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Cultura
gennaio, 2011

Gay e moda: abbasso le etichette

Lustrini e provocazioni glam rock appartengono al passato. Ora l'imperativo è lo stile al di sopra delle parti. Intervista alla vigilia delle sfilate milanesi ad Aaron Hicklin, direttore della rivista Out

Mentre a Milano si apre la maratona della moda maschile per l'autunno-inverno 2011-12 Aaron Hicklin, giornalista di frontiera e direttore di "Out" la più autorevole rivista gay a livello internazionale, fa il punto sulle tendenze per il prossimo inverno e definisce il nuovo legame fra moda e identità sessuale, oltre i clichés e gli steccati.

C'era una volta la moda gay, quella un po' ambigua e molto eclatante che una ventina di anni fa mandava in visibilio i fan di Boy George, Elton John, Freddie Mercury e Renato Zero. Uno stile fatto di glam rock, lustrini e provocazione che inneggiava a una divisa dell'erotismo liberato e che, aldilà degli slogan, raccontava la dignità e l'orgoglio dei "diversi" pronti a marciare per le strade in nome dei loro diritti. Oggi sembra quasi una favola per bigotti creduloni ancorati all'idea un po' trita della "lobby rosa" almeno secondo Aaron Hicklin, impegnato reporter di guerra ma anche acuto osservatore dell'evoluzione del costume, dalla tribuna di "Out", la rivista gay che dirige dal 2006.

Lui non ha dubbi :"La moda attuale è al di sopra delle parti perchè oggi gli uomini gay e quelli eterosessuali ascoltano la stessa musica, vanno negli stessi ristoranti, frequentano gli stessi club magari per motivi diversi e poi vogliono le stesse cose: una relazione stabile e una famiglia con dei bambini. Perché allora il loro look dovrebbe essere diverso?". Senza contare che, nell'epoca digitale e dei social network, da Facebook in poi, è l'individuo con i suoi umori e i suoi gusti a esprimersi e a stare sotto i riflettori, dettando legge in fatto di tendenze anche nella moda.

Sì ma in fondo la moda, almeno quella delle passerelle, conserva ancora la sua carica trasgressiva...
Beh, sicuramente sì. Se lei pensa che il 90% degli stilisti che orientano la moda è gay può trarre delle conclusioni immediate. Forse è per questo che il ruolo della moda continua a essere quello di infrangere i tabù. Penso ad Alexander McQueen, a Jean Paul Gaultier ma anche a personalità come Marc Jacobs e Christopher Bailey (direttore creativo di Burberry, ndr) che in vari modi manifestano una certa sensibilità ai temi di punta della comunità gay pur sottraendosi a qualunque etichetta o banalizzazione. Inoltre la nostra rivista, che si occupa delle idee e dello stile di vita dei membri della sempre più vasta scena gay, ospita le pagine pubblicitarie di una serie di marchi del lusso che qualche anno fa erano più riluttanti a comparire su una rivista come la nostra. Detto questo secondo me parlare di un'estetica gay oggi non ha molto senso. Preferirei piuttosto parlare di come certi stilisti, anch'essi gay, hanno cambiato radicalmente l'approccio alla moda degli uomini "etero".

Può spiegarsi meglio?
Vede, in America, a differenza che in Europa, lo shopping di abbigliamento maschile prima era basato sulla valutazione del prezzo più che della qualità. Oggi gli uomini degli States, indipendentemente dai gusti sessuali, fanno tutti le stesse scelte: hanno imparato a capire e ad apprezzare la bellezza dei materiali e la ricercatezza del taglio e sono diventati più consapevoli del proprio corpo a cui si dedicano in palestra e praticando molti sport. Gli artefici di questa svolta sono due stilisti dichiaratamente gay: Thom Browne e Tom Ford (che nel nuovo numero di Out compare in copertina mentre bacia il suo compagno Richard Buckley, ndr). Entrambi hanno ridisegnato le proporzioni della silhouette maschile introducendo significative innovazioni e una sensualità che evocano una virilità ritrovata, tipica di un uomo d'altri tempi. Un gentleman seducente che sa come sorseggiare un cocktail Martini, fiero e maturo, con un fisico atletico e asciutto, non anoressico.

Ha in mente dei modelli in particolare?
Jon Hamm, il Don Draper di "Mad men" mi sembra estremamente emblematico di questa tendenza accanto a un'icona intramontabile come Cary Grant, che a mio avviso pur essendo molto trasversale, è entrato definitivamente a far parte dell'immaginario gay.

Esistono ancora le icone gay?
Certo e sono sempre esistite soprattutto nel gotha di Hollywood. Pensi a James Dean e al suo look da ribelle, copiatissimo e venerato da intere generazioni, ma anche a Andy Warhol e a George Michael e al suo modo di ammiccare. In realtà oggi la moda sta sdoganando un'estetica fluida, corrispondente alla sessualità della nostra epoca. E' ambientata in un mondo che annulla i confini fra i sessi o "transgender". In questo senso anche modelli top come Andrej Pejic che ha già calcato le passerelle più ambite come quelle di Raf Simons e di Jean Paul Gaultier, fanno scuola.

Parlando di tendenze quale crede che sarà il mood dominante per l'inverno 2011 -12?
Personalmente credo molto nella rimonta del classico più chic che pur riabilitando i canoni di un'eleganza d'altri tempi si rivela innovativo e anche un po' estroso. Saranno ancora in auge i completi di lana a quadri effetto Tartan-Phillip Lim e Tom Ford ne hanno fatti di bellissimi-ma anche cappotti militari come quelli di Burberry Prorsum che ho amato molto accanto ai pullover avvolgenti e confortevoli in maglia grossa, alle borse "tote" di Bottega Veneta e agli stivali in pelle pregiata da equitazione. Credo che Robert Geller e Paul Helbers (responsabile del menswear di Louis Vuitton sotto la direzione artistica di Marc Jacobs, ndr) siano fra gli interpreti più rappresentativi e talentuosi di questo filone. Amo molto anche le sperimentazioni di materiali insoliti sviluppate da Italo Zucchelli per l'uomo di Calvin Klein. Credo che assisteremo a un recupero di volumi generosi e di cappelli grandi, i pantaloni saranno più svasati e gli stilisti punteranno sempre di più sulla preziosità rarefatta del cachemire e dei soprabiti in loden.

Proviamo a stilare un decalogo delle tendenze che vorrebbe fossero bandite dal guardaroba maschile.
Detesto le spalline, i pantaloni di foggia militare con i tasconi laterali, i ragazzi dai fisici filiformi, le tute, il nero assoluto. Abbiamo bisogno di più colore per animare i nostri armadi, non crede?

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