Una mostra itinerante per raccontare in dieci tappe cosa succede ai migranti che sfidano i confini e il destino. Dall’Italia a Bruxelles il progetto fotografico di Alessandro Penso per capire cosa c’è dietro al rischio di chi parte e rimane incastrato nei porti della Grecia


Le foto crude, una mappa di dieci città da Patrasso a Bruxelles e le storie di chi cerca accoglienza in Europa con il sogno di poter vivere in condizioni migliori.
L’idea è del fotografo Alessandro Penso che per cinque anni ha inseguito i tentativi ripetuti, pericolosi e disperati di giovani uomini in attesa di partire dalla Grecia.
Quelle immagini sono diventate una mostra itinerante: “The Europen Dream – Road to Bruxelles”.
Un viaggio a bordo di un tir, come i tanti che trasportano clandestinamente migliaia di profughi.
Il progetto, realizzato in collaborazione con il Festival internazionale di Fotografia Cortona On The Move e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati per mostrare a migliaia di cittadini europei il calvario dei richiedenti asilo.

Per far capire cosa c’è dietro al rischio di chi parte dall’altra parte del mondo, far conoscere le leggi europee in materia e abbattere il muro di pregiudizio.

«Centinaia, migliaia. Nascosti nelle aree industriali abbandonate che circondano il porto di Patrasso, nella vecchia stazione in disuso nel centro di Corinto, nei “buchi urbani” che punteggiano il paesaggio di Atene ferita dalla crisi. Sono i ragazzi, alcuni giovanissimi, che ho seguito in questo lavoro. Arrivano dopo viaggi disperati dalle guerre che negli ultimi anni hanno martoriato i loro paesi» spiega l’autore Alessandro Penso.
Volti, oggetti, scene di vita di un gruppo di giovani migranti da anni bloccati in Grecia a causa dei regolamenti miopi che respingono anche chi avrebbe bisogno di protezione.
Le storie sono migliaia e si assomigliano tutte.

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Ai confini di quella fortezza Europa che appare come un miraggio. Iraniani, afghani, curdi, pachistani o più raramente somali ed eritrei.
Da soli o inquadrati dagli schiavisti puntano sulla rotta orientale, per evitare i deserti africani e la navigazione verso Lampedusa.
Si imbarcano in Grecia sui traghetti, cercando di passare inosservati, nascosti tra le ruote dei Tir o in mezzo al carico.
Arrivano allo stremo delle loro forze e spesso vengono rispediti indietro.
Sono come fantasmi, che non compaiono nei registri degli uffici immigrazione. Soli, disperati, spesso vittime dei clan che gestiscono la tratta degli umani: hanno attraversato deserti e mari per arrivare in Italia, la porta della civile Europa.
E vengono cacciati, senza nemmeno ascoltare le loro ragioni.
Senza neppure provare a verificare se scappano da guerre, dittature, persecuzioni religiose.

Ecco i “Fantasmi dell’Adriatico” raccontato dall’Espresso con il reportage di Alessandro Penso.





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