Adesso che forme del linguaggio giovanile come gli acronimi OMG - "Oh my God"- e LOL - "laughing out loud", ossia morire dal ridere - sono entrate ufficialmente a far parte del prestigioso Oxford English Dictionary, Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica all'Università di Roma Tor Vergata, può dirsi molto soddisfatta. Perché la notizia del clamoroso riconoscimento è arrivata a marzo scorso, proprio nel bel mezzo del ciclo di convegni intitolato "Scritture brevi" che Chiusaroli, con il patrocinio della Società geografica italiana, ha organizzato con il collega di Ingegneria Informatica Fabio Massimo Zanzotto a Tor Vergata a febbraio, aprile e maggio. Incontri-workshop affollati di studiosi e studenti, massmediologi e web-maniaci, in cui è stato sancito un punto fondamentale: la pratica delle abbreviazioni, così potentemente presente nel gergo giovanile, è stata sempre utilizzata nella storia delle scritture.
Eppure è ancora molto criticata e ostracizzata, professoressa: tanti si scandalizzano a veder scritto "ke" al posto di "che".
"Sì, c'è la tendenza a considerare le abbreviazioni come un fenomeno volgare, che danneggia e sciupa la lingua".
Invece?
"E invece i ragazzi, che hanno pochi soldi e molta fantasia, nella comunicazione vogliono essere chiari e brevi, senza sprechi. È la tendenza all'economia che guida le loro scelte come le loro invenzioni: se il numero massimo di caratteri per comporre un sms è 160, stanno bene attenti a non aggiungere neanche una sillaba per non pagare il doppio. E non amano neanche il T9, il dizionario predittivo che dalla prima lettera completa la parola, perchè è lungo e costoso. Inventano sigle più brevi, invece. E così si pongono in modo attivo e consapevole verso la lingua, che scompongono e rimontano a loro piacimento. E a piacimento dell'OED, a quanto pare. Ma non sono scelte arbitrarie: i ragazzi sfruttano principi linguistici ben radicati nella storia".
Quali sono gli antenati illustri delle attuali scritture brevi degli sms?
"L'epigrafia classica è piena di abbreviazioni. AD, anno Domini, o SPQR, Senatus populusque romanus sui monumenti e iscrizioni corrispondono all'odierno TVB - ti voglio bene, che ha ormai quasi sostituito il "ciao". Sin dall'antichità il mezzo scrittorio ha molto condizionato la stesura: l'incisione su tavoletta, ad esempio, era faticosa, e lo spazio contenuto. Anche lo scriba medioevale doveva risparmiare la pergamena. I ragazzi di oggi, quindi, non usano modalità schizofreniche ma aderiscono alla logica di sempre: quella di abbreviare. L'uomo economizza la lingua da sempre e la lingua stessa tende ad economizzarsi dall'interno: l'inglese corrente, ad esempio, nella pronuncia ha parole molto più corte che in passato".
La scrittura brece usa molto anche i disegnini, gli amatissimi "smile"...
"Sono gli odierni pittogrammi, i primissimi disegni di cui c'è traccia fin dall'antichità. Un faccino sorridente serve ad aggiungere un riflesso emotivo a ciò che dico: uno smile è un sì, ma trasmette molto di più della grafia "sì". Non dimentichiano che le scritture brevi servono anche a giocare, i giovani vogliono essere creativi senza seguire regole e norme."
È vero, come sostengono gli studi, che la chiocciola è in declino e la e-mail non più così amata dai giovanissimi?
"Sì, la giudicano giurassica e antiquata. La vedono proprio come è stata vista la lettera di carta dieci anni fa, quando è arrivata la posta elettronica. Perchè l'e-mail ha regole precise che non gradiscono: a loro non piace specificare l'oggetto all'inizio, né dilungarsi in formule introduttive o di saluto. Se ne sono accorte le aziende, che hanno imparato a migliorare la comunicazione usando le modalità dei social network e stanno già realizzando nuovi tipi di mail che vanno dritto al sodo. Che economizzano, insomma".
Qual è oggi il tipo di comunicazione scritta più popolare tra i ragazzi, la più chiara e veloce?
"La scrittura via chat, perchè si avvicina di più alla lingua parlata. Quelli che chattano è come se parlassero, hanno a disposizione uno spazio piccolo, si sbrigano....".