La bicicletta è un ingrediente essenziale dell'identità italiana. Lo storico inglese John Foot, in "Pedalare, pedalare!" (Rizzoli), racconta i miti del ciclismo, da Girardengo a Coppi e Bartali, fino a Pantani. Campioni spesso provenienti da condizioni sociali svantaggiate, che hanno saputo farsi interpreti della voglia di riscatto del Paese. Attraverso le loro avventure, Foot ripercorre la storia di questo sport e, in filigrana, dell'Italia. Al carattere magico della bici, quello capace di incantare ed entusiasmare sempre più appassionati delle due ruote, è dedicato "The Bicycle Book" di Bella Bathurst (Harper Collins), in cui la giornalista londinese racconta le migliori storie e le più stravaganti incarnazioni del ciclismo, passato e presente.

E la tanto amata due ruote può trasformarsi anche in uno strumento di felicità, o almeno della sua ricerca. Robert Penn, che pedalando ha fatto anche il giro del mondo, in "Ciò che conta è la bicicletta" (Ponte alle Grazie) racconta un appassionante viaggio, dalla California a Milano, da Portland a Coventry, per la progettazione e la costruzione della bici dei sogni. E già che c'è, pezzo dopo pezzo, coglie l'occasione per esplorarne la cultura, la scienza e la storia e narrare come ha cambiato il corso delle vicende umane. Un altro ciclo-itinerario alla ricerca della felicità è quello raccontato in "Prendo la bici e vado in Australia" (Ediciclo), di Francesco Gusmeri, trentaseienne partito da Brescia per realizzare la sua aspirazione. Alla fine, l'autore scopre che al traguardo non c'è la felicità così come l'aveva sperata, ma la voglia di tornare a casa per poi partire di nuovo, in sella alla sua due ruote. V. U.

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