti i suoi beni materiali e cantare 'One' ai semafori col cappello in mano? Gli idealisti del rock vorrebbero da sempre che i loro idoli dormissero nelle discariche. "Ma noi non abbiamo mai detto che gli U2 sono indifferenti all'aspetto economico", si è difeso Bono. Però l'impegno, per i più integralisti, mai dovrebbe scendere a compromessi. Figuriamoci farsi fotografare con George W. Bush. In Irlanda si sono sentiti traditi: anche per quel complesso di inferiorità chiamato 'begrudgery', che punta a far fuori chi sembra montarsi la testa. "Gli U2 hanno fatto un patto faustiano col mercato che li ha resi prigionieri del successo", ha sostenuto il critico musicale dell''Irish Times', primo biografo della band, John Waters. "È nauseante che Bono incontri quei politici: perde credibilità la sua posizione contro la guerra in Iraq", ha detto lo scrittore e autore teatrale irlandese Peter Sheridan.

Bono non è persona umile. Ma è meglio una popstar che se ne sta a prendere il sole sullo yacht o una che va in Africa con il segretario del Tesoro statunitense Paul O' Neill a fondare la Data (Debts, Aids, Trade in Africa)? In realtà il sospetto che qualcuno coi Live Aid ci abbia marciato non è campato in aria. Allora santo subito no, e nemmeno Nobel per la pace. Però, piuttosto che niente, meglio piuttosto.

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