L'arrivo su larga scala del colore negli Stati Uniti, all'inizio degli anni Cinquanta, è una felice e piuttosto rapida invasione: nel 1951 iniziano le trasmissioni televisive, nel 1954 una buona metà dei film americani sono già a colori e all'inizio degli anni Sessanta National Geographic è la prima rivista a lasciarsi alle spalle, fino all'ultima pagina, il bianco e nero.
La fotografia a colori, tra giornali e pubblicità, è ovunque, è la nuova pelle variopinta della cultura di massa. Proprio questa diffusione pervasiva e popolare sembra render difficile lo sdoganamento del nuovo mezzo nel mondo della Fine Art Photography, quella che trova spazio nella carta stampata ma frequenta soprattutto gallerie e musei, luoghi dove il bianco e nero è sempre misura del valore e cifra dello stile. La fotografia a colori vive dunque tra il 1950 e il 1970 un periodo prolifico e incerto, un limbo di alta sperimentazione e storici risultati, opera di un numero ristretto di artisti che decidono di sfidare establishment e tradizione e di percorrere la strada offerta dalla nuova tecnologia.
La mostra Beyond Color: Color in American Photography, 1950-1970, curata dalla galleria Bruce Silverstein di New York ritorna a questo importante periodo e documenta l'incontro tra arte e colore presentando, per la prima volta insieme, il lavoro di una discreta rappresentanza della prima generazione di fotografi che hanno sperimentato e approfondito l'uso della nuova pellicola: Harry Callahan, Marie Cosindas, Arthur Seigel, Harry Callahan, Eliot Porter, Saul Leiter, Marvin E. Newman, Pete Turner, Ruth Orkin e Ernst Haas. La mostra ha anche il pregio di esporre alcuni lavori mai apparsi in galleria del primo componente femminile dell'agenzia Magnum, Inge Morath, e presentare una slide speciale di immagini a colori di Garry Winogrand mai stampate dall'artista.
Negli ultimi 40 anni i lavori a colori realizzati da questi fotografi nel corso del ventennio formativo preso in esame dalla mostra hanno ricevuto scarsa attenzione. Nonostante alcuni passaggi al Museum of Modern Art di New York - Porter già nel '43, Haas e Cosindas negli anni Sessanta - l'analisi critica sulla fotografia d'arte a colori prende veramente avvio dopo un'altra mostra al MoMA, Fotografie di William Eggleston, esibizione storica curata nel 1976 da John Szarkowski, che apre solennemente la grande stagione della fotografia a colori, a beneficio delle produzioni degli anni Settanta e Ottanta e lasciando nell'ombra i primi sperimentatori.
La mostra del '76 si concentra soprattutto sui contenuti concettuali della fotografia a colori e meno sulla forma o sul colore in sé: le foto di Eggleston e il saggio di Szarkowski fanno ancora scuola. Ma adesso, a una certa distanza temporale e critica dalla novità del colore, la cui posizione nel mondo dell'arte non è più in discussione, la mostra della Bruce Silverstein riporta giustamente alla nostra attenzione i lavori prodotti negli Stati Uniti prima del consenso istituzionale al nuovo mezzo, inserendo a pieno titolo nella prospettiva storica della fotografia il contributo essenziale dei primi sperimentatori.
Beyond Color: Color in American Photography, 1950-1970
Bruce Silverstein Gallery, New York, 16 settembre- 23 ottobre 2010